La tesi tratta, sotto differenti profili, del mutamento di mansioni nel rapporto di lavoro. Il Capitolo I si concentra sulla questione dell’oggetto del contratto e, in particolare, dell’oggetto del contratto di lavoro, nell’ottica di ricostruire, a partire dalle basi, il senso e le fondamenta della disciplina del mutamento di mansioni. Il Capitolo II è inteso a cogliere le caratteristiche dello ius variandi, prima nel diritto dei contratti e poi con riferimento al contratto di lavoro. Il Capitolo è dedicato alla delimitazione dell’area dello ius variandi, attraverso la distinzione di questo dal potere direttivo del datore di lavoro e dalla novazione oggettiva del contratto. Nell’ambito di questo capitolo è riservato uno spazio di ricerca alla regolazione dello ius variandi e, in genere, delle modificazioni del contratto di lavoro in altri ordinamenti europei. Il Capitolo III è diviso in due sezioni. La sezione I ha ad oggetto lo studio della funzione e dell’evoluzione della norma che regola il mutamento di mansioni nell’ordinamento italiano. L’art. 2103 c.c. è analizzato nella sua formulazione originaria, nelle vicende che hanno portato alla modifica del 1970 ad opera dello Statuto dei Lavoratori e anche con riferimento ad alcune delle questioni giuridiche sorte successivamente. La sezione II tratta del mutamento di mansioni del lavoratore alla luce delle norme ora vigenti. Sono oggetto di analisi lo ius variandi orizzontale, nel passaggio dalla nozione di equivalenza sostanziale all’introduzione dei limiti vigenti, le ipotesi di ius variandi verticale ammesse dalla legge e dalla contrattazione collettiva, le condizioni di legittimità per la stipula di un accordo di modifica delle mansioni, i limiti all’adibizione del lavoratore a mansioni superiori, nonché la previsione in materia di obbligo formativo. Nell’ambito dello studio delle norme che regolano le ipotesi menzionate, particolare attenzione è riservata all’identificazione di eventuali indicazioni sistematiche che consentano di individuare, nella norma sullo ius variandi orizzontale di cui all’art. 2103, comma 1, c.c., la regolazione di un potere unilaterale attribuito al datore di lavoro. Sono inoltre oggetto di attenzione le altre ipotesi legali di adibizione a mansioni inferiori, al fine di confrontarle con le previsioni dell’art. 2103 c.c., di ricercarne il fondamento e di analizzare la disciplina del potere modificativo regolato da ciascuna di queste. Infine, è trattata la discussa questione del rapporto tra disciplina dei limiti al mutamento di mansioni e obbligo di repêchage, al fine di individuare, alla luce degli orientamenti della giurisprudenza e della dottrina in materia, l’attuale ampiezza dell’obbligo gravante sul datore di lavoro. Il Capitolo IV è dedicato all’analisi della contrattazione collettiva con riferimento alle previsioni riguardanti i sistemi di inquadramento dei lavoratori e il mutamento di mansioni. Invero, sono preventivamente affrontate e richiamate le principali questioni relative al rapporto tra mutamento di mansioni e contrattazione collettiva, nonché le traiettorie di ricerca più rilevanti con riferimento al tema dell’interazione tra nuove tecnologie e diritto del lavoro. Sono quindi analizzate le previsioni dei principali contratti collettivi nazionali di lavoro, applicabili in diversi settori produttivi. Alla luce di tale studio, è possibile comprendere se e come le parti sociali abbiano risposto, attraverso la contrattazione collettiva, alle sollecitazioni derivanti dalla riforma della disciplina dei limiti al mutamento di mansioni del lavoratore.
Il mutamento delle mansioni del lavoratore nell'evoluzione dei contesti produttivi
GIAMPA', GIANLUCA
2024
Abstract
La tesi tratta, sotto differenti profili, del mutamento di mansioni nel rapporto di lavoro. Il Capitolo I si concentra sulla questione dell’oggetto del contratto e, in particolare, dell’oggetto del contratto di lavoro, nell’ottica di ricostruire, a partire dalle basi, il senso e le fondamenta della disciplina del mutamento di mansioni. Il Capitolo II è inteso a cogliere le caratteristiche dello ius variandi, prima nel diritto dei contratti e poi con riferimento al contratto di lavoro. Il Capitolo è dedicato alla delimitazione dell’area dello ius variandi, attraverso la distinzione di questo dal potere direttivo del datore di lavoro e dalla novazione oggettiva del contratto. Nell’ambito di questo capitolo è riservato uno spazio di ricerca alla regolazione dello ius variandi e, in genere, delle modificazioni del contratto di lavoro in altri ordinamenti europei. Il Capitolo III è diviso in due sezioni. La sezione I ha ad oggetto lo studio della funzione e dell’evoluzione della norma che regola il mutamento di mansioni nell’ordinamento italiano. L’art. 2103 c.c. è analizzato nella sua formulazione originaria, nelle vicende che hanno portato alla modifica del 1970 ad opera dello Statuto dei Lavoratori e anche con riferimento ad alcune delle questioni giuridiche sorte successivamente. La sezione II tratta del mutamento di mansioni del lavoratore alla luce delle norme ora vigenti. Sono oggetto di analisi lo ius variandi orizzontale, nel passaggio dalla nozione di equivalenza sostanziale all’introduzione dei limiti vigenti, le ipotesi di ius variandi verticale ammesse dalla legge e dalla contrattazione collettiva, le condizioni di legittimità per la stipula di un accordo di modifica delle mansioni, i limiti all’adibizione del lavoratore a mansioni superiori, nonché la previsione in materia di obbligo formativo. Nell’ambito dello studio delle norme che regolano le ipotesi menzionate, particolare attenzione è riservata all’identificazione di eventuali indicazioni sistematiche che consentano di individuare, nella norma sullo ius variandi orizzontale di cui all’art. 2103, comma 1, c.c., la regolazione di un potere unilaterale attribuito al datore di lavoro. Sono inoltre oggetto di attenzione le altre ipotesi legali di adibizione a mansioni inferiori, al fine di confrontarle con le previsioni dell’art. 2103 c.c., di ricercarne il fondamento e di analizzare la disciplina del potere modificativo regolato da ciascuna di queste. Infine, è trattata la discussa questione del rapporto tra disciplina dei limiti al mutamento di mansioni e obbligo di repêchage, al fine di individuare, alla luce degli orientamenti della giurisprudenza e della dottrina in materia, l’attuale ampiezza dell’obbligo gravante sul datore di lavoro. Il Capitolo IV è dedicato all’analisi della contrattazione collettiva con riferimento alle previsioni riguardanti i sistemi di inquadramento dei lavoratori e il mutamento di mansioni. Invero, sono preventivamente affrontate e richiamate le principali questioni relative al rapporto tra mutamento di mansioni e contrattazione collettiva, nonché le traiettorie di ricerca più rilevanti con riferimento al tema dell’interazione tra nuove tecnologie e diritto del lavoro. Sono quindi analizzate le previsioni dei principali contratti collettivi nazionali di lavoro, applicabili in diversi settori produttivi. Alla luce di tale studio, è possibile comprendere se e come le parti sociali abbiano risposto, attraverso la contrattazione collettiva, alle sollecitazioni derivanti dalla riforma della disciplina dei limiti al mutamento di mansioni del lavoratore.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/100093
URN:NBN:IT:UNIROMA1-100093