La tesi di dottorato intende indagare una della tessere mancanti del mosaico che compone la vastissima bibliografia del monaco madriléno Juan Caramuel de Lobkowitz (Madrid 1606-Vigevano 1682): quella relativa al sistema progettuale obliquo descritto nel suo Architectura civil recta y obliqua, considerada y dibuxada en el Templo de Jerusalem (Vigevano 1678). L'opera, edita in lingua castigliana come ossequio alla casa regnante spagnola, si presenta come un poderoso trattato di architettura organizzato in tre distinti volumi, i primi due di testo e l'ultimo interamente dedicato alle illustrazioni, 162 incisioni, definite lamine. Caramuel si rivolge ad un pubblico di architetti colti o di committenti promotori di grandi opere, ai quali viene offerto un codice applicativo di principi universalmente validi, quelli dell'architettura retta - riconducibili alla classica triade vitruviana e quelli delle obliquazioni finalizzate all'ambizioso obbiettivo del raggiungimento di una architettura dalla perfezione quasi divina. A fare da sfondo alla maturazione del sistema teorico obliquo ci sono il pensiero cartesiano, il probabilismo scientifico e le grandi conquiste scientifiche che segnarono tutto il XVII secolo. Il sistema progettuale teorizzato dal Vescovo si configura anche come un metodo geometrico di cui l'autore stabilisce precise regole proiettive, le obliquazioni appunto. L'analisi puntuale e relativa ricostruzione digitale di alcune lamine - definite dallo stesso autore come lezioni di architettura obliqua - svela come Caramuel, per passare da una configurazione retta a una obliqua, lavori in una cornice omologica. Per quanto l'autore ne fosse probabilmente in parte inconsapevole, le illustrazioni afferenti alle obliquazioni sembrano celare concetti geometrici-proiettivi, segnatamente in merito alle proiezioni parallele, che troveranno una esaustiva codificazione trattatistica solo un secolo più tardi con la moderna Geometria Descrittiva. Da questa prima indagine è emersa la necessità di dedicare particolare attenzione al decennio trascorso da de Lobkowitz nei Paesi Bassi spagnoli (1635-1644) a contatto con la nascente comunità scientifica figlia delle coeve teorie cartesiane-kepleriane sull'ottica e gli anni trascorsi da Caramuel. Un ulteriore aspetto poco indagato sono i 28 anni trascorsi in Italia a partire dalla seconda metà del XVII secolo; inizialmente a Roma e una volta nominato Vescovo delle diocesi di Campagna e Satriano nel Regno di Napoli. Cruciale fu per la maturazione del pensiero obliquo, la frequentazione con la napoletana Accademia degli Investiganti - un gruppo di intellettuali di ispirazione galileiana promotori del probabilismo scientifico - contestualmente al sinergico confronto con la comunità scientifica siciliana, in particolare con l'astronomo ragusano G. B. Hodierna. Contestualmente alla pubblicazione dell'Architectura civil recta y obliqua, Caramuel si confrontò per la prima volta anche con l'ars aedificandi. Infatti nella città lombarda si occupò della sistemazione del centro storico e della progettazione della nuova facciata (obliqua) per la Cattedrale di Sant'Ambrogio, unico progetto riconducibile a de Kobkowitz pervenuto ai giorni nostri. Con una facciata dall'andamento concavo, addossata alla cattedrale medioevale esistente, risolse gli elementi perturbanti che affliggevano il centro storico prima del suo intervento: il forte disallineamento dell'edificio sacro rispetto a Piazza Ducale e la presenza di un ingombrante scalone in corrispondenza della torre del Bramante. L'indagine si è dunque orientata sullo studio comparato tra il modus operandi progettuale sistematizzato dal vescovo e la facciata della cattedrale. L'operazione si è avvalsa di un rilievo strumentale del manufatto architettonico e del ricorso del disegno digitale, utile strumento di verifica del sistema progettuale teorizzato dal vescovo.
Mostruose architetture: le obliquazioni di Juan Caramuel de Lobkowitz
GASPERUZZO, FRANCESCA
2020
Abstract
La tesi di dottorato intende indagare una della tessere mancanti del mosaico che compone la vastissima bibliografia del monaco madriléno Juan Caramuel de Lobkowitz (Madrid 1606-Vigevano 1682): quella relativa al sistema progettuale obliquo descritto nel suo Architectura civil recta y obliqua, considerada y dibuxada en el Templo de Jerusalem (Vigevano 1678). L'opera, edita in lingua castigliana come ossequio alla casa regnante spagnola, si presenta come un poderoso trattato di architettura organizzato in tre distinti volumi, i primi due di testo e l'ultimo interamente dedicato alle illustrazioni, 162 incisioni, definite lamine. Caramuel si rivolge ad un pubblico di architetti colti o di committenti promotori di grandi opere, ai quali viene offerto un codice applicativo di principi universalmente validi, quelli dell'architettura retta - riconducibili alla classica triade vitruviana e quelli delle obliquazioni finalizzate all'ambizioso obbiettivo del raggiungimento di una architettura dalla perfezione quasi divina. A fare da sfondo alla maturazione del sistema teorico obliquo ci sono il pensiero cartesiano, il probabilismo scientifico e le grandi conquiste scientifiche che segnarono tutto il XVII secolo. Il sistema progettuale teorizzato dal Vescovo si configura anche come un metodo geometrico di cui l'autore stabilisce precise regole proiettive, le obliquazioni appunto. L'analisi puntuale e relativa ricostruzione digitale di alcune lamine - definite dallo stesso autore come lezioni di architettura obliqua - svela come Caramuel, per passare da una configurazione retta a una obliqua, lavori in una cornice omologica. Per quanto l'autore ne fosse probabilmente in parte inconsapevole, le illustrazioni afferenti alle obliquazioni sembrano celare concetti geometrici-proiettivi, segnatamente in merito alle proiezioni parallele, che troveranno una esaustiva codificazione trattatistica solo un secolo più tardi con la moderna Geometria Descrittiva. Da questa prima indagine è emersa la necessità di dedicare particolare attenzione al decennio trascorso da de Lobkowitz nei Paesi Bassi spagnoli (1635-1644) a contatto con la nascente comunità scientifica figlia delle coeve teorie cartesiane-kepleriane sull'ottica e gli anni trascorsi da Caramuel. Un ulteriore aspetto poco indagato sono i 28 anni trascorsi in Italia a partire dalla seconda metà del XVII secolo; inizialmente a Roma e una volta nominato Vescovo delle diocesi di Campagna e Satriano nel Regno di Napoli. Cruciale fu per la maturazione del pensiero obliquo, la frequentazione con la napoletana Accademia degli Investiganti - un gruppo di intellettuali di ispirazione galileiana promotori del probabilismo scientifico - contestualmente al sinergico confronto con la comunità scientifica siciliana, in particolare con l'astronomo ragusano G. B. Hodierna. Contestualmente alla pubblicazione dell'Architectura civil recta y obliqua, Caramuel si confrontò per la prima volta anche con l'ars aedificandi. Infatti nella città lombarda si occupò della sistemazione del centro storico e della progettazione della nuova facciata (obliqua) per la Cattedrale di Sant'Ambrogio, unico progetto riconducibile a de Kobkowitz pervenuto ai giorni nostri. Con una facciata dall'andamento concavo, addossata alla cattedrale medioevale esistente, risolse gli elementi perturbanti che affliggevano il centro storico prima del suo intervento: il forte disallineamento dell'edificio sacro rispetto a Piazza Ducale e la presenza di un ingombrante scalone in corrispondenza della torre del Bramante. L'indagine si è dunque orientata sullo studio comparato tra il modus operandi progettuale sistematizzato dal vescovo e la facciata della cattedrale. L'operazione si è avvalsa di un rilievo strumentale del manufatto architettonico e del ricorso del disegno digitale, utile strumento di verifica del sistema progettuale teorizzato dal vescovo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/111447
URN:NBN:IT:IUAV-111447