Questo lavoro di tesi si propone un unico, semplice obiettivo, che tuttavia soltanto all’apparenza può darsi come banale e scontato. Le pagine che seguono sono infatti un tentativo di lettura del testo svolto attraversando la raccolta che sta ai margini della produzione poetica di Amelia Rosselli: Sleep, libro dalla lunghissima gestazione, elaborato nell’arco di tredici anni, dal 1953 al 1966, e scritto in lingua inglese. Dedicarvi uno studio vuol dire frequentare dunque un campo di indagine ben specifico, relativo all’analisi e alla critica dell’opera rosselliana; al contempo, però, il libro è specchio di una ricerca poetica tanto profonda da aprire la riflessione del lettore a un discorso necessariamente più ampio, di natura poetologica. Infatti, da un lato, si tratta di un corpus testuale in cui si trovano condensati gli stessi motivi che permeano anche la poesia in lingua italiana, rispetto alla quale uno studio approfondito di Sleep si rivela quindi particolarmente significativo. Dall’altro lato, grazie alla rara capacità di Rosselli di porre i problemi fondamentali della poesia all’interno della poesia stessa1, la lettura di Sleep offre l’occasione di riflettere su alcune questioni essenziali riguardanti la scrittura poetica: il nodo che, nella parola, stringe tra loro suono e immagine; il rapporto tra pagina scritta e movimento del pensiero, quindi tra lingua ed esperienza; il funzionamento della memoria, intesa soprattutto come dinamica creativa, risonanza della tradizione nella lingua della poesia; il tentativo di raggiungere l’Altro, il lettore, che si dà come scintilla prima per la scrittura, per la nascita del testo e, infine, dello stesso io poetico; il cortocircuito tra cervello, cuore e ventre, tutti luoghi in cui si concepisce l’esperienza interiore che diventano, perciò, anche sede della gestazione creativa. Tutto questo converge in una poesia, quella di Sleep appunto e, in generale, dell’intera opera rosselliana, che, volendo farsi testimonianza e interrogazione dell’esistenza, si realizza anzitutto come ricerca, quindi come sperimentazione, estenuante e insonne: parafrasando uno dei primi scritti rosselliani, sono infatti la privazione del sonno e la sua attesa allucinata a provocare – evocare – il ritmo, la musica, le immagini della poesia. [...]

Il corpo insonne. Ritmi e visioni nella poesia in inglese di Amelia Rosselli

ZUNGRI, ANNALISA
2019

Abstract

Questo lavoro di tesi si propone un unico, semplice obiettivo, che tuttavia soltanto all’apparenza può darsi come banale e scontato. Le pagine che seguono sono infatti un tentativo di lettura del testo svolto attraversando la raccolta che sta ai margini della produzione poetica di Amelia Rosselli: Sleep, libro dalla lunghissima gestazione, elaborato nell’arco di tredici anni, dal 1953 al 1966, e scritto in lingua inglese. Dedicarvi uno studio vuol dire frequentare dunque un campo di indagine ben specifico, relativo all’analisi e alla critica dell’opera rosselliana; al contempo, però, il libro è specchio di una ricerca poetica tanto profonda da aprire la riflessione del lettore a un discorso necessariamente più ampio, di natura poetologica. Infatti, da un lato, si tratta di un corpus testuale in cui si trovano condensati gli stessi motivi che permeano anche la poesia in lingua italiana, rispetto alla quale uno studio approfondito di Sleep si rivela quindi particolarmente significativo. Dall’altro lato, grazie alla rara capacità di Rosselli di porre i problemi fondamentali della poesia all’interno della poesia stessa1, la lettura di Sleep offre l’occasione di riflettere su alcune questioni essenziali riguardanti la scrittura poetica: il nodo che, nella parola, stringe tra loro suono e immagine; il rapporto tra pagina scritta e movimento del pensiero, quindi tra lingua ed esperienza; il funzionamento della memoria, intesa soprattutto come dinamica creativa, risonanza della tradizione nella lingua della poesia; il tentativo di raggiungere l’Altro, il lettore, che si dà come scintilla prima per la scrittura, per la nascita del testo e, infine, dello stesso io poetico; il cortocircuito tra cervello, cuore e ventre, tutti luoghi in cui si concepisce l’esperienza interiore che diventano, perciò, anche sede della gestazione creativa. Tutto questo converge in una poesia, quella di Sleep appunto e, in generale, dell’intera opera rosselliana, che, volendo farsi testimonianza e interrogazione dell’esistenza, si realizza anzitutto come ricerca, quindi come sperimentazione, estenuante e insonne: parafrasando uno dei primi scritti rosselliani, sono infatti la privazione del sonno e la sua attesa allucinata a provocare – evocare – il ritmo, la musica, le immagini della poesia. [...]
2019
it
FUSINI, Nadia
STELLA, Massimo
Scuola Normale Superiore
Esperti anonimi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/123897
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:SNS-123897