Le testimonianze prese in esame nella presente trattazione sono costituite da manoscritti virgiliani digrafici, nei quali il testo dell’Eneide figura contemporaneamente in scrittura latina e in scrittura greca; esse sono costituite da P. Congr. XV 3, P. Ryl. III 478 + P. Cairo inv. 85644 A-B + P. Med. I 1, L 120, P. Ness. II 1, P. Oxy. L 3553, PSI VII 756, P. Fouad I 5, P. Oxy. VIII 1099, P. Vindob. inv. L 24. Nei nove testimoni sopra citati ciascun verso è frammentato in brevi unità disposte su più righi; a ciascuna unità corrisponde, nella colonna destra a fianco, la sua traduzione, o, per meglio dire, il suo equivalente greco. Non tutti i testimoni recano però il testo virgiliano continuo: tre di essi – PSI VII 756, P. Vindob. inv. L 24, P. Oxy. VIII 1099 – limitano la scelta ad alcuni vocaboli. P. Ness. II 1 reca il testo virgiliano continuo per i libri I e II, escerptato per il libro IV. Attraverso il confronto con P. Oslo 13 – che testimonia un trattamento del testo omerico similare a quello riservato all’Eneide nei manoscritti virgiliani bilingui, che sappiamo costituiva l’ultimo gradino nella scala di apprendimento della lingua greca da parte degli scolari – si ritiene legittimo ipotizzare anche per i manoscritti virgiliani bilingui un’origine “scolastica”, a patto che tale dizione non evochi nel lettore non soltanto un grado elementare di conoscenze ma anche la giovane età degli studenti. Infatti, venendosi a sovrapporre ad un’istruzione bilingue greco-copta, ed essendo quindi accessibile solo agli egiziani già esercitati nello studio del greco e agli ellenofoni aventi una buona padronanza della loro lingua, diviene chiaro che l’insegnamento del latino era rivolto a dei principianti adulti. La parte introduttiva del presente lavoro è stata dunque dedicata all’analisi degli elementi che inducono alla definizione dei manufatti in esame quali testi di apprendimento. La parte centrale della ricerca è costituita dal “catalogo” dei reperti: di ciascun testimone è stata prodotta una scheda descrittiva, seguita dalla trascrizione diplomatica e corredata di apparato critico. Nelle conclusioni si è cercato di rintracciare le motivazioni storico-sociali che furono alla base del crescente interesse verso la lingua di Roma, testimoniato in Egitto tra il II e il IV secolo d.C. A corredo del lavoro, sono state inserite le immagini dei reperti oggetto della presente ricerca e l’indice delle glosse, funzionale al confronto tra i vari testimoni nella traduzione greca di un medesimo vocabolo latino.

Traduzioni greche dell’Eneide di Virgilio

2007

Abstract

Le testimonianze prese in esame nella presente trattazione sono costituite da manoscritti virgiliani digrafici, nei quali il testo dell’Eneide figura contemporaneamente in scrittura latina e in scrittura greca; esse sono costituite da P. Congr. XV 3, P. Ryl. III 478 + P. Cairo inv. 85644 A-B + P. Med. I 1, L 120, P. Ness. II 1, P. Oxy. L 3553, PSI VII 756, P. Fouad I 5, P. Oxy. VIII 1099, P. Vindob. inv. L 24. Nei nove testimoni sopra citati ciascun verso è frammentato in brevi unità disposte su più righi; a ciascuna unità corrisponde, nella colonna destra a fianco, la sua traduzione, o, per meglio dire, il suo equivalente greco. Non tutti i testimoni recano però il testo virgiliano continuo: tre di essi – PSI VII 756, P. Vindob. inv. L 24, P. Oxy. VIII 1099 – limitano la scelta ad alcuni vocaboli. P. Ness. II 1 reca il testo virgiliano continuo per i libri I e II, escerptato per il libro IV. Attraverso il confronto con P. Oslo 13 – che testimonia un trattamento del testo omerico similare a quello riservato all’Eneide nei manoscritti virgiliani bilingui, che sappiamo costituiva l’ultimo gradino nella scala di apprendimento della lingua greca da parte degli scolari – si ritiene legittimo ipotizzare anche per i manoscritti virgiliani bilingui un’origine “scolastica”, a patto che tale dizione non evochi nel lettore non soltanto un grado elementare di conoscenze ma anche la giovane età degli studenti. Infatti, venendosi a sovrapporre ad un’istruzione bilingue greco-copta, ed essendo quindi accessibile solo agli egiziani già esercitati nello studio del greco e agli ellenofoni aventi una buona padronanza della loro lingua, diviene chiaro che l’insegnamento del latino era rivolto a dei principianti adulti. La parte introduttiva del presente lavoro è stata dunque dedicata all’analisi degli elementi che inducono alla definizione dei manufatti in esame quali testi di apprendimento. La parte centrale della ricerca è costituita dal “catalogo” dei reperti: di ciascun testimone è stata prodotta una scheda descrittiva, seguita dalla trascrizione diplomatica e corredata di apparato critico. Nelle conclusioni si è cercato di rintracciare le motivazioni storico-sociali che furono alla base del crescente interesse verso la lingua di Roma, testimoniato in Egitto tra il II e il IV secolo d.C. A corredo del lavoro, sono state inserite le immagini dei reperti oggetto della presente ricerca e l’indice delle glosse, funzionale al confronto tra i vari testimoni nella traduzione greca di un medesimo vocabolo latino.
5-set-2007
Italiano
Calvani, Giovanna
Bastianini, Guido
Maltomini, Franco
Università degli Studi di Pisa
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-128887