Scopo di tale lavoro è stato quello di offrire una riabilitazione ontologica e gnoseologica al ruolo che il corpo vivo assume all’interno della vita di coscienza: in altre parole, si è cercato di argomentare quanto il nostro essere corporei non solo condizioni l’intera vita soggettiva, ma sia la condizione stessa del nostro essere soggetti, capaci di avere percezioni e di agire nel mondo. Affinché il tema fosse trattato in modo esauriente, si è proceduto attraverso vari livelli di indagine, che corrispondono alle diverse parti in cui è suddiviso tale elaborato. In una prima fase si è cercato di capire se e in che modo, all’interno della prospettiva fenomenologica, sia possibile rintracciare una “filosofia del corpo”, tentando di ricostruire l’esegesi di una prospettiva embodied nel pensiero di Husserl e Merleau-Ponty. L’interpretazione fornita si schiera decisamente a favore della presenza di un soggetto incarnato e percettivo sia nell’uno che nell’altro autore, i cui contributi sono infatti da intendersi come l’uno la continuazione dell’altro. La tesi principale che si è cercato di dimostrare è quindi quella secondo la quale il corpo vivo assume un ruolo centrale non solo nella percezione del sé, ma anche nella cognizione intersoggettiva e in quella mondana. L’attualità di tale ipotesi è stata dimostrata nella terza e ultima parte dell’elaborato, nella quale si è cercato di applicare la nozione di “Sè corporeo” ad ambiti non prettamente filosofici, come la medicina, la psicopatologia e le scienze cognitive. Da un punto di vista storico, invece, è stato privilegiato il panorama filosofico statunitense (a cui è dedicata la seconda parte dell’elaborato): la filosofia d’oltreoceano, infatti, rappresenta un terreno davvero fecondo per poter parlare di fenomenologia in senso interdisciplinare, specialmente se si assume come principale oggetto di indagine il corpo vivo. Il risultato è la rivalutazione di quegli aspetti taciti dell’esistenza che, tuttavia, sembrano connotarla tanto profondamente, al punto da poter definire il soggetto non tanto come “io penso”, ma piuttosto come “io sento”.
Fenomenologia e Leib nel dibattito contemporaneo. Presupposti e conseguenze di un approccio incarnato
2016
Abstract
Scopo di tale lavoro è stato quello di offrire una riabilitazione ontologica e gnoseologica al ruolo che il corpo vivo assume all’interno della vita di coscienza: in altre parole, si è cercato di argomentare quanto il nostro essere corporei non solo condizioni l’intera vita soggettiva, ma sia la condizione stessa del nostro essere soggetti, capaci di avere percezioni e di agire nel mondo. Affinché il tema fosse trattato in modo esauriente, si è proceduto attraverso vari livelli di indagine, che corrispondono alle diverse parti in cui è suddiviso tale elaborato. In una prima fase si è cercato di capire se e in che modo, all’interno della prospettiva fenomenologica, sia possibile rintracciare una “filosofia del corpo”, tentando di ricostruire l’esegesi di una prospettiva embodied nel pensiero di Husserl e Merleau-Ponty. L’interpretazione fornita si schiera decisamente a favore della presenza di un soggetto incarnato e percettivo sia nell’uno che nell’altro autore, i cui contributi sono infatti da intendersi come l’uno la continuazione dell’altro. La tesi principale che si è cercato di dimostrare è quindi quella secondo la quale il corpo vivo assume un ruolo centrale non solo nella percezione del sé, ma anche nella cognizione intersoggettiva e in quella mondana. L’attualità di tale ipotesi è stata dimostrata nella terza e ultima parte dell’elaborato, nella quale si è cercato di applicare la nozione di “Sè corporeo” ad ambiti non prettamente filosofici, come la medicina, la psicopatologia e le scienze cognitive. Da un punto di vista storico, invece, è stato privilegiato il panorama filosofico statunitense (a cui è dedicata la seconda parte dell’elaborato): la filosofia d’oltreoceano, infatti, rappresenta un terreno davvero fecondo per poter parlare di fenomenologia in senso interdisciplinare, specialmente se si assume come principale oggetto di indagine il corpo vivo. Il risultato è la rivalutazione di quegli aspetti taciti dell’esistenza che, tuttavia, sembrano connotarla tanto profondamente, al punto da poter definire il soggetto non tanto come “io penso”, ma piuttosto come “io sento”.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/129788
URN:NBN:IT:UNIPI-129788