Nel corso del lavoro, onde definire le δυνάμεις della parola indoeuropea, si è guardato essenzialmente a due aree semantiche, quella di ‘legare, connettere’, ben rappresentata dalla radice di οἴμη, οἶμος, ishamai- e sāman, e quella dell’acquoreità descritta dalla radice di árṣati e rása e dalla radice di ῥέω e ῥυθμός. Tali radici sono risultate essere tra loro correlate dal loro afferire all’ambito della verbalizzazione, della dynamis della parola indoeuropea quale si è venuta a delineare considerando materiale prevalentemente vedico, pur non prescindendo dall’apporto di ittita e greco. Dall’analisi di tali radici si è pensato di poter trarre elementi onde avanzare proposte etimologiche per due termini, l’uno proprio del mondo greco, Σειρήν, l’altro del mondo vedico, nāman, che è risultato elemento della triade sāman, nāman, dhāman. Tale tripartizione nella designazione della sfera verbale è rapportabile alla tripartizione manas, mantra, jihvā e in grado di informare di sé la designazione dell’essere umano quale manuṣa e puruṣa, che a sua volta è portatore di quel linguaggio che si è definito linguaggio γενναῖος. Il linguaggio del Puruṣa si è voluto definire γενναῖος sulla base di un passo di Aristofane (Rane 96-97) in cui Dioniso s’interroga sulla possibilità di individuare un poeta γόνιμος che ancora sappia pronunciare parola γενναῖον. L’intento prioritario è rintracciare i luoghi possibili della parola γενναῖον e fra di essi istituire un confronto. In tale ottica si è guardato, in particolare, alla fenomenologia verbale indoeuropea e sumerica e a manifestazioni marginalizzate del linguaggio attuale, quali le forme di linguaggio psicopatologico, in particolare il linguaggio schizofrenico. Nel corso del lavoro si è proposto che nella schizofrenia la disfunzionalità emisferica non sia altro che inabilità nel funzionalizzare le δυνάμεις dell’emisfero destro al soddisfacimento delle aspettative del sinistro. In altre parole si è ipotizzato che i soggetti schizofrenici vivano il difficile momento o, forse, il tentativo evolutivo del riavvio di una dialettica agerarchica fra emisferi. Si è cercato, quindi, di mostrare l'auspicabilità della riattivazione di una dialettica emisferica volgendosi ai luoghi in cui sia rintracciabile la parola γενναῖον e si è suggerita la necessità di aiutare a volgere i sofferti naufragi psicopatologici in risorse evolutive, cercando di prestare ascolto ai possibili indizi per sciogliere l’emisfero destro dal ruolo ancillare che ricopre.

Sirene greche e nāman sanscrito. Le δυνάμεις della parola indoeuropea

2012

Abstract

Nel corso del lavoro, onde definire le δυνάμεις della parola indoeuropea, si è guardato essenzialmente a due aree semantiche, quella di ‘legare, connettere’, ben rappresentata dalla radice di οἴμη, οἶμος, ishamai- e sāman, e quella dell’acquoreità descritta dalla radice di árṣati e rása e dalla radice di ῥέω e ῥυθμός. Tali radici sono risultate essere tra loro correlate dal loro afferire all’ambito della verbalizzazione, della dynamis della parola indoeuropea quale si è venuta a delineare considerando materiale prevalentemente vedico, pur non prescindendo dall’apporto di ittita e greco. Dall’analisi di tali radici si è pensato di poter trarre elementi onde avanzare proposte etimologiche per due termini, l’uno proprio del mondo greco, Σειρήν, l’altro del mondo vedico, nāman, che è risultato elemento della triade sāman, nāman, dhāman. Tale tripartizione nella designazione della sfera verbale è rapportabile alla tripartizione manas, mantra, jihvā e in grado di informare di sé la designazione dell’essere umano quale manuṣa e puruṣa, che a sua volta è portatore di quel linguaggio che si è definito linguaggio γενναῖος. Il linguaggio del Puruṣa si è voluto definire γενναῖος sulla base di un passo di Aristofane (Rane 96-97) in cui Dioniso s’interroga sulla possibilità di individuare un poeta γόνιμος che ancora sappia pronunciare parola γενναῖον. L’intento prioritario è rintracciare i luoghi possibili della parola γενναῖον e fra di essi istituire un confronto. In tale ottica si è guardato, in particolare, alla fenomenologia verbale indoeuropea e sumerica e a manifestazioni marginalizzate del linguaggio attuale, quali le forme di linguaggio psicopatologico, in particolare il linguaggio schizofrenico. Nel corso del lavoro si è proposto che nella schizofrenia la disfunzionalità emisferica non sia altro che inabilità nel funzionalizzare le δυνάμεις dell’emisfero destro al soddisfacimento delle aspettative del sinistro. In altre parole si è ipotizzato che i soggetti schizofrenici vivano il difficile momento o, forse, il tentativo evolutivo del riavvio di una dialettica agerarchica fra emisferi. Si è cercato, quindi, di mostrare l'auspicabilità della riattivazione di una dialettica emisferica volgendosi ai luoghi in cui sia rintracciabile la parola γενναῖον e si è suggerita la necessità di aiutare a volgere i sofferti naufragi psicopatologici in risorse evolutive, cercando di prestare ascolto ai possibili indizi per sciogliere l’emisfero destro dal ruolo ancillare che ricopre.
17-mag-2012
Italiano
Sani, Saverio
Berrettoni, Pierangiolo
Vallini, Cristina
Zanotti, Serenella
Battaglia, Marco
Università degli Studi di Pisa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/130313
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-130313