In termini funzionali, un aggettivo può svolgere una funzione identificante (es. una mela rossa, un palazzo alto), una funzione qualificativa (es. una lingua difficile, un problema facile) o una funzione classificante (es. una zucca biologica, un animale carnivoro). Ma esiste una classe di aggettivi isolabili su base morfologica che possono svolgere sia una funzione qualificativa che classificante: si tratta degli aggettivi denominali, in massima parte formati a partire da basi nominali attraverso l’ aggiunta di un morfema suffissale (ad esempio –ese, -ico –iano in italiano e -ical, -ic in inglese) o per conversione (Grossmann 1999; Plag 2003). Quando svolgono una funzione classificante, sono definiti aggettivi relazionali ed esiste una vasta letteratura che cerca di analizzare e classificare il tipo di interpretazioni che attivano nel contesto del sintagma nominale e le relazioni in base alle quali risultano interpretabili. Uno studio del particolare tipo di alternanza polisemica esibita dagli aggettivi denominali che possono sia avere funzione qualificativa che classificante (es. diplomatico, civile, poetico etc.) – definiti nel presente lavoro aggettivi bifunzionali - si presenta particolarmente interessante. Un’ analisi dei dati estratti da corpora consente di verificare, sia per l’ inglese che per l’ italiano, quanta parte dell’ emergere di un significato qualificativo dipenda da fattori sintagmatici, quali la frequenza con modificatori avverbiali (es. molto/very, troppo/too etc.) e dopo verbi copulativi (es. essere/to be, sembrare/to seem etc.). Se da un punto di vista meramente pratico questa analisi vuole trovare i fattori determinanti per l’ individuazione degli aggettivi bifunzionali sia in italiano che in inglese, da un punto di vista teorico vuole stabilire in quali contesti risulta più marcato l’emergere di un significato qualificativo, allo scopo di reinterpretare i risultati statistici nell’ambito di un quadro più organico sulle funzioni dell’aggettivo e su come esse possono risultare dinamicamente determinate nel contesto. Alcuni indicatori sintagmatici attivano quindi un significato qualitativo e aiutano nell’ individuazione degli usi qualificativi sia degli aggettivi bifunzionali che relazionali. Tuttavia non garantiscono una rappresentazione esaustiva del fenomeno perché un significato valutativo può essere attivato anche in loro assenza. Per tale ragione, è necessario verificare l’ utilità della nozione di parafrasibilità nell’ individuare gli usi relazionali e, in un secondo momento, reinterpretare i sintagmi non parafrasibili in base alle classi semantiche alle quali appartengono i nomi testa. E’ infine possibile individuare percorsi specializzati di estensioni qualificative nell’ uso degli aggettivi sia bifunzionali che relazionali basati sul tipo semantico del nome testa modificato e del nome dal quale l’ aggettivo modificante deriva. Lo studio analitico dei contesti nei quali gli aggettivi relazionali diventano occasionalmente qualificativi permette di comprendere come e quando il parlante sceglie deliberatamente di servirsi di un nuovo significato e consente l’ analisi dettagliata del meccanismo che dà origine ad un tipo di implicatura conversazionale. Questo tipo di analisi risulta quindi rilevante da molteplici punti di vista: da un punto di vista grammaticale vuole proporre una giusta collocazione degli aggettivi relazionali; è quindi un problema della classificazione. Dal punto di vista della teoria semantica, viene evidenziato il peso dei fattori sintagmatici e collocazionali per la definizione di una tipologia di elementi lessicali, ed è quindi un problema di categorizzazione degli elementi prototipici. Da un punto di vista strettamente metodologico, tutti i fattori che sono stati ritenuti determinanti in teoria vengono considerati complessivamente. Sicuramente una delle conseguenze più stimolanti della corpus linguistics è infatti la possibilità di inquadrare i fatti linguistici nella loro complessità, considerando l’interazione tra le diverse variabili di un fenomeno simultaneamente senza dover essere costretti a focalizzarsi sull’analisi di singoli aspetti. Tutti i dati ritenuti rilevanti andranno a formare una matrice che costituisce una sorta di fotografia aerea dell’insieme di elementi lessicali che si vogliono analizzare e sulla quale varie tecniche di raggruppamento possono essere applicate per esplorare le potenzialità classificatorie delle variabili codificate.

Usi qualificativi degli aggettivi relazionali in italiano e in inglese

2009

Abstract

In termini funzionali, un aggettivo può svolgere una funzione identificante (es. una mela rossa, un palazzo alto), una funzione qualificativa (es. una lingua difficile, un problema facile) o una funzione classificante (es. una zucca biologica, un animale carnivoro). Ma esiste una classe di aggettivi isolabili su base morfologica che possono svolgere sia una funzione qualificativa che classificante: si tratta degli aggettivi denominali, in massima parte formati a partire da basi nominali attraverso l’ aggiunta di un morfema suffissale (ad esempio –ese, -ico –iano in italiano e -ical, -ic in inglese) o per conversione (Grossmann 1999; Plag 2003). Quando svolgono una funzione classificante, sono definiti aggettivi relazionali ed esiste una vasta letteratura che cerca di analizzare e classificare il tipo di interpretazioni che attivano nel contesto del sintagma nominale e le relazioni in base alle quali risultano interpretabili. Uno studio del particolare tipo di alternanza polisemica esibita dagli aggettivi denominali che possono sia avere funzione qualificativa che classificante (es. diplomatico, civile, poetico etc.) – definiti nel presente lavoro aggettivi bifunzionali - si presenta particolarmente interessante. Un’ analisi dei dati estratti da corpora consente di verificare, sia per l’ inglese che per l’ italiano, quanta parte dell’ emergere di un significato qualificativo dipenda da fattori sintagmatici, quali la frequenza con modificatori avverbiali (es. molto/very, troppo/too etc.) e dopo verbi copulativi (es. essere/to be, sembrare/to seem etc.). Se da un punto di vista meramente pratico questa analisi vuole trovare i fattori determinanti per l’ individuazione degli aggettivi bifunzionali sia in italiano che in inglese, da un punto di vista teorico vuole stabilire in quali contesti risulta più marcato l’emergere di un significato qualificativo, allo scopo di reinterpretare i risultati statistici nell’ambito di un quadro più organico sulle funzioni dell’aggettivo e su come esse possono risultare dinamicamente determinate nel contesto. Alcuni indicatori sintagmatici attivano quindi un significato qualitativo e aiutano nell’ individuazione degli usi qualificativi sia degli aggettivi bifunzionali che relazionali. Tuttavia non garantiscono una rappresentazione esaustiva del fenomeno perché un significato valutativo può essere attivato anche in loro assenza. Per tale ragione, è necessario verificare l’ utilità della nozione di parafrasibilità nell’ individuare gli usi relazionali e, in un secondo momento, reinterpretare i sintagmi non parafrasibili in base alle classi semantiche alle quali appartengono i nomi testa. E’ infine possibile individuare percorsi specializzati di estensioni qualificative nell’ uso degli aggettivi sia bifunzionali che relazionali basati sul tipo semantico del nome testa modificato e del nome dal quale l’ aggettivo modificante deriva. Lo studio analitico dei contesti nei quali gli aggettivi relazionali diventano occasionalmente qualificativi permette di comprendere come e quando il parlante sceglie deliberatamente di servirsi di un nuovo significato e consente l’ analisi dettagliata del meccanismo che dà origine ad un tipo di implicatura conversazionale. Questo tipo di analisi risulta quindi rilevante da molteplici punti di vista: da un punto di vista grammaticale vuole proporre una giusta collocazione degli aggettivi relazionali; è quindi un problema della classificazione. Dal punto di vista della teoria semantica, viene evidenziato il peso dei fattori sintagmatici e collocazionali per la definizione di una tipologia di elementi lessicali, ed è quindi un problema di categorizzazione degli elementi prototipici. Da un punto di vista strettamente metodologico, tutti i fattori che sono stati ritenuti determinanti in teoria vengono considerati complessivamente. Sicuramente una delle conseguenze più stimolanti della corpus linguistics è infatti la possibilità di inquadrare i fatti linguistici nella loro complessità, considerando l’interazione tra le diverse variabili di un fenomeno simultaneamente senza dover essere costretti a focalizzarsi sull’analisi di singoli aspetti. Tutti i dati ritenuti rilevanti andranno a formare una matrice che costituisce una sorta di fotografia aerea dell’insieme di elementi lessicali che si vogliono analizzare e sulla quale varie tecniche di raggruppamento possono essere applicate per esplorare le potenzialità classificatorie delle variabili codificate.
27-apr-2009
Italiano
Lenci, Alessandro
Bertuccelli Papi, Marcella
Università degli Studi di Pisa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/133035
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-133035