Nel primo capitolo viene trattata la fase iniziale del rapporto: dallo stabilimento delle relazioni (con il reciproco riconoscimento e l’invio delle rappresentanze) al felice episodio dell’ottenimento del seggio permanente dell’ONU per Pechino. In tale fase i due stati si concentrarono sulla ricerca dello sviluppo economico. La differenza fra i due attori in questo primo periodo è la spiccata inclinazione ideologica della Cina comunista rispetto al Pakistan. La differenza è, naturalmente, anche dal punto di vista religioso: vediamo uno stato essenzialmente comunista e ateo, di fronte ad uno stato nato per accogliere i musulmani dell’India che pure intesono una relazione sempre più stretta. Il secondo capitolo tratta le relazioni fra Cina e Pakistan dall’episodio della dolorosa secessione del Pakistan alla successione di Mao: il periodo in cui la Cina realizzò di di poter ambire ad un ruolo di guida dei paesi in via di sviluppo, coronando gli ideali maoisti. La Cina raggiunse, a livello diplomatico, il posto che le competeva: la posizione da membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La posizione ed il comportamento del Pakistan in quel periodo assumono un significato di particolare rilevanza per il futuro delle relazioni e Islamabad diviene una pedina fondamentale nell’azione diplomatica cinese da allora in poi. E’ sempre in quegli anni che la Cina iniziò lo sviluppo economico che la avrebbe portata sino alla potenza economica odierna. Si può affermare che in questo secondo periodo esaminato si andò a formare una sorta di paradigma generale della relazione che ha accompagnato il rapporto sino al 2006, anno di stipula dell’accordo di libero scambio (Free Trade Agreement-FTA). Nell’ambito di questo modello la Cina concedeva supporto di tipo economico generale mentre il Pakistan era un importante alleato diplomatico, e tutti e due gli stati miravano all’approfondimento ed all’espansione del rapporto in una relazione omnicomprensiva. Il terzo capitolo parte dal 1979 e giunge sino al tragico episodio di Piazza Tian An Men nel 1989. Per il Pakistan si svolge tutto sotto la dittatura islamica del Generale Mohammad Zia ul-Haq, mentre per la Repubblica popolare cinese si dipana sotto l’egida di uno sviluppismo ad ogni costo che si finì per confondere per una fase necessaria alla creazione di un’embrionale democrazia, sino al collasso del 1989. Lo sviluppismo, ovvero uno sbilanciamento di tutte le risorse verso l’ideale di un capitalismo ad ogni costo veniva considerato necessario a spingere la Cina ed il suo popolo verso l’ideale delle democrazie occidentali. La relazione si mantenne sui canoni precedenti ed ebbe modo di accrescersi e lambire campi particolari come quello della cooperazione nucleare. Nel quarto capitolo si parte con la narrazione dei fatti post Tian An men sino a giungere al 2010. Fu in questo arco temporale che le relazioni sino-pakistane diedero il loro frutto più alto in termini economici (l’FTA del 2006) e che, allo stesso tempo videro dati molto superiori agli anni precedenti in termini di scambi commerciali, nel biennio 2005-2006 (anni che furono anche conosciuti come periodo d’oro delle relazioni sino-pakistane). Ma, come affermo nell’ultimo capitolo la relazione era destinata a trasformarsi, perdendo di importanza per quanto concerne il mero dato economico e commerciale ed acquistandone invece per ciò che riguardava la solidità diplomatica e strategica. Nell’ultimo capitolo è evidenziato infatti come, una volta assurto al ruolo di potenza internazionale, la Cina si proiettò attraversò il consolidamento avvenuto sotto Jiang Zemin con la teoria delle “Tre rappresentanze” (con la sua applicazione politica, in campo di creazione del tessuto di élites e di sviluppo economico) e la “Pacifica ascesa” emersa negli anni di Hu Jintao. Con l’approdo infine al “Sogno cinese” del Presidente Xi Jinping la Cina ha iniziato a guardare al Pakistan sempre più chiaramente come a un alleato di tipo strategico, senza mirare ad un consolidamento tutto tondo, eppure sta investendo capitali ingentissimi, confermando la sua intenzione di mantenere viva e profondo il legame con Islamabad. Questo comportamento, avallato e confermato dalla fedeltà dell’alleato pakistano, che tiene all’alleanza e la vede (specialmente in ambito di cooperazione industriale, infrastrutturale e di produzione militare) come tassello fondamentale della sue dimensioni diplomatica, economica e militare, la rende particolare e degna di approfondito studio. L’alleanza è un elemento di innovazione nelle relazioni fra paesi pur provenendo da una tradizione ultra cinquantennale, grazie al cambiamento registrato nella sua evoluzione e che è illustrato nel quinto capitolo.

Un’alleanza per tutte le stagioni? I rapporti economici nelle relazioni fra Pakistan e Cina attraverso la storia contemporanea e i loro probabili sviluppi futuri.

2018

Abstract

Nel primo capitolo viene trattata la fase iniziale del rapporto: dallo stabilimento delle relazioni (con il reciproco riconoscimento e l’invio delle rappresentanze) al felice episodio dell’ottenimento del seggio permanente dell’ONU per Pechino. In tale fase i due stati si concentrarono sulla ricerca dello sviluppo economico. La differenza fra i due attori in questo primo periodo è la spiccata inclinazione ideologica della Cina comunista rispetto al Pakistan. La differenza è, naturalmente, anche dal punto di vista religioso: vediamo uno stato essenzialmente comunista e ateo, di fronte ad uno stato nato per accogliere i musulmani dell’India che pure intesono una relazione sempre più stretta. Il secondo capitolo tratta le relazioni fra Cina e Pakistan dall’episodio della dolorosa secessione del Pakistan alla successione di Mao: il periodo in cui la Cina realizzò di di poter ambire ad un ruolo di guida dei paesi in via di sviluppo, coronando gli ideali maoisti. La Cina raggiunse, a livello diplomatico, il posto che le competeva: la posizione da membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La posizione ed il comportamento del Pakistan in quel periodo assumono un significato di particolare rilevanza per il futuro delle relazioni e Islamabad diviene una pedina fondamentale nell’azione diplomatica cinese da allora in poi. E’ sempre in quegli anni che la Cina iniziò lo sviluppo economico che la avrebbe portata sino alla potenza economica odierna. Si può affermare che in questo secondo periodo esaminato si andò a formare una sorta di paradigma generale della relazione che ha accompagnato il rapporto sino al 2006, anno di stipula dell’accordo di libero scambio (Free Trade Agreement-FTA). Nell’ambito di questo modello la Cina concedeva supporto di tipo economico generale mentre il Pakistan era un importante alleato diplomatico, e tutti e due gli stati miravano all’approfondimento ed all’espansione del rapporto in una relazione omnicomprensiva. Il terzo capitolo parte dal 1979 e giunge sino al tragico episodio di Piazza Tian An Men nel 1989. Per il Pakistan si svolge tutto sotto la dittatura islamica del Generale Mohammad Zia ul-Haq, mentre per la Repubblica popolare cinese si dipana sotto l’egida di uno sviluppismo ad ogni costo che si finì per confondere per una fase necessaria alla creazione di un’embrionale democrazia, sino al collasso del 1989. Lo sviluppismo, ovvero uno sbilanciamento di tutte le risorse verso l’ideale di un capitalismo ad ogni costo veniva considerato necessario a spingere la Cina ed il suo popolo verso l’ideale delle democrazie occidentali. La relazione si mantenne sui canoni precedenti ed ebbe modo di accrescersi e lambire campi particolari come quello della cooperazione nucleare. Nel quarto capitolo si parte con la narrazione dei fatti post Tian An men sino a giungere al 2010. Fu in questo arco temporale che le relazioni sino-pakistane diedero il loro frutto più alto in termini economici (l’FTA del 2006) e che, allo stesso tempo videro dati molto superiori agli anni precedenti in termini di scambi commerciali, nel biennio 2005-2006 (anni che furono anche conosciuti come periodo d’oro delle relazioni sino-pakistane). Ma, come affermo nell’ultimo capitolo la relazione era destinata a trasformarsi, perdendo di importanza per quanto concerne il mero dato economico e commerciale ed acquistandone invece per ciò che riguardava la solidità diplomatica e strategica. Nell’ultimo capitolo è evidenziato infatti come, una volta assurto al ruolo di potenza internazionale, la Cina si proiettò attraversò il consolidamento avvenuto sotto Jiang Zemin con la teoria delle “Tre rappresentanze” (con la sua applicazione politica, in campo di creazione del tessuto di élites e di sviluppo economico) e la “Pacifica ascesa” emersa negli anni di Hu Jintao. Con l’approdo infine al “Sogno cinese” del Presidente Xi Jinping la Cina ha iniziato a guardare al Pakistan sempre più chiaramente come a un alleato di tipo strategico, senza mirare ad un consolidamento tutto tondo, eppure sta investendo capitali ingentissimi, confermando la sua intenzione di mantenere viva e profondo il legame con Islamabad. Questo comportamento, avallato e confermato dalla fedeltà dell’alleato pakistano, che tiene all’alleanza e la vede (specialmente in ambito di cooperazione industriale, infrastrutturale e di produzione militare) come tassello fondamentale della sue dimensioni diplomatica, economica e militare, la rende particolare e degna di approfondito studio. L’alleanza è un elemento di innovazione nelle relazioni fra paesi pur provenendo da una tradizione ultra cinquantennale, grazie al cambiamento registrato nella sua evoluzione e che è illustrato nel quinto capitolo.
19-giu-2018
Italiano
Vernassa, Maurizio
Gabusi, Giuseppe
Mantelli, Brunello
Soave, Paolo
Università degli Studi di Pisa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/133432
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-133432