Con il lavoro che segue ho cercato di offrire una risposta ad un grande interrogativo che, da sempre, si pone lʼEstetica: un interrogativo ontologico che può essere certamente rivolto a tutte le forme dʼarte, ma che forse sino ad oggi (soprattutto in Italia) ritengo non sia stato posto nella maniera più adeguata ed esplicita possibile nei confronti della Performance Art. La domanda attorno a cui ruota questo scritto risulta essere infatti la seguente: che cosʼè la Performance Art? La prima parte del lavoro, in particolare, è incentrata quasi esclusivamente sulla filosofia di matrice “analitica” e costituisce una sorta di vademecum con cui cerco di chiarire ed avvicinarmi al discorso sullʼontologia della Performance Art. In essa ho cercato infatti di collocare la Performance Art nel più ampio intreccio di questioni teoriche legate alla dimensione definitoria, ontologica e rappresentazionale dellʼopera dʼarte e, più specificamente, di presentare le nozioni goodmaniane di “funzionamento estetico” e di “attivazione” come antidoti concettuali allʼimpasse a cui sembra votata una definizione ontologica della stessa. Nella seconda parte è possibile trovare invece il contributo più originale offerto dal lavoro al dibattito contemporaneo sulla Performance Art: una presentazione generale dei Performance Studies, a partire dalla fondativa teoria della performance di Richard Schechner sino alla recente estetica del performativo di Erika Fischer-Lichte, assieme ad unʼanalisi degli “antefatti avanguardistici” della Perfomance Art e del più recente lavoro artistico di Marina Abramović, mi hanno condotto alla ricostruzione di una sorta di ontologia della Performance Art e allʼarticolazione e descrizione delle sue diverse “anime”.

Ontologia della Performance Art

2019

Abstract

Con il lavoro che segue ho cercato di offrire una risposta ad un grande interrogativo che, da sempre, si pone lʼEstetica: un interrogativo ontologico che può essere certamente rivolto a tutte le forme dʼarte, ma che forse sino ad oggi (soprattutto in Italia) ritengo non sia stato posto nella maniera più adeguata ed esplicita possibile nei confronti della Performance Art. La domanda attorno a cui ruota questo scritto risulta essere infatti la seguente: che cosʼè la Performance Art? La prima parte del lavoro, in particolare, è incentrata quasi esclusivamente sulla filosofia di matrice “analitica” e costituisce una sorta di vademecum con cui cerco di chiarire ed avvicinarmi al discorso sullʼontologia della Performance Art. In essa ho cercato infatti di collocare la Performance Art nel più ampio intreccio di questioni teoriche legate alla dimensione definitoria, ontologica e rappresentazionale dellʼopera dʼarte e, più specificamente, di presentare le nozioni goodmaniane di “funzionamento estetico” e di “attivazione” come antidoti concettuali allʼimpasse a cui sembra votata una definizione ontologica della stessa. Nella seconda parte è possibile trovare invece il contributo più originale offerto dal lavoro al dibattito contemporaneo sulla Performance Art: una presentazione generale dei Performance Studies, a partire dalla fondativa teoria della performance di Richard Schechner sino alla recente estetica del performativo di Erika Fischer-Lichte, assieme ad unʼanalisi degli “antefatti avanguardistici” della Perfomance Art e del più recente lavoro artistico di Marina Abramović, mi hanno condotto alla ricostruzione di una sorta di ontologia della Performance Art e allʼarticolazione e descrizione delle sue diverse “anime”.
6-mar-2019
Italiano
Desideri, Fabrizio
Diodato, Roberto
Università degli Studi di Pisa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/134255
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-134255