Le riforme in materia di comunicazione pubblica e di semplificazione del linguaggio amministrativo intraprese nel nostro Paese a partire dagli anni Novanta non hanno condotto ai risultati auspicati nell’ottica della modernizzazione del sistema amministrativo e della partecipazione attiva e consapevole della cittadinanza ai processi comunicativi d’interesse generale. Lo testimoniano indagini quantitative realizzate sullo stato di attuazione di tali riforme nelle diverse realtà amministrative nazionali e lo conferma l'esperienza diretta del cittadino-utente-cliente quotidianamente alle prese con l'arduo compito della comprensione dei testi prodotti dalla pubblica amministrazione.Termini desueti e inutilmente astratti e specialistici, costruzioni sintattiche complesse e tortuose, scarsa attenzione per la progettazione testuale e per l’organizzazione logica delle informazioni, eccessiva formalità e pedissequa dipendenza del linguaggio amministrativo dal linguaggio delle leggi, ambiguità espressive, carenze ed eccedenze informative sono tutti fattori linguistici e comunicativi che – come hanno messo opportunamente in risalto studi linguistici e sociolinguistici condotti negli ultimi decenni – ostacolano la comprensione effettiva e diffusa dei testi pubblici. Lo studio condotto, concentrandosi su uno specifico case study, intende analizzare in profondità – mediante il ricorso alle tecniche della ricerca qualitativa ed etnografica – gli ostacoli che il percorso di innovazione linguistica e dunque comunicativa incontra nella realtà amministrativa complessivamente considerata: nelle sue dimensioni strutturali e culturali. L’analisi testuale di un campione significativo di documenti prodotti dal Comune di Pisa, e riscritti in appositi gruppi di lavoro, e il confronto che è stato possibile realizzare nelle sedi formative e più sistematicamente durante le attività di ricerca con gli autori dei testi amministrativi ha consentito di rilevare una serie di resistenze “burocratiche” al mutamento linguistico e dunque organizzativo, istituzionale e sociale: alcune riferibili al carattere, per certi versi, inevitabilmente formale, impersonale, autoreferenziale, specialistico e irriducibilmente complesso dell’“agire linguistico” amministrativo,riflesso del potere burocratico e dei moderni processi di differenziazione e di specializzazione funzionale alla base del sistema amministrativo; altre invece riconducibili al radicamento negli uffici di un senso di assoluto e incondizionato ossequio al “dovere d’ufficio”, alla disciplina, al culto della regola e a certi rituali burocratici, nonché all'attivazione di meccanismi difensivi e di autotutela nella pubblica amministrazione "relazionale" e "dialogica", che ostacolano lo sviluppo di atteggiamenti e comportamenti comunicativi alternativi, maggiormente professionali ed eticamente orientati al destinatario; che siano pertanto costitutivi ed espressione di una reale cultura del servizio pubblico. Dai risultati della ricerca emerge in generale una pubblica amministrazione protesa tra esigenze di stabilità e legittimazione istituzionale da una parte e esigenze di democraticità e legittimazione sociale dall’altra, tra “razionalità formale” e “razionalità sostanziale”, conservazione e innovazione, tradizione e modernità.
Parole in "comune". Il linguaggio della pubblica amministrazione italiana tra conservazione e innovazione
2013
Abstract
Le riforme in materia di comunicazione pubblica e di semplificazione del linguaggio amministrativo intraprese nel nostro Paese a partire dagli anni Novanta non hanno condotto ai risultati auspicati nell’ottica della modernizzazione del sistema amministrativo e della partecipazione attiva e consapevole della cittadinanza ai processi comunicativi d’interesse generale. Lo testimoniano indagini quantitative realizzate sullo stato di attuazione di tali riforme nelle diverse realtà amministrative nazionali e lo conferma l'esperienza diretta del cittadino-utente-cliente quotidianamente alle prese con l'arduo compito della comprensione dei testi prodotti dalla pubblica amministrazione.Termini desueti e inutilmente astratti e specialistici, costruzioni sintattiche complesse e tortuose, scarsa attenzione per la progettazione testuale e per l’organizzazione logica delle informazioni, eccessiva formalità e pedissequa dipendenza del linguaggio amministrativo dal linguaggio delle leggi, ambiguità espressive, carenze ed eccedenze informative sono tutti fattori linguistici e comunicativi che – come hanno messo opportunamente in risalto studi linguistici e sociolinguistici condotti negli ultimi decenni – ostacolano la comprensione effettiva e diffusa dei testi pubblici. Lo studio condotto, concentrandosi su uno specifico case study, intende analizzare in profondità – mediante il ricorso alle tecniche della ricerca qualitativa ed etnografica – gli ostacoli che il percorso di innovazione linguistica e dunque comunicativa incontra nella realtà amministrativa complessivamente considerata: nelle sue dimensioni strutturali e culturali. L’analisi testuale di un campione significativo di documenti prodotti dal Comune di Pisa, e riscritti in appositi gruppi di lavoro, e il confronto che è stato possibile realizzare nelle sedi formative e più sistematicamente durante le attività di ricerca con gli autori dei testi amministrativi ha consentito di rilevare una serie di resistenze “burocratiche” al mutamento linguistico e dunque organizzativo, istituzionale e sociale: alcune riferibili al carattere, per certi versi, inevitabilmente formale, impersonale, autoreferenziale, specialistico e irriducibilmente complesso dell’“agire linguistico” amministrativo,riflesso del potere burocratico e dei moderni processi di differenziazione e di specializzazione funzionale alla base del sistema amministrativo; altre invece riconducibili al radicamento negli uffici di un senso di assoluto e incondizionato ossequio al “dovere d’ufficio”, alla disciplina, al culto della regola e a certi rituali burocratici, nonché all'attivazione di meccanismi difensivi e di autotutela nella pubblica amministrazione "relazionale" e "dialogica", che ostacolano lo sviluppo di atteggiamenti e comportamenti comunicativi alternativi, maggiormente professionali ed eticamente orientati al destinatario; che siano pertanto costitutivi ed espressione di una reale cultura del servizio pubblico. Dai risultati della ricerca emerge in generale una pubblica amministrazione protesa tra esigenze di stabilità e legittimazione istituzionale da una parte e esigenze di democraticità e legittimazione sociale dall’altra, tra “razionalità formale” e “razionalità sostanziale”, conservazione e innovazione, tradizione e modernità.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/134339
URN:NBN:IT:UNIPI-134339