Il processo di denazionalizzazione del diritto richiede un ripensamento del tradizionale rapporto tra l’eguaglianza e la cittadinanza. L’arretramento del modello Westfalia dei rapporti interstatali a vantaggio del modello Carta delle Nazioni Unite ha, difatti, prodotto una crisi generale dei concetti di nazione, identità e appartenenza, tradizionalmente ancorati alla cittadinanza. A quell’idea di cittadinanza si sovrappone una nozione di “cittadinanza di residenza”, in forza della quale è cittadino chiunque risieda stabilmente in un paese osservandone i doveri costituzionali, a prescindere dalla nazionalità o dalla cittadinanza (legale) di origine. La dicotomia cittadino-non cittadino finisce, quindi, per esasperarsi, sollevando una serie di cruciali questioni, che riguardano il panorama nazionale, innanzitutto, e quello europeo, in secondo luogo. Con riguardo ai problemi nazionali emergono una serie di interrogativi: eguaglianza in che cosa? Eguaglianza sino a che punto? Dove si ferma la ragionevolezza della distinzione? Volgendo lo sguardo al panorama dell’Unione europea, emerge la diffusione per via giurisprudenziale di un autentico “paradigma inclusivo” della cittadinanza europea, costruito attorno al principio generale dell’eguaglianza (formale e sostanziale). Anche questo secondo filone di ricerca solleva una serie di problemi cruciali: può avvenire l’integrazione senza diritti politici? Ci si può sentire parte di una collettività in assenza dei consueti strumenti di partecipazione politica?

Principio d'eguaglianza e inclusione nel demos. Cittadinanza e partecipazione tra ordinamento interno e ordinamento europeo

2013

Abstract

Il processo di denazionalizzazione del diritto richiede un ripensamento del tradizionale rapporto tra l’eguaglianza e la cittadinanza. L’arretramento del modello Westfalia dei rapporti interstatali a vantaggio del modello Carta delle Nazioni Unite ha, difatti, prodotto una crisi generale dei concetti di nazione, identità e appartenenza, tradizionalmente ancorati alla cittadinanza. A quell’idea di cittadinanza si sovrappone una nozione di “cittadinanza di residenza”, in forza della quale è cittadino chiunque risieda stabilmente in un paese osservandone i doveri costituzionali, a prescindere dalla nazionalità o dalla cittadinanza (legale) di origine. La dicotomia cittadino-non cittadino finisce, quindi, per esasperarsi, sollevando una serie di cruciali questioni, che riguardano il panorama nazionale, innanzitutto, e quello europeo, in secondo luogo. Con riguardo ai problemi nazionali emergono una serie di interrogativi: eguaglianza in che cosa? Eguaglianza sino a che punto? Dove si ferma la ragionevolezza della distinzione? Volgendo lo sguardo al panorama dell’Unione europea, emerge la diffusione per via giurisprudenziale di un autentico “paradigma inclusivo” della cittadinanza europea, costruito attorno al principio generale dell’eguaglianza (formale e sostanziale). Anche questo secondo filone di ricerca solleva una serie di problemi cruciali: può avvenire l’integrazione senza diritti politici? Ci si può sentire parte di una collettività in assenza dei consueti strumenti di partecipazione politica?
27-giu-2013
Italiano
Ventura, Luigi
Università degli Studi di Pisa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/134468
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-134468