La rappresentazione della malattia psicofisica e delle sue funzioni nell’opera di Denis Diderot si pone in un rapporto dialettico aperto con le teorie mediche prodotte dalla scuola vitalista di Montpellier, alla metà del XVIII Secolo. L’interesse dei medici e di Diderot per la malattia psicosomatica si inserisce in una crescente attenzione alla realtà del quotidiano, ma è altresì stimolato, dalla diffusione della filosofia empirica di Locke e di Condillac che, superando il dualismo cartesiano, promuove il riconoscimento di un’interdipendenza reciproca delle sfere fisica e morale e conduce alla concezione unitaria dell’organismo in quanto animata anatome, in cui l’anima si incarna. Una serie di soluzioni concettuali, metodologiche e formali permette ai medici e a Diderot di dare voce alla riscoperta vitalità dell’organismo, attraverso le manifestazioni di una patologia che, sconvolgendo l’equilibrio e l’ordine gerarchico a fondamento dell’organismo sano, scioglie ogni pudore e libera la sfera somatica, groviglio di pulsioni ed espressione della natura, dall’ipoteca della razionalità. Se in questo contesto, pur apprezzando il carattere multiforme dell’esistenza i medici tendono a definire la malattia come un fecondo scarto rispetto alla regola, Diderot approda alla seppur artificiosa dimostrazione dell’impossibilità di fissare una norma e alla conseguente definizione dell’individuo in quanto essere molteplice. In un primo momento si è approfondito il discorso relativo alla malattia psicosomatica prodotto dalla scienza medica del tempo; in seguito, è la scienza sperimentale dell’uomo formulata da Diderot nel Rêve de d’Alembert e nei suoi Éléments de physiologie ad essere presa in analisi e infine, si considera la rappresentazione della malattia psicosomatica nell’economia diegetica del romanzo e del "conte" diderotiano, che impone un ritmo fisiologico alla narrazione, forgia nuovi sistemi semantici, delinea un’etica rinnovata e si fa strumento euristico attraverso il quale approcciare il reale multiforme.
Le discours de la maladie chez Diderot et dans les traités médicaux du dix-huitième siècle
2019
Abstract
La rappresentazione della malattia psicofisica e delle sue funzioni nell’opera di Denis Diderot si pone in un rapporto dialettico aperto con le teorie mediche prodotte dalla scuola vitalista di Montpellier, alla metà del XVIII Secolo. L’interesse dei medici e di Diderot per la malattia psicosomatica si inserisce in una crescente attenzione alla realtà del quotidiano, ma è altresì stimolato, dalla diffusione della filosofia empirica di Locke e di Condillac che, superando il dualismo cartesiano, promuove il riconoscimento di un’interdipendenza reciproca delle sfere fisica e morale e conduce alla concezione unitaria dell’organismo in quanto animata anatome, in cui l’anima si incarna. Una serie di soluzioni concettuali, metodologiche e formali permette ai medici e a Diderot di dare voce alla riscoperta vitalità dell’organismo, attraverso le manifestazioni di una patologia che, sconvolgendo l’equilibrio e l’ordine gerarchico a fondamento dell’organismo sano, scioglie ogni pudore e libera la sfera somatica, groviglio di pulsioni ed espressione della natura, dall’ipoteca della razionalità. Se in questo contesto, pur apprezzando il carattere multiforme dell’esistenza i medici tendono a definire la malattia come un fecondo scarto rispetto alla regola, Diderot approda alla seppur artificiosa dimostrazione dell’impossibilità di fissare una norma e alla conseguente definizione dell’individuo in quanto essere molteplice. In un primo momento si è approfondito il discorso relativo alla malattia psicosomatica prodotto dalla scienza medica del tempo; in seguito, è la scienza sperimentale dell’uomo formulata da Diderot nel Rêve de d’Alembert e nei suoi Éléments de physiologie ad essere presa in analisi e infine, si considera la rappresentazione della malattia psicosomatica nell’economia diegetica del romanzo e del "conte" diderotiano, che impone un ritmo fisiologico alla narrazione, forgia nuovi sistemi semantici, delinea un’etica rinnovata e si fa strumento euristico attraverso il quale approcciare il reale multiforme.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/134514
URN:NBN:IT:UNIPI-134514