La Toscana, per le sue caratteristiche pedo–climatiche, è una Regione tradizionalmente vocata alla coltivazione di specie oleaginose erbacee, in particolare del girasole e, in misura più ridotta, del colza e delle brassicacee minori. La filiera delle oleaginose, ad oggi, è strutturata principalmente per rispondere alla domanda di olio alimentare, ma da alcuni anni è in atto un’espansione del mercato degli olii vegetali per usi industriali (bio–carburanti, bio-lubrificanti), che appare promettente. Al pari di ciò che si realizza in alcuni Paesi europei (Germania e Austria in particolare), lo sviluppo di filiere agroenergetiche corte, basate sulla produzione locale di olio da colture erbacee da destinarsi all’autotrazione o alla produzione di energia termica o elettrica, potrebbe rappresentare un incentivo alla coltivazione di queste specie che, in molti areali produttivi della Toscana, rappresentano l’unica alternativa alla monosuccessione dei cereali a paglia, seppur scarsamente ricompensata sotto il profilo economico. Nell’ambito di una filiera agroenergetica corta basata sulle colture da olio, la valorizzazione delle risorse interne al sistema finalizzata alla riduzione dei mezzi tecnici di origine extra–aziendale è di fondamentale importanza affinché l’intero processo risulti sostenibile sotto il profilo economico, agronomico ed ambientale. Per questa ragione, è necessario che trovi una piena ed efficiente utilizzazione non solo il prodotto principale (olio) che si ricava dai semi oleosi ma anche il co-prodotto della lavorazione (panello). Il panello di oleaginose avente un titolo minimo di N del 3% (valutato come N organico) è considerato dalla normativa in vigore in materia di fertilizzanti come un concime organico azotato. Nonostante l’utilizzo dei panelli di oleaginose come fertilizzante delle colture sia generalmente poco diffuso, nell’ambito di una filiera agroenergetica corta esso potrebbe rappresentare un’alternativa all’impiego di altri concimi azotati, sia minerali che organici. Come per tutti i materiali organici che vengono incorporati al terreno agrario, però, il tasso di mineralizzazione dell’azoto contenuto nei panelli di oleaginose dipende da numerosi fattori (composizione chimica della matrice stessa, temperatura e contenuto idrico del terreno, caratteristiche fisico–chimiche e biologiche del suolo, ecc.), che non rendono semplice fare in modo che i tempi di rilascio dell’azoto di origine organica corrispondano con quelli di maggiore richiesta da parte delle colture. I risultati delle ricerche condotte al fine di valutare le dinamiche di mineralizzazione dei panelli di oleaginose utilizzati come fertilizzanti hanno fino ad oggi evidenziato come il tasso di rilascio dell’azoto dipenda strettamente dal tipo di matrice utilizzata e che, di conseguenza, anche la risposta alla concimazione da parte delle colture sia diversa in funzione delle caratteristiche chimiche del panello. E’ altrettanto vero, però, che anche le caratteristiche climatiche e agro-pedologiche di una determinata area, nonché la specie coltivata, possano modificare questi processi, ma gli studi condotti in Italia volti a chiarire questi aspetti sono scarsi. Lo scopo di questa ricerca, quindi, è stato quello di analizzare le potenzialità di utilizzo come concime azotato di due tipologie di panello di colture oleaginose (girasole e Brassica carinata A. Braun) attraverso lo studio degli effetti prodotti da queste due matrici organiche in un’area costiera della Toscana centrale su: 1. la resa e le caratteristiche qualitative di due cereali autunno-vernini (frumento duro e orzo) e di una coltura primaverile-estiva (girasole); 2. la dinamica di mineralizzazione dell’azoto derivante dai concimi, A tal fine, la ricerca, che è stata condotta complessivamente tra il 2005 ed il 2008, ha previsto l’impostazione di tre tipologie di esperienze (una parcellare e due in lisimetri) che hanno permesso di confrontare gli effetti dei panelli di girasole e di Brassica carinata con quelli prodotti da dosi diverse di N sottoforma di urea e dalla stessa dose di N sottoforma di un concime azotati a lento rilascio sulle colture di girasole e di orzo (per quanto riguarda l’esperienza in parcelle), con la stessa dose di N sottoforma di urea e di due concimi azotati a lento rilascio su due terreni a diversa tessitura su frumento duro e girasole (per quanto riguarda la prima esperienza in lisimetri) e con la stessa dose di N sottoforma di due concimi azotati a lento rilascio su un terreno mantenuto senza copertura vegetale (per quanto riguarda la seconda esperienza in lisimetri).
Valorizzazione di Helianthus annuus L. e Brassica carinata A. Braun attraverso lo studio di potenziali filiere agro–industriali
2009
Abstract
La Toscana, per le sue caratteristiche pedo–climatiche, è una Regione tradizionalmente vocata alla coltivazione di specie oleaginose erbacee, in particolare del girasole e, in misura più ridotta, del colza e delle brassicacee minori. La filiera delle oleaginose, ad oggi, è strutturata principalmente per rispondere alla domanda di olio alimentare, ma da alcuni anni è in atto un’espansione del mercato degli olii vegetali per usi industriali (bio–carburanti, bio-lubrificanti), che appare promettente. Al pari di ciò che si realizza in alcuni Paesi europei (Germania e Austria in particolare), lo sviluppo di filiere agroenergetiche corte, basate sulla produzione locale di olio da colture erbacee da destinarsi all’autotrazione o alla produzione di energia termica o elettrica, potrebbe rappresentare un incentivo alla coltivazione di queste specie che, in molti areali produttivi della Toscana, rappresentano l’unica alternativa alla monosuccessione dei cereali a paglia, seppur scarsamente ricompensata sotto il profilo economico. Nell’ambito di una filiera agroenergetica corta basata sulle colture da olio, la valorizzazione delle risorse interne al sistema finalizzata alla riduzione dei mezzi tecnici di origine extra–aziendale è di fondamentale importanza affinché l’intero processo risulti sostenibile sotto il profilo economico, agronomico ed ambientale. Per questa ragione, è necessario che trovi una piena ed efficiente utilizzazione non solo il prodotto principale (olio) che si ricava dai semi oleosi ma anche il co-prodotto della lavorazione (panello). Il panello di oleaginose avente un titolo minimo di N del 3% (valutato come N organico) è considerato dalla normativa in vigore in materia di fertilizzanti come un concime organico azotato. Nonostante l’utilizzo dei panelli di oleaginose come fertilizzante delle colture sia generalmente poco diffuso, nell’ambito di una filiera agroenergetica corta esso potrebbe rappresentare un’alternativa all’impiego di altri concimi azotati, sia minerali che organici. Come per tutti i materiali organici che vengono incorporati al terreno agrario, però, il tasso di mineralizzazione dell’azoto contenuto nei panelli di oleaginose dipende da numerosi fattori (composizione chimica della matrice stessa, temperatura e contenuto idrico del terreno, caratteristiche fisico–chimiche e biologiche del suolo, ecc.), che non rendono semplice fare in modo che i tempi di rilascio dell’azoto di origine organica corrispondano con quelli di maggiore richiesta da parte delle colture. I risultati delle ricerche condotte al fine di valutare le dinamiche di mineralizzazione dei panelli di oleaginose utilizzati come fertilizzanti hanno fino ad oggi evidenziato come il tasso di rilascio dell’azoto dipenda strettamente dal tipo di matrice utilizzata e che, di conseguenza, anche la risposta alla concimazione da parte delle colture sia diversa in funzione delle caratteristiche chimiche del panello. E’ altrettanto vero, però, che anche le caratteristiche climatiche e agro-pedologiche di una determinata area, nonché la specie coltivata, possano modificare questi processi, ma gli studi condotti in Italia volti a chiarire questi aspetti sono scarsi. Lo scopo di questa ricerca, quindi, è stato quello di analizzare le potenzialità di utilizzo come concime azotato di due tipologie di panello di colture oleaginose (girasole e Brassica carinata A. Braun) attraverso lo studio degli effetti prodotti da queste due matrici organiche in un’area costiera della Toscana centrale su: 1. la resa e le caratteristiche qualitative di due cereali autunno-vernini (frumento duro e orzo) e di una coltura primaverile-estiva (girasole); 2. la dinamica di mineralizzazione dell’azoto derivante dai concimi, A tal fine, la ricerca, che è stata condotta complessivamente tra il 2005 ed il 2008, ha previsto l’impostazione di tre tipologie di esperienze (una parcellare e due in lisimetri) che hanno permesso di confrontare gli effetti dei panelli di girasole e di Brassica carinata con quelli prodotti da dosi diverse di N sottoforma di urea e dalla stessa dose di N sottoforma di un concime azotati a lento rilascio sulle colture di girasole e di orzo (per quanto riguarda l’esperienza in parcelle), con la stessa dose di N sottoforma di urea e di due concimi azotati a lento rilascio su due terreni a diversa tessitura su frumento duro e girasole (per quanto riguarda la prima esperienza in lisimetri) e con la stessa dose di N sottoforma di due concimi azotati a lento rilascio su un terreno mantenuto senza copertura vegetale (per quanto riguarda la seconda esperienza in lisimetri).File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/135221
URN:NBN:IT:UNIPI-135221