Con la formazione del Regno di Eshnunna, che inglobava la zona dalla confluenza del Tigri con la Diyala fino alle pendici dei monti Zagros, il bacino dell’Hamrin si trovò al centro degli importanti avvenimenti che interessarono il Vicino Oriente Paleo-babilonese. Tuttavia, nel 1976 il Ministero dell’Irrigazione Iraqeno, in risposta alla continua desertificazione dell’area, decise di costruire una diga che, pur rispondendo ad una necessità pratica e non ovviabile, avrebbe causato la sommersione dei siti archeologici presenti nel bacino. Si avviò, quindi, una campagna di scavo di carattere internazionale aperta a tutti gli istituti universitari e centri di ricerca che avessero fatto richiesta di partecipazione e che mise in evidenza importanti attestazioni materiali ed epigrafiche che confermarono la vivacità culturale ed economica dell’Hamrin. È proprio la documentazione materiale a denunciare il dinamismo insediativo del bacino già a partire dal VI millennio a.C., che, culminando nell’epoca paleo-babilonese in coincidenza con il periodo di massima fioritura della civiltà di Eshnunna, assegnò all’area un ruolo ben diverso da quello, inizialmente pensato, di passivo terreno di battaglia. Testimonianza della centralità di questi testi negli studi letterari mesopotamici è, tra gli altri, un importante esempio messo in luce a Tell Haddad che, risalente probabilmente all’epoca di Ur III e ricostruito sulla base di diversi frammenti, ci fornisce una versione sumerica della Morte di Gilgameš, che integra la già nota versione di questo poemetto proveniente da Nippur. Le questioni da chiarire sembrano ruotare proprio attorno ad una mancata definizione di quello che fu il sostrato culturale dell’Hamrin: nel bacino si può delineare un’evoluzione propulsiva e indipendente, per quanto parallela, da quelle dei paesi confinanti o siamo testimoni di un forte condizionamento da parte di un governo centrale ad esso esterno? La ricostruzione delle dinamiche storiche attraverso il filo conduttore delle attestazioni archeologiche e di quelle epigrafiche di arricchisce dello studio di ventuno testi di Tell Halawa, inediti e custoditi presso l’Hearst Museum di Berkeley, dove giunsero negli anni Trenta attraverso un’acquisizione operata dal professore universitario H. Lutz. Lo studio di un’ennesima tessera, che amplia e precisa quel complicato mosaico di vicende che fu il Vicino Oriente Antico nell’epoca paleo-babilonese, vuole essere di aiuto nella definizione dei suoi complessi contorni storici, al fine di enucleare, non le peculiarità di regioni già intuitivamente differenziate a causa degli ostacoli geografici che le dividono, ma le comuni risultanze nel patrimonio letterario e materiale elaborato, a conferma di come la cultura si spinga oltre i limiti fisici di una catena montuosa.

Le dinamiche culturali del bacino dell'Hamrin (periodo paleo-babilonese)

2010

Abstract

Con la formazione del Regno di Eshnunna, che inglobava la zona dalla confluenza del Tigri con la Diyala fino alle pendici dei monti Zagros, il bacino dell’Hamrin si trovò al centro degli importanti avvenimenti che interessarono il Vicino Oriente Paleo-babilonese. Tuttavia, nel 1976 il Ministero dell’Irrigazione Iraqeno, in risposta alla continua desertificazione dell’area, decise di costruire una diga che, pur rispondendo ad una necessità pratica e non ovviabile, avrebbe causato la sommersione dei siti archeologici presenti nel bacino. Si avviò, quindi, una campagna di scavo di carattere internazionale aperta a tutti gli istituti universitari e centri di ricerca che avessero fatto richiesta di partecipazione e che mise in evidenza importanti attestazioni materiali ed epigrafiche che confermarono la vivacità culturale ed economica dell’Hamrin. È proprio la documentazione materiale a denunciare il dinamismo insediativo del bacino già a partire dal VI millennio a.C., che, culminando nell’epoca paleo-babilonese in coincidenza con il periodo di massima fioritura della civiltà di Eshnunna, assegnò all’area un ruolo ben diverso da quello, inizialmente pensato, di passivo terreno di battaglia. Testimonianza della centralità di questi testi negli studi letterari mesopotamici è, tra gli altri, un importante esempio messo in luce a Tell Haddad che, risalente probabilmente all’epoca di Ur III e ricostruito sulla base di diversi frammenti, ci fornisce una versione sumerica della Morte di Gilgameš, che integra la già nota versione di questo poemetto proveniente da Nippur. Le questioni da chiarire sembrano ruotare proprio attorno ad una mancata definizione di quello che fu il sostrato culturale dell’Hamrin: nel bacino si può delineare un’evoluzione propulsiva e indipendente, per quanto parallela, da quelle dei paesi confinanti o siamo testimoni di un forte condizionamento da parte di un governo centrale ad esso esterno? La ricostruzione delle dinamiche storiche attraverso il filo conduttore delle attestazioni archeologiche e di quelle epigrafiche di arricchisce dello studio di ventuno testi di Tell Halawa, inediti e custoditi presso l’Hearst Museum di Berkeley, dove giunsero negli anni Trenta attraverso un’acquisizione operata dal professore universitario H. Lutz. Lo studio di un’ennesima tessera, che amplia e precisa quel complicato mosaico di vicende che fu il Vicino Oriente Antico nell’epoca paleo-babilonese, vuole essere di aiuto nella definizione dei suoi complessi contorni storici, al fine di enucleare, non le peculiarità di regioni già intuitivamente differenziate a causa degli ostacoli geografici che le dividono, ma le comuni risultanze nel patrimonio letterario e materiale elaborato, a conferma di come la cultura si spinga oltre i limiti fisici di una catena montuosa.
26-giu-2010
Italiano
Saporetti, Claudio
Borbone, Pier Giorgio
Mander, Pietro
Panattoni, Emanuela
Caracchi, Pinuccia
Università degli Studi di Pisa
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embargo fino al 19/07/2050

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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/135707
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-135707