Le Camere di commercio nascono come rappresentanti di interessi economici volti alla tutela delle categorie settoriali. Questa connotazione ha da sempre avuto come conseguenza l’interessamento delle altre istituzioni del territorio ed in particolare ha suscitato l’attenzione delle classi politiche ed in alcuni periodi storici anche quello degli organi religiosi. Chiaro esempio di quanto appena detto è rappresentato dalla Legge n. 580/1993, che ha affidato agli enti camerali l’autonomia statutaria, attraverso la quale le Camere possono svolgere un compito di supporto e di promozione al sistema delle imprese. Ecco che per la prima volta le Camere assumono un ruolo centrale nell’amministrazione degli interessi delle imprese, sia rispetto all’attività statale, sia a quella delle regioni. L’autonomia funzionale degli enti camerali, così come delineata dalla Legge n. 59/1997, ha fatto in modo che le Camere potessero, da un lato costituire l’espressione d’interessi circoscritti, dall’altro concorrere alla realizzazione di un pluralismo istituzionale. L’assetto delle Camere così come appena descritto, nonché l’attività di supporto all'internazionalizzazione per la promozione del sistema italiano delle imprese all'estero, affidatogli dal nuovo D.lgs. n. 23/2010, ha sempre più fatto pensare alle Camere di commercio come veri e propri gruppi di interesse, che successivamente potrebbero influenzare in maniera preponderante le scelte politico-economiche delle istituzioni, trasformandosi pertanto in gruppi di pressione. Un esempio dell’ingerenza degli enti camerali a livello decisorio è dato dall’esperienza degli Euro Info Centre del 1987, che permettendo alla Commissione centrale europea di avviare un legame diretto con le imprese presenti sul territorio italiano, ha altresì consentito al sistema camerale di creare un varco tra l’esigenze settoriali rappresentate ed il sistema politico centrale europeo.

Le camere di commercio tra rappresentanza di interessi economici e gruppo di pressione

2010

Abstract

Le Camere di commercio nascono come rappresentanti di interessi economici volti alla tutela delle categorie settoriali. Questa connotazione ha da sempre avuto come conseguenza l’interessamento delle altre istituzioni del territorio ed in particolare ha suscitato l’attenzione delle classi politiche ed in alcuni periodi storici anche quello degli organi religiosi. Chiaro esempio di quanto appena detto è rappresentato dalla Legge n. 580/1993, che ha affidato agli enti camerali l’autonomia statutaria, attraverso la quale le Camere possono svolgere un compito di supporto e di promozione al sistema delle imprese. Ecco che per la prima volta le Camere assumono un ruolo centrale nell’amministrazione degli interessi delle imprese, sia rispetto all’attività statale, sia a quella delle regioni. L’autonomia funzionale degli enti camerali, così come delineata dalla Legge n. 59/1997, ha fatto in modo che le Camere potessero, da un lato costituire l’espressione d’interessi circoscritti, dall’altro concorrere alla realizzazione di un pluralismo istituzionale. L’assetto delle Camere così come appena descritto, nonché l’attività di supporto all'internazionalizzazione per la promozione del sistema italiano delle imprese all'estero, affidatogli dal nuovo D.lgs. n. 23/2010, ha sempre più fatto pensare alle Camere di commercio come veri e propri gruppi di interesse, che successivamente potrebbero influenzare in maniera preponderante le scelte politico-economiche delle istituzioni, trasformandosi pertanto in gruppi di pressione. Un esempio dell’ingerenza degli enti camerali a livello decisorio è dato dall’esperienza degli Euro Info Centre del 1987, che permettendo alla Commissione centrale europea di avviare un legame diretto con le imprese presenti sul territorio italiano, ha altresì consentito al sistema camerale di creare un varco tra l’esigenze settoriali rappresentate ed il sistema politico centrale europeo.
5-lug-2010
Italiano
Bani, Elisabetta
Università degli Studi di Pisa
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