Il presente lavoro consiste in un'analisi della traduzione alfieriana dell'Eneide: attraverso un'indagine serrata sul testo, si sono enucleate alcune caratteristiche del vertere alfieriano, che vanno dall'accorciamento alla drammatizzazione, passando per fenomeni compensatori e di intensificazione, rientrando tuttavia in una prospettiva di sostanziale fedeltà all'originale. Nel corso dell'elaborato si dà inoltre conto sia del giudizio alfieriano su Virgilio, sia dell'immersione dell'autore nel mondo della classicità, sia, infine, dei ricorrenti fenomeni intertestuali che percorrono l'intera versione.

"Nulla insegna quanto il tradurre": Vittorio Alfieri traduttore dell'Eneide

2013

Abstract

Il presente lavoro consiste in un'analisi della traduzione alfieriana dell'Eneide: attraverso un'indagine serrata sul testo, si sono enucleate alcune caratteristiche del vertere alfieriano, che vanno dall'accorciamento alla drammatizzazione, passando per fenomeni compensatori e di intensificazione, rientrando tuttavia in una prospettiva di sostanziale fedeltà all'originale. Nel corso dell'elaborato si dà inoltre conto sia del giudizio alfieriano su Virgilio, sia dell'immersione dell'autore nel mondo della classicità, sia, infine, dei ricorrenti fenomeni intertestuali che percorrono l'intera versione.
5-dic-2013
Italiano
Paduano, Guido
Università degli Studi di Pisa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/136566
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-136566