Il testo parte dal presupposto che la sceneggiatura sia luogo di incontro di archetipi narrativi, drammaturgici e culturali. Il lavoro dello sceneggiatore, con la sua Weltanschauung personale o indotta si inserisce all’interno di un sistema produttivo, in cui il processo narrativo ed economico portano alla creazione di un costrutto, il quale ha delle possibilità di realizzazione e fruizione solo all’interno di una gerarchia. La figura dello sceneggiatore si materializza in varie forme di presenza dalla fase della pre-produzione all’esercizio. Ovviamente la sceneggiatura risulta, con questi presupposti essere il prodotto dei codici culturali ed economici predominanti della società in cui ne viene condotta la stesura. Ancora più ovvie sono pertanto le possibili forme di resistenza esercitate da alcuni autori contro tali codici e convenzioni. In particolare la società inglese di fine anni Cinquanta, fino agli inizi dei Settanta, vive un periodo di consistente mutamento, durante il quale avvengono diverse “migrazioni”, sia di fatto che metaforiche. Dal cinema di paese al multiplex in città, dallo schermo cinematografico a quello televisivo, dalla pièce al feature-film o alla serie TV, dalle macerie della guerra al neo-capitalismo post-bellico, da un uomo sociologicamente “omo-diretto” ad uno “etero-diretto” e così via. La televisione, che da fenomeno fruibile in pubblico diviene sempre più vivibile anche nel privato, porta alla creazione di nuove forme di racconto, di formati sempre più innovativi. Anche i luoghi del raccontato cambiano: il setting è spesso spostato nell’Inghilterra centro-settentrionale rappresentando anche la società che vi vive, nonché il fenomeno dell’urbanizzazione. Le case di produzione indipendenti e autoctone si stabiliscono come riferimento principale di e per l’investimento produttivo. Sono il riferimento per gli autori emergenti. Tanto più che la BBC cresce ed inizia l’era dei The Wednesday Play, dei Play of the Month e Sunday Night Play. Cosa che significa la nascita di una tradizione di „adattamento“ e mise en scène di piéce teatrali in ambito televisivo. Qui lo sceneggiatore ha una posizione del tutto nuova e assume ruoli che prima non conosceva: dal reader allo story-editor, dal producer allo Head of Drama Deparment o Chief of Script. Tutti i binari scorrono paralleli e lo sceneggiatore dimostra la sua maestria nel camminare su più sentieri contemporaneamente, facendoli congiungere o saltando da uno all’altro, utilizzando le più disparate forme di rappresentazione. È per questo che si può ben dire che la nuova ondata del cinema britannico trovi la sua spinta propulsiva presso gli autori, dei quali si è studiato documenti di ricerca inediti, riguardanti le loro carriere. John Osborne è commediografo e sceneggiatore; Alan Sillitoe è romanziere, saggista e sceneggiatore; David Mercer è prima commediografo e poi sceneggiatore; Hall e Waterhouse sperimentano contemporaneamente tutti i codici e Shelagh Delaney scrive per il teatro e per il cinema. Tutti loro si trovano a lavorare sia per la BBC, sia per la ITV (anche i primi canali privati appartengono alle su menzionate migrazioni), o per le allora più grandi produzioni cinematografiche indipendenti, la Woodfall Film Production, la Vic Film e la Rialto Pictures. Inoltre si cerca di chiarire altre questioni delicate: il copyright, la censura esercitata dal British Board of Film Censors e dalla Independent Broadcasting (poi Television) Authority, la Vertretung tramite una agenzia, la peculiarità del sistema editoriale inglese. L’ultima parte della tesi analizza secondo la drama theory contemporanea le stesure dei lavori che si sono potuti trovare degli autori più presenti sul mercato: Sarturday night and Sunday Morning (final draft); The Loneliness of the long Distance Runner (first draft); In two minds (tv dialogue script), Billy Liar (final draft). Si è cercato di individuare in base a questi testi e ad altre fonti di archivio costanti e variabili del testo-sceneggiatura, affinità e divergenze tra gli autori per riordinare i risultati in una sorta di mappa dedicata alle tipologie delle strutture narrative usate e ai significati delle forme di rappresentazione scelte. Infine si sono riportate interviste effettuate con addetti ai lavori ancora in vita: Alan Sillitoe, Willis Hall, Tony Garnett e Gordon Dickerson.
A WRITER’S WAVE?
2006
Abstract
Il testo parte dal presupposto che la sceneggiatura sia luogo di incontro di archetipi narrativi, drammaturgici e culturali. Il lavoro dello sceneggiatore, con la sua Weltanschauung personale o indotta si inserisce all’interno di un sistema produttivo, in cui il processo narrativo ed economico portano alla creazione di un costrutto, il quale ha delle possibilità di realizzazione e fruizione solo all’interno di una gerarchia. La figura dello sceneggiatore si materializza in varie forme di presenza dalla fase della pre-produzione all’esercizio. Ovviamente la sceneggiatura risulta, con questi presupposti essere il prodotto dei codici culturali ed economici predominanti della società in cui ne viene condotta la stesura. Ancora più ovvie sono pertanto le possibili forme di resistenza esercitate da alcuni autori contro tali codici e convenzioni. In particolare la società inglese di fine anni Cinquanta, fino agli inizi dei Settanta, vive un periodo di consistente mutamento, durante il quale avvengono diverse “migrazioni”, sia di fatto che metaforiche. Dal cinema di paese al multiplex in città, dallo schermo cinematografico a quello televisivo, dalla pièce al feature-film o alla serie TV, dalle macerie della guerra al neo-capitalismo post-bellico, da un uomo sociologicamente “omo-diretto” ad uno “etero-diretto” e così via. La televisione, che da fenomeno fruibile in pubblico diviene sempre più vivibile anche nel privato, porta alla creazione di nuove forme di racconto, di formati sempre più innovativi. Anche i luoghi del raccontato cambiano: il setting è spesso spostato nell’Inghilterra centro-settentrionale rappresentando anche la società che vi vive, nonché il fenomeno dell’urbanizzazione. Le case di produzione indipendenti e autoctone si stabiliscono come riferimento principale di e per l’investimento produttivo. Sono il riferimento per gli autori emergenti. Tanto più che la BBC cresce ed inizia l’era dei The Wednesday Play, dei Play of the Month e Sunday Night Play. Cosa che significa la nascita di una tradizione di „adattamento“ e mise en scène di piéce teatrali in ambito televisivo. Qui lo sceneggiatore ha una posizione del tutto nuova e assume ruoli che prima non conosceva: dal reader allo story-editor, dal producer allo Head of Drama Deparment o Chief of Script. Tutti i binari scorrono paralleli e lo sceneggiatore dimostra la sua maestria nel camminare su più sentieri contemporaneamente, facendoli congiungere o saltando da uno all’altro, utilizzando le più disparate forme di rappresentazione. È per questo che si può ben dire che la nuova ondata del cinema britannico trovi la sua spinta propulsiva presso gli autori, dei quali si è studiato documenti di ricerca inediti, riguardanti le loro carriere. John Osborne è commediografo e sceneggiatore; Alan Sillitoe è romanziere, saggista e sceneggiatore; David Mercer è prima commediografo e poi sceneggiatore; Hall e Waterhouse sperimentano contemporaneamente tutti i codici e Shelagh Delaney scrive per il teatro e per il cinema. Tutti loro si trovano a lavorare sia per la BBC, sia per la ITV (anche i primi canali privati appartengono alle su menzionate migrazioni), o per le allora più grandi produzioni cinematografiche indipendenti, la Woodfall Film Production, la Vic Film e la Rialto Pictures. Inoltre si cerca di chiarire altre questioni delicate: il copyright, la censura esercitata dal British Board of Film Censors e dalla Independent Broadcasting (poi Television) Authority, la Vertretung tramite una agenzia, la peculiarità del sistema editoriale inglese. L’ultima parte della tesi analizza secondo la drama theory contemporanea le stesure dei lavori che si sono potuti trovare degli autori più presenti sul mercato: Sarturday night and Sunday Morning (final draft); The Loneliness of the long Distance Runner (first draft); In two minds (tv dialogue script), Billy Liar (final draft). Si è cercato di individuare in base a questi testi e ad altre fonti di archivio costanti e variabili del testo-sceneggiatura, affinità e divergenze tra gli autori per riordinare i risultati in una sorta di mappa dedicata alle tipologie delle strutture narrative usate e ai significati delle forme di rappresentazione scelte. Infine si sono riportate interviste effettuate con addetti ai lavori ancora in vita: Alan Sillitoe, Willis Hall, Tony Garnett e Gordon Dickerson.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/136852
URN:NBN:IT:UNIPI-136852