Una ricchissima letteratura stabilisce che la noradrenalina (NA) ha un potente effetto antiepilettico, indicato inizialmente dagli studi sul kindling, poi confermato in altri modelli sperimentali di epilessia fino alle recenti evidenze ottenute con l’uso di animali transgenici e knockout per specifici geni espressi nel sistema NA. Nel corso di questo dottorato una linea di ricerca è stata condotta al fine di valutare le conseguenze della deprivazione NA nel ratto in un modello di epilessia limbica basato sulla microinfusione di chemoconvulsivanti in una specifica area cerebrale ricchissima di terminazioni NA, la corteccia piriforme anteriore (area tempestas). E’ stato dimostrato che la lesione NA determina la conversione di crisi limbiche sporadiche in uno stato epilettico duraturo, come se il deficit di NA favorisse il consolidarsi di un circuito epilettico che si automantiene senza più riuscire a trovare i meccanismi attraverso cui una crisi finisce. Un’altra linea di ricerca si è proposta di valutare gli effetti dell’assunzione cronica di metilendiossimetanfetamina (MDMA, Ecstasy) sulla suscettibilità alle crisi epilettiche. Gli esperimenti condotti hanno dimostrato che l’MDMA produce alterazioni persistenti dell’EEG, del comportamento e del metabolismo cerebrale di topi trattati cronicamente con basse dosi di MDMA; tali modificazioni si associano ad un persistente incremento della suscettibilità alle crisi epilettiche, indicando una consistente tossicità limbica prodotta dalla sostanza. Una ulteriore sessione di esperimenti è stata orientata a cercare di definire i meccanismi attraverso cui si producono gli effetti dell’MDMA. In particolare, è stato studiato il ruolo del sottotipo recettoriale adrenergico α1b, la cui attività sembra coinvolta nello sviluppo della sensitizzazione agli effetti delle sostanze d’abuso. Disponendo di topi knockout per il recettore α1b abbiamo osservato l’assenza di sensitizzazione e la protezione dalle crisi indotte da MDMA, dimostrando pertanto che la stimolazione α1b è necessaria per la comparsa degli effetti a lungo termine dell’MDMA nel sistema limbico.
Il sistema noradrenergico nell’epilessia
2007
Abstract
Una ricchissima letteratura stabilisce che la noradrenalina (NA) ha un potente effetto antiepilettico, indicato inizialmente dagli studi sul kindling, poi confermato in altri modelli sperimentali di epilessia fino alle recenti evidenze ottenute con l’uso di animali transgenici e knockout per specifici geni espressi nel sistema NA. Nel corso di questo dottorato una linea di ricerca è stata condotta al fine di valutare le conseguenze della deprivazione NA nel ratto in un modello di epilessia limbica basato sulla microinfusione di chemoconvulsivanti in una specifica area cerebrale ricchissima di terminazioni NA, la corteccia piriforme anteriore (area tempestas). E’ stato dimostrato che la lesione NA determina la conversione di crisi limbiche sporadiche in uno stato epilettico duraturo, come se il deficit di NA favorisse il consolidarsi di un circuito epilettico che si automantiene senza più riuscire a trovare i meccanismi attraverso cui una crisi finisce. Un’altra linea di ricerca si è proposta di valutare gli effetti dell’assunzione cronica di metilendiossimetanfetamina (MDMA, Ecstasy) sulla suscettibilità alle crisi epilettiche. Gli esperimenti condotti hanno dimostrato che l’MDMA produce alterazioni persistenti dell’EEG, del comportamento e del metabolismo cerebrale di topi trattati cronicamente con basse dosi di MDMA; tali modificazioni si associano ad un persistente incremento della suscettibilità alle crisi epilettiche, indicando una consistente tossicità limbica prodotta dalla sostanza. Una ulteriore sessione di esperimenti è stata orientata a cercare di definire i meccanismi attraverso cui si producono gli effetti dell’MDMA. In particolare, è stato studiato il ruolo del sottotipo recettoriale adrenergico α1b, la cui attività sembra coinvolta nello sviluppo della sensitizzazione agli effetti delle sostanze d’abuso. Disponendo di topi knockout per il recettore α1b abbiamo osservato l’assenza di sensitizzazione e la protezione dalle crisi indotte da MDMA, dimostrando pertanto che la stimolazione α1b è necessaria per la comparsa degli effetti a lungo termine dell’MDMA nel sistema limbico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/137913
URN:NBN:IT:UNIPI-137913