Le lesioni tenolegamentose a carico degli arti del cavallo sono una causa frequente di allontanamento temporaneo o definitivo dall’attività agonistica oltre ad essere associate spesso al mancato ritorno ai precedenti livelli di performance. Le attuali terapie hanno effetti marginali sulla risoluzione della patologia in quanto il loro successo è decretato soprattutto della gravità della lesione stessa e dalla tempestività dell’intervento. L’obiettivo delle terapie in uso è comunque quello di favorire la guarigione delle lesioni interne ai tendini e ai legamenti evitando che si formi del tessuto cicatriziale che predispone alla comparsa di recidive. Gli studi attuali in questo campo sono quindi diretti alla ricerca di terapie innovative che favoriscano la rigenerazione del tessuto tendineo lesionato. Tra le terapie più innovative che destano interesse c’è l’impiego intralesionale delle cellule staminali autologhe. Con questo studio abbiamo voluto valutare l’efficacia di questa nuova terapia. Le cellule staminali mesenchimali hanno, infatti, la possibilità di trasformarsi in una quantità notevole di tessuti diversi in base all’ambiente in cui crescono, quindi se vengono iniettate all’interno del tendine possono trasformarsi in tenociti. Il nostro campione si compone di 15 cavalli, diversi per sesso, età, razza, attività agonistica; a tutti è stata diagnosticata ecograficamente una lesione a carico o del tendine flessore superficiale delle falangi o del legamento sospensore del nodello. Un campione di midollo osseo è stato prelevato a livello delle sternebre a tutti i soggetti. Il campione di midollo ottenuto è stato poi purificato in laboratorio in modo da isolare le cellule mononucleate presenti, tra le quali si trovano anche le cellule mesenchimali. Le cellule ottenute sono state messe coltivate in termostato e raggiunta la confluenza sono state impiantate sotto guida ecografica a livello della lesione, previa sospensione in siero autologo. I cavalli sono quindi stati sottoposti ad un periodo di riabilitazione controllato e monitorati ecograficamente. Dei 15 soggetti presentati, 4 non hanno ricevuto cellule mesenchimali perché dai loro campioni non si è avuta crescita di cellule mesenchimali. Gli altri soggetti sono tornati in attività, e tutti gareggiano ai precedenti livelli agonistici. I tempi di ritorno all’attività agonistica sono simili a quelli che si devono attendere anche con gli altri metodi terapeutici, ma la qualità del tessuto del si forma è ecograficamente migliore, avendo la stessa ecogenicità del tessuto sano circostante. Si può quindi concludere che, sebbene altri studi siano necessari, questa sembra essere la terapia migliore in caso di tenite.
Impiego delle cellule staminali nelle lesioni tenolegamentose del cavallo
2007
Abstract
Le lesioni tenolegamentose a carico degli arti del cavallo sono una causa frequente di allontanamento temporaneo o definitivo dall’attività agonistica oltre ad essere associate spesso al mancato ritorno ai precedenti livelli di performance. Le attuali terapie hanno effetti marginali sulla risoluzione della patologia in quanto il loro successo è decretato soprattutto della gravità della lesione stessa e dalla tempestività dell’intervento. L’obiettivo delle terapie in uso è comunque quello di favorire la guarigione delle lesioni interne ai tendini e ai legamenti evitando che si formi del tessuto cicatriziale che predispone alla comparsa di recidive. Gli studi attuali in questo campo sono quindi diretti alla ricerca di terapie innovative che favoriscano la rigenerazione del tessuto tendineo lesionato. Tra le terapie più innovative che destano interesse c’è l’impiego intralesionale delle cellule staminali autologhe. Con questo studio abbiamo voluto valutare l’efficacia di questa nuova terapia. Le cellule staminali mesenchimali hanno, infatti, la possibilità di trasformarsi in una quantità notevole di tessuti diversi in base all’ambiente in cui crescono, quindi se vengono iniettate all’interno del tendine possono trasformarsi in tenociti. Il nostro campione si compone di 15 cavalli, diversi per sesso, età, razza, attività agonistica; a tutti è stata diagnosticata ecograficamente una lesione a carico o del tendine flessore superficiale delle falangi o del legamento sospensore del nodello. Un campione di midollo osseo è stato prelevato a livello delle sternebre a tutti i soggetti. Il campione di midollo ottenuto è stato poi purificato in laboratorio in modo da isolare le cellule mononucleate presenti, tra le quali si trovano anche le cellule mesenchimali. Le cellule ottenute sono state messe coltivate in termostato e raggiunta la confluenza sono state impiantate sotto guida ecografica a livello della lesione, previa sospensione in siero autologo. I cavalli sono quindi stati sottoposti ad un periodo di riabilitazione controllato e monitorati ecograficamente. Dei 15 soggetti presentati, 4 non hanno ricevuto cellule mesenchimali perché dai loro campioni non si è avuta crescita di cellule mesenchimali. Gli altri soggetti sono tornati in attività, e tutti gareggiano ai precedenti livelli agonistici. I tempi di ritorno all’attività agonistica sono simili a quelli che si devono attendere anche con gli altri metodi terapeutici, ma la qualità del tessuto del si forma è ecograficamente migliore, avendo la stessa ecogenicità del tessuto sano circostante. Si può quindi concludere che, sebbene altri studi siano necessari, questa sembra essere la terapia migliore in caso di tenite.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/138001
URN:NBN:IT:UNIPI-138001