L’idea fondamentale è che uno degli scopi del design sia quello di progettare, prima ancora che oggetti, esperienze estetiche quotidiane. Ciò emerge in particolare se si ritiene che l’estetico vada descritto come modalità di relazione tra sé e mondo e la relativa esperienza almeno in primo luogo nei termini di un’esperienza fondamentalmente gratificante, nella misura in cui essa dà luogo a relazioni partecipative o immersive tra individuo e ambiente. Considerando l’estetico quotidiano, sarà facile rilevare come la gratificazione che vi è connessa sia legata a pratiche in cui il tasso di agevolazione viene massimizzato. Ed è appunto l’agevolazione dell’esperienza a costituire l’elemento cardine della progettazione. Corollario essenziale è ovviamente che l’estetico, sempre più quotidiano e insieme progettato, non può essere considerato dominio esclusivo dell’arte e della natura. Se quanto premesso è vero, si dovrà innanzitutto di capire sia quale tipo di estetica implichi il design sia quali sono le peculiarità estetiche del quotidiano a cui si volge la sua attività di progettazione. A tal fine verrà assunto come caso studio l’Everyday Aesthetics intrecciando i risultati ricavati dall’analisi del suo statuto con il tema della spazialità. Ciò permetterà di porre in rilievo una peculiare significatività “topografica”. Si vedrà come la convergenza degli elementi emersi ponga inoltre un problema più complesso nei termini di una teoria dell’esperienza, il cui quadro si complica proprio perché quel che è emerso investe tanto lo strato più originario dell’esperienza (Lebenswelt), quanto la sfera della vita quotidiana (Everydayness). Si tenterà dunque di comprendere in che misura questi strati dell’esperienza siano condizionati dalla progettazione e siano assimilabili tra loro. Infine si tornerà allo statuto del design, cercando di delineare ciò che rimane oggi del suo orientamento umanistico e ricavando dall’Experience Design un principio unificante: l’esperienzialità nel suo statuto relazionale, a conferma dell’idea guida assunta all’inizio.
L'estetico progettato: design, quotidiano, esperienza
2018
Abstract
L’idea fondamentale è che uno degli scopi del design sia quello di progettare, prima ancora che oggetti, esperienze estetiche quotidiane. Ciò emerge in particolare se si ritiene che l’estetico vada descritto come modalità di relazione tra sé e mondo e la relativa esperienza almeno in primo luogo nei termini di un’esperienza fondamentalmente gratificante, nella misura in cui essa dà luogo a relazioni partecipative o immersive tra individuo e ambiente. Considerando l’estetico quotidiano, sarà facile rilevare come la gratificazione che vi è connessa sia legata a pratiche in cui il tasso di agevolazione viene massimizzato. Ed è appunto l’agevolazione dell’esperienza a costituire l’elemento cardine della progettazione. Corollario essenziale è ovviamente che l’estetico, sempre più quotidiano e insieme progettato, non può essere considerato dominio esclusivo dell’arte e della natura. Se quanto premesso è vero, si dovrà innanzitutto di capire sia quale tipo di estetica implichi il design sia quali sono le peculiarità estetiche del quotidiano a cui si volge la sua attività di progettazione. A tal fine verrà assunto come caso studio l’Everyday Aesthetics intrecciando i risultati ricavati dall’analisi del suo statuto con il tema della spazialità. Ciò permetterà di porre in rilievo una peculiare significatività “topografica”. Si vedrà come la convergenza degli elementi emersi ponga inoltre un problema più complesso nei termini di una teoria dell’esperienza, il cui quadro si complica proprio perché quel che è emerso investe tanto lo strato più originario dell’esperienza (Lebenswelt), quanto la sfera della vita quotidiana (Everydayness). Si tenterà dunque di comprendere in che misura questi strati dell’esperienza siano condizionati dalla progettazione e siano assimilabili tra loro. Infine si tornerà allo statuto del design, cercando di delineare ciò che rimane oggi del suo orientamento umanistico e ricavando dall’Experience Design un principio unificante: l’esperienzialità nel suo statuto relazionale, a conferma dell’idea guida assunta all’inizio.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/138119
URN:NBN:IT:UNIBO-138119