La domanda di ricerca di questa tesi è: “può la fotografia di architettura essere materiale di progetto? In che modo la fotografia dei luoghi ordinari della città consolidata può essere utile al progetto di architettura?”. Per provare a rispondere a questa domanda, questa ricerca si inserisce nella scia degli studi che investigano il rapporto tra architettura e fotografia. Per definire in maniera più contenuta il proprio ambito di applicazione, la ricerca sviluppa alcune riflessioni su due concetti chiavi del progetto contemporaneo: l'interpretazione di "vuoto" e quella di riuso temporaneo. La tesi che s’intende sostenere è che l’uso della fotografia, nei progetti e nelle azioni legate alla temporaneità, legati per definizione a una dimensione contenuta del tempo, possa contribuire in maniera significativa all’introduzione di una dimensione di “eternità” (intesa come capacità di proiettare l’istante in un passato profondo e in un futuro possibile); una dimensione legata al “riconoscere e lasciare tracce”, una dimensione che lo sguardo dell’architetto è capace di riconoscere e di far riconoscere.
Abitare il visibile. Gli spazi dell'immaginazione
2018
Abstract
La domanda di ricerca di questa tesi è: “può la fotografia di architettura essere materiale di progetto? In che modo la fotografia dei luoghi ordinari della città consolidata può essere utile al progetto di architettura?”. Per provare a rispondere a questa domanda, questa ricerca si inserisce nella scia degli studi che investigano il rapporto tra architettura e fotografia. Per definire in maniera più contenuta il proprio ambito di applicazione, la ricerca sviluppa alcune riflessioni su due concetti chiavi del progetto contemporaneo: l'interpretazione di "vuoto" e quella di riuso temporaneo. La tesi che s’intende sostenere è che l’uso della fotografia, nei progetti e nelle azioni legate alla temporaneità, legati per definizione a una dimensione contenuta del tempo, possa contribuire in maniera significativa all’introduzione di una dimensione di “eternità” (intesa come capacità di proiettare l’istante in un passato profondo e in un futuro possibile); una dimensione legata al “riconoscere e lasciare tracce”, una dimensione che lo sguardo dell’architetto è capace di riconoscere e di far riconoscere.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/138278
URN:NBN:IT:UNINA-138278