La regione oggetto di studio di questa tesi è rappresentata dal settore centrale della catena appenninica. Informazioni sulla deformazione attiva in questa area derivano dall'analisi della distribuzione della sismicità storica e strumentale e dalla geometria e cinematica dei sistemi di faglie attivi. I meccanismi focali dei forti terremoti forniscono dei tassi di deformazione variabili fra 0.9 e 3.5 mm anno mentre dati geodetici GPS forniscono valori di deformazione variabili fra 3 e 6 mm / anno. Il quadro cinematico dell'area in esame risulta piuttosto complesso, generato da un cambio del regime tettonico quaternario che da compressivo passa a distensivo a causa della variazione dell'arretramento flessurale della placca adriatica in subduzione verso ovest. Esso è caratterizzato dalla presenza di sistemi di faglie normali orientate NW-SE in parte ereditate dai vecchi sistemi di thrust pre quaternari, con il riutilizzo delle preesistenti strutture compressive responsabili origine dei numerosi bacini in tramontani pleistocenici. Per meglio comprendere un assetto tettonico e cinematico così articolato e per definire tassi di deformazione caratteristici dell'area, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha istituito e misurato a partire dal 1999 la rete geodetica CA_GeoNet (Central Apennine Geodetic Network). Essa è distribuita su un area di circa 180x130 interessando tutte le principali strutture sismo genetiche. In questo lavoro vengono presentati il campo di velocità GPS ottenuto dai dati raccolti dal 1999 al 2007 e il campo di deformazione stimato a partire dall'inversione dei dati di velocità. Il campo di velocità e quello di deformazione possono essere considerati consistenti con il regime tettonico attuale dopo la rimozione, a scala locale, dei segnali provenienti da vertici su probabili MGPV (Movimenti Gravitativi Profondi di Versante). Nell'area di studio sono stati individuati, tramite analisi di foto aeree e dati di campagna 17 vertici monumentati su aree potenzialmente instabili. L'analisi dei dati ha evidenziato come l'Appennino centrale sia caratterizzato da due domini di deformazione: tirrenico ed adriatico. La massima deformazione interessa la porzione di catena che si trova a N della linea Olevano-Antrodoco la quale svolge sia il ruolo di barriera alla deformazione che di transfer della deformazione. L'analisi dei residui calcolati con l'applicazione di un modello ad elementi finiti del campo di velocità ha permesso di definire fra i vertici interessati da instabilità dei versanti, quali presentano residui superiori a 2 o a 3 ovvero quali vertici sono caratterizzati da un residuo elevato imputabile alla presenza di una componente gravitativa, definendo un nuovo approccio per la definizione e la comprensione della dinamica che caratterizza aree di instabilità a scala così grande.

Indagini geodetiche e geomorfologiche in Appennino centrale per la caratterizzazione della tettonica attiva

2009

Abstract

La regione oggetto di studio di questa tesi è rappresentata dal settore centrale della catena appenninica. Informazioni sulla deformazione attiva in questa area derivano dall'analisi della distribuzione della sismicità storica e strumentale e dalla geometria e cinematica dei sistemi di faglie attivi. I meccanismi focali dei forti terremoti forniscono dei tassi di deformazione variabili fra 0.9 e 3.5 mm anno mentre dati geodetici GPS forniscono valori di deformazione variabili fra 3 e 6 mm / anno. Il quadro cinematico dell'area in esame risulta piuttosto complesso, generato da un cambio del regime tettonico quaternario che da compressivo passa a distensivo a causa della variazione dell'arretramento flessurale della placca adriatica in subduzione verso ovest. Esso è caratterizzato dalla presenza di sistemi di faglie normali orientate NW-SE in parte ereditate dai vecchi sistemi di thrust pre quaternari, con il riutilizzo delle preesistenti strutture compressive responsabili origine dei numerosi bacini in tramontani pleistocenici. Per meglio comprendere un assetto tettonico e cinematico così articolato e per definire tassi di deformazione caratteristici dell'area, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha istituito e misurato a partire dal 1999 la rete geodetica CA_GeoNet (Central Apennine Geodetic Network). Essa è distribuita su un area di circa 180x130 interessando tutte le principali strutture sismo genetiche. In questo lavoro vengono presentati il campo di velocità GPS ottenuto dai dati raccolti dal 1999 al 2007 e il campo di deformazione stimato a partire dall'inversione dei dati di velocità. Il campo di velocità e quello di deformazione possono essere considerati consistenti con il regime tettonico attuale dopo la rimozione, a scala locale, dei segnali provenienti da vertici su probabili MGPV (Movimenti Gravitativi Profondi di Versante). Nell'area di studio sono stati individuati, tramite analisi di foto aeree e dati di campagna 17 vertici monumentati su aree potenzialmente instabili. L'analisi dei dati ha evidenziato come l'Appennino centrale sia caratterizzato da due domini di deformazione: tirrenico ed adriatico. La massima deformazione interessa la porzione di catena che si trova a N della linea Olevano-Antrodoco la quale svolge sia il ruolo di barriera alla deformazione che di transfer della deformazione. L'analisi dei residui calcolati con l'applicazione di un modello ad elementi finiti del campo di velocità ha permesso di definire fra i vertici interessati da instabilità dei versanti, quali presentano residui superiori a 2 o a 3 ovvero quali vertici sono caratterizzati da un residuo elevato imputabile alla presenza di una componente gravitativa, definendo un nuovo approccio per la definizione e la comprensione della dinamica che caratterizza aree di instabilità a scala così grande.
24-mar-2009
Italiano
Dramis, Francesco
Università degli Studi Roma Tre
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/138307
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA3-138307