L’essere umano è l’unica entità presente in natura che, oltre a possedere piena coscienza di sé e della realtà da cui è circondato, riesce ad adoperare forme articolate di linguaggio, inteso quale “comunicazione verbale”. Detta forma di comunicazione gli consente di instaurare complesse tipologie di interazione con il mondo che lo circonda, di intrecciare relazioni interpersonali e, soprattutto, di vivere autodeterministicamente la propria esistenza, in omaggio alla consacrazione della libertà personale contenuta nell’art. 13 della Costituzione.La progressiva evoluzione del rapporto medico – paziente ed il distacco dall’atavico modello paternalistico fanno si che a ciascun individuo umano sia consentito il pieno dispiegamento di tale libertà di autodeterminazione anche in riferimento al suo vissuto sanitario, che si vuole in linea con i valori che rappresentano il suo bagaglio culturale, ideologico, religioso, filosofico. Ciò nondimeno, la caduta del paziente in stato di incoscienza, il subentro dell’inabilità verbale o la configurazione di altra ipotesi o stadio di incapacità elidono la possibilità dello stesso di improntare la gestione della sua salute al rispetto della piattaforma di valori su cui si innesta la formazione della sua personalità, con l’elaborazione di una personalissima concezione della vita. In tale ottica, si paventa il rischio che il paziente smarrisca la propria “individualità umana” rimanendo inesorabilmente frustrato nell’estrinsecazione valoriale di ciò che costituisce e compone la sua “persona”, di ciò che lo radica nel mondo dei “viventi”. Di talché il legislatore, ben conscio della prospettiva schiettamente personalistica assunta dalla nostra Carta costituzionale, consacrata dall’art. 2 Cost., si premura di disporre e regolare giuridicamente un’articolata serie di strumenti e misure orientati alla protezione delle persone deboli, prive in tutto o in parte di autonomia. Senz’altro l’istituto che più di tutti si attaglia al perseguimento delle esigenze oggetto di esame è proprio quello dell’amministrazione di sostegno, la cui introduzione risulta piuttosto recente in quanto realizzata con L. n. 6/2004. Tuttavia, i più recenti interventi della giurisprudenza di legittimità hanno portato alla luce la persistente inadeguatezza del sistema giuridico di tutela delle persone deboli predisposto dal legislatore, evidenziando l’assoluta imprescindibilità di un intervento normativo teso a riconoscere e disciplinare espressamente la figura delle direttive anticipate di trattamento, assecondando quelle inderogabili esigenze di salvaguardia delle persone incapaci che già hanno trovato riconoscimento in numerose esperienze giuridiche straniere. Si tratta, infatti, di problemi di enorme ampiezza e complessità, che richiedono e attendono, ormai da troppo tempo, un intervento legislativo orientato a colmare quello che è stato definito un inquietante “spazio libero dal diritto” nel quale potrebbero trovare – e talvolta drammaticamente trovano – fertile terreno forme silenti o striscianti di non consentita eutanasia.
Riflessioni etico - giuridiche sulla medicina di fine vita: strumenti di tutela dell'autodeterminazione
2017
Abstract
L’essere umano è l’unica entità presente in natura che, oltre a possedere piena coscienza di sé e della realtà da cui è circondato, riesce ad adoperare forme articolate di linguaggio, inteso quale “comunicazione verbale”. Detta forma di comunicazione gli consente di instaurare complesse tipologie di interazione con il mondo che lo circonda, di intrecciare relazioni interpersonali e, soprattutto, di vivere autodeterministicamente la propria esistenza, in omaggio alla consacrazione della libertà personale contenuta nell’art. 13 della Costituzione.La progressiva evoluzione del rapporto medico – paziente ed il distacco dall’atavico modello paternalistico fanno si che a ciascun individuo umano sia consentito il pieno dispiegamento di tale libertà di autodeterminazione anche in riferimento al suo vissuto sanitario, che si vuole in linea con i valori che rappresentano il suo bagaglio culturale, ideologico, religioso, filosofico. Ciò nondimeno, la caduta del paziente in stato di incoscienza, il subentro dell’inabilità verbale o la configurazione di altra ipotesi o stadio di incapacità elidono la possibilità dello stesso di improntare la gestione della sua salute al rispetto della piattaforma di valori su cui si innesta la formazione della sua personalità, con l’elaborazione di una personalissima concezione della vita. In tale ottica, si paventa il rischio che il paziente smarrisca la propria “individualità umana” rimanendo inesorabilmente frustrato nell’estrinsecazione valoriale di ciò che costituisce e compone la sua “persona”, di ciò che lo radica nel mondo dei “viventi”. Di talché il legislatore, ben conscio della prospettiva schiettamente personalistica assunta dalla nostra Carta costituzionale, consacrata dall’art. 2 Cost., si premura di disporre e regolare giuridicamente un’articolata serie di strumenti e misure orientati alla protezione delle persone deboli, prive in tutto o in parte di autonomia. Senz’altro l’istituto che più di tutti si attaglia al perseguimento delle esigenze oggetto di esame è proprio quello dell’amministrazione di sostegno, la cui introduzione risulta piuttosto recente in quanto realizzata con L. n. 6/2004. Tuttavia, i più recenti interventi della giurisprudenza di legittimità hanno portato alla luce la persistente inadeguatezza del sistema giuridico di tutela delle persone deboli predisposto dal legislatore, evidenziando l’assoluta imprescindibilità di un intervento normativo teso a riconoscere e disciplinare espressamente la figura delle direttive anticipate di trattamento, assecondando quelle inderogabili esigenze di salvaguardia delle persone incapaci che già hanno trovato riconoscimento in numerose esperienze giuridiche straniere. Si tratta, infatti, di problemi di enorme ampiezza e complessità, che richiedono e attendono, ormai da troppo tempo, un intervento legislativo orientato a colmare quello che è stato definito un inquietante “spazio libero dal diritto” nel quale potrebbero trovare – e talvolta drammaticamente trovano – fertile terreno forme silenti o striscianti di non consentita eutanasia.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
alessandro_desantis_30.pdf
accesso solo da BNCF e BNCR
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
2.7 MB
Formato
Adobe PDF
|
2.7 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/138717
URN:NBN:IT:UNINA-138717