Le relazioni tra cultura e rappresentazioni sociali sono state profondamente indagate dagli psicologi sociali. Al contrario, esistono rarissimi contributi, oltre quello della Larrue (1972), che considerano la cultura come oggetto di rappresentazione sociale. Parafrasando Abric (1998), in effetti, è possibile affermare che la cultura ha tutte le caratteristiche per essere un oggetto di rappresentazione sociale, in quanto è socialmente rilevante, costituisce materia di scambio sociale, non è isolata, ma si iscrive in una costellazione di relazioni con altri oggetti sociali e, infine, si riferisce a norme e a valori ad essa strettamente collegati. In questa tesi verranno presentate tre ricerche che fanno parte di ampio e articolato filone di ricerca, varato circa dieci anni fa e coordinato dalla Prof.ssa Ida Galli. I tre casi di studio si focalizzano sulla “cultura” come oggetto di rappresentazione sociale e sono stati condotti su tre tipologie di partecipanti, tramite l’ausilio di diversificate tecniche di rilevazione e analisi di dati. Il primo studio è stato svolto con un gruppo di partecipanti appartenenti ad alcune scuole primarie del Comune di Napoli. Da un punto di vista metodologico è stato utilizzato un questionario per le associazioni libere e l’analisi è stata svolta con la Tecnica delle evocazioni gerarchizzate. Lo scopo di questa ricerca era conoscere la rappresentazione sociale della Cultura di un campione di alunni appartenenti ad alcune scuole primarie del Comune di Napoli. I partecipanti sono stati reclutati con un campionamento di convenienza e divisi in due gruppi, sulla base della scuola di appartenenza. Un primo sottocampione era costituito da 70 partecipanti (32 di sesso femminile e 38 di sesso maschile), di età compresa tra i 9 e i 10 anni, provenienti da scuole appartenenti ad un contesto socio-economico medio-basso, ubicate nei quartieri Stella e Avvocata della città di Napoli. Un secondo sottocampione era, invece, costituito da 91 partecipanti (45 di sesso femminile e 46 di sesso maschile), di età compresa tra gli 8 e i 10 anni, provenienti da scuole appartenenti ad un contesto socio-economico medio-alto, ubicate nei quartieri del Vomero e di Chiaia della stessa città. Le differenze tra le due sottodimensioni relative al contesto socio-economico sono state individuate servendosi del set di indicatori messi a punto dall’Amministrazione Comunale per la stesura del “Profilo di comunità della città di Napoli” (Comune di Napoli, 2012). Nel secondo studio è stato coinvolto un gruppo di partecipanti appartenenti ad alcune scuole secondarie di primo grado del Comune di Napoli. Questa ricerca è stata portata avanti tramite l’impiego di due differenti metodologie. La prima è stata condotta tramite l’utilizzo di un questionario per le associazioni libere analizzato mediante la Tecnica delle evocazioni gerarchizzate. La seconda metodologia d’indagine prevedeva la Tecnica del disegno e l’analisi del contenuto (categoria-frequenza). Questa ricerca è divisa in due fasi. Nella prima fase dello studio, il campione è costituito da alunni appartenenti ad alcune scuole secondarie di primo grado del Comune di Napoli ed è diviso in due sottocampioni, selezionati in base alla scuola d’appartenenza. Per la sua costruzioni si è scelto di utilizzare un campionamento a scelta ragionata non-probabilistico. Un primo sottocampione era costituito da 95 soggetti (44 di sesso femminile e 51 di sesso maschile), di età compresa tra gli 11 e i 14 anni, studenti di due scuole appartenenti ad un contesto socio-economico medio-basso, ubicate nei quartieri di San Giuseppe e di San Lorenzo della città di Napoli. Un secondo sottocampione era costituito da 78 soggetti (34 di sesso femminile e 44 di sesso maschile), di età compresa tra gli 11 e i 12 anni, studenti di due scuole appartenenti ad un contesto socio-economico medio-alto, ubicate nei quartieri del Vomero e di Chiaia della stessa città. La divisione del campione in due sottogruppi, appartenenti a scuole secondarie di primo grado (scuole medie) appartenenti ad un contesto socio-economico medio-basso e medio-alto, è stata fatta per indagare le differenti modalità di intendere la cultura a partire dalla variabile status. Nella seconda fase dello studio, il campione è formato da alunni appartenenti ad alcune scuole secondarie di primo grado del Comune di Napoli ed è diviso in due sottocampioni selezionati in base alla scuola d’appartenenza. Per la costruzione di questo campione si è scelto di utilizzare un campionamento è a scelta ragionata non-probabilistico. Un primo sottocampione era costituito da 90 soggetti (F. = 45 e M. = 45), di età compresa tra gli 11 e i 12 anni, scelti tra gli studenti di due scuole appartenenti ad un contesto socio-economico medio-alto, ubicate nei quartieri del Vomero e di Chiaia. Un secondo sottocampione era, invece, costituito da 87 soggetti (F. = 46 e M. = 46), di età compresa tra gli 11 e i 13 anni, scelti tra gli studenti di due scuole appartenenti ad un contesto socio-economico medio-basso, ubicate nei quartieri di San Giuseppe e di San Lorenzo. La divisione del campione in due sottogruppi, appartenenti a scuole secondarie di primo grado (scuole medie inferiori) afferenti ad un contesto socio-economico medio-basso e medio-alto, è stata compiuta per indagare con la Tecnica del disegno, le differenti modalità di intendere la cultura a partire dalla variabile status (contesto socio-economico, c.s.e.). La terza ricerca è stata condotta su di un gruppo di studenti appartenenti all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. In questa ricerca è stata utilizzata la Tecnica degli Stimoli Iconografici, una nuova tecnica di rilevazione di dati messa a punto dalla Prof.ssa Galli, che può essere considerata come l’evoluzione della sua precedente Tecnica degli Stimoli Prototipici. In uno studio preliminare, realizzato appositamente per la costruzione dello strumento di rilevazione qui utilizzato, è stato chiesto a 20 giudici indipendenti di fornire le 10 icone, a loro modo di vedere le più rappresentative della cultura. L’insieme delle 200 icone raccolte è stato categorizzato nelle 18 aree semantiche di seguito elencate: riferimenti ai libri, alle biblioteche e alla lettura (A); globalizzazione, mondializzazione e relazioni tra culture (B); teatro e diverse forme di spettacolo (C); web, rete e tutte le relazioni che ne scaturiscono (D); giornali e informazione a mezzo stampa (E); tradizioni popolari, feste di paese e manifestazioni folkloristiche (F); mass media, in particolare la televisione (G); pratiche di scrittura (H); musica (I); arti visive, in particolare la pittura (L); riferimenti alla religione (M); pratiche sportive (N); scienza e ricerca scientifica (O); identità nazionale e bandiera (P); politica e organismi di rappresentanza (Q); nuove tecnologie e computer (R); scuola e istruzione (S); cibo, in tutte le sue multiformi espressioni (T). Agli stessi giudici è stato chiesto di eliminare tutte le immagini polisemiche, duplicate o fortemente simili tra loro e, infine, di eleggere l’icona più rappresentativa per ciascuna delle 18 aree semantiche da essi stessi identificate. L’esito di tale selezione, effettuata a partire dall’accordo espresso da almeno l’80% dei giudici sulla medesima icona, è stato randomizzato e integrato in un questionario costruito ad hoc per questa ricerca e somministrato ad un campione di 620 studenti (età media 22.09, deviazione standard 2.67), bilanciati per genere e settore disciplinare di appartenenza. I risultati ottenuti, al contrario di quanto ci si attendeva, hanno mostrato una estrema coerenza nella struttura delle rappresentazioni studiate. Il nucleo centrale delle rappresentazioni prodotte dai sei sottocampioni di studenti intervistati, trae la propria origine e, dunque, la propria stabilità, dall’importanza del sapere contenuto e tramandato attraverso il libro scritto. Una tale sovrapponibilità e univocità dei prodotti rappresentazionali, spingerebbe addirittura a ricercare la natura di questi materiali sociali, nell’idea durkheimiana di rappresentazione collettiva: qualcosa di stabile, diffuso e immutabile, che sovrasta l’agire comunicativo dei suoi stessi produttori.
La Rappresentazione Sociale della Cultura
2017
Abstract
Le relazioni tra cultura e rappresentazioni sociali sono state profondamente indagate dagli psicologi sociali. Al contrario, esistono rarissimi contributi, oltre quello della Larrue (1972), che considerano la cultura come oggetto di rappresentazione sociale. Parafrasando Abric (1998), in effetti, è possibile affermare che la cultura ha tutte le caratteristiche per essere un oggetto di rappresentazione sociale, in quanto è socialmente rilevante, costituisce materia di scambio sociale, non è isolata, ma si iscrive in una costellazione di relazioni con altri oggetti sociali e, infine, si riferisce a norme e a valori ad essa strettamente collegati. In questa tesi verranno presentate tre ricerche che fanno parte di ampio e articolato filone di ricerca, varato circa dieci anni fa e coordinato dalla Prof.ssa Ida Galli. I tre casi di studio si focalizzano sulla “cultura” come oggetto di rappresentazione sociale e sono stati condotti su tre tipologie di partecipanti, tramite l’ausilio di diversificate tecniche di rilevazione e analisi di dati. Il primo studio è stato svolto con un gruppo di partecipanti appartenenti ad alcune scuole primarie del Comune di Napoli. Da un punto di vista metodologico è stato utilizzato un questionario per le associazioni libere e l’analisi è stata svolta con la Tecnica delle evocazioni gerarchizzate. Lo scopo di questa ricerca era conoscere la rappresentazione sociale della Cultura di un campione di alunni appartenenti ad alcune scuole primarie del Comune di Napoli. I partecipanti sono stati reclutati con un campionamento di convenienza e divisi in due gruppi, sulla base della scuola di appartenenza. Un primo sottocampione era costituito da 70 partecipanti (32 di sesso femminile e 38 di sesso maschile), di età compresa tra i 9 e i 10 anni, provenienti da scuole appartenenti ad un contesto socio-economico medio-basso, ubicate nei quartieri Stella e Avvocata della città di Napoli. Un secondo sottocampione era, invece, costituito da 91 partecipanti (45 di sesso femminile e 46 di sesso maschile), di età compresa tra gli 8 e i 10 anni, provenienti da scuole appartenenti ad un contesto socio-economico medio-alto, ubicate nei quartieri del Vomero e di Chiaia della stessa città. Le differenze tra le due sottodimensioni relative al contesto socio-economico sono state individuate servendosi del set di indicatori messi a punto dall’Amministrazione Comunale per la stesura del “Profilo di comunità della città di Napoli” (Comune di Napoli, 2012). Nel secondo studio è stato coinvolto un gruppo di partecipanti appartenenti ad alcune scuole secondarie di primo grado del Comune di Napoli. Questa ricerca è stata portata avanti tramite l’impiego di due differenti metodologie. La prima è stata condotta tramite l’utilizzo di un questionario per le associazioni libere analizzato mediante la Tecnica delle evocazioni gerarchizzate. La seconda metodologia d’indagine prevedeva la Tecnica del disegno e l’analisi del contenuto (categoria-frequenza). Questa ricerca è divisa in due fasi. Nella prima fase dello studio, il campione è costituito da alunni appartenenti ad alcune scuole secondarie di primo grado del Comune di Napoli ed è diviso in due sottocampioni, selezionati in base alla scuola d’appartenenza. Per la sua costruzioni si è scelto di utilizzare un campionamento a scelta ragionata non-probabilistico. Un primo sottocampione era costituito da 95 soggetti (44 di sesso femminile e 51 di sesso maschile), di età compresa tra gli 11 e i 14 anni, studenti di due scuole appartenenti ad un contesto socio-economico medio-basso, ubicate nei quartieri di San Giuseppe e di San Lorenzo della città di Napoli. Un secondo sottocampione era costituito da 78 soggetti (34 di sesso femminile e 44 di sesso maschile), di età compresa tra gli 11 e i 12 anni, studenti di due scuole appartenenti ad un contesto socio-economico medio-alto, ubicate nei quartieri del Vomero e di Chiaia della stessa città. La divisione del campione in due sottogruppi, appartenenti a scuole secondarie di primo grado (scuole medie) appartenenti ad un contesto socio-economico medio-basso e medio-alto, è stata fatta per indagare le differenti modalità di intendere la cultura a partire dalla variabile status. Nella seconda fase dello studio, il campione è formato da alunni appartenenti ad alcune scuole secondarie di primo grado del Comune di Napoli ed è diviso in due sottocampioni selezionati in base alla scuola d’appartenenza. Per la costruzione di questo campione si è scelto di utilizzare un campionamento è a scelta ragionata non-probabilistico. Un primo sottocampione era costituito da 90 soggetti (F. = 45 e M. = 45), di età compresa tra gli 11 e i 12 anni, scelti tra gli studenti di due scuole appartenenti ad un contesto socio-economico medio-alto, ubicate nei quartieri del Vomero e di Chiaia. Un secondo sottocampione era, invece, costituito da 87 soggetti (F. = 46 e M. = 46), di età compresa tra gli 11 e i 13 anni, scelti tra gli studenti di due scuole appartenenti ad un contesto socio-economico medio-basso, ubicate nei quartieri di San Giuseppe e di San Lorenzo. La divisione del campione in due sottogruppi, appartenenti a scuole secondarie di primo grado (scuole medie inferiori) afferenti ad un contesto socio-economico medio-basso e medio-alto, è stata compiuta per indagare con la Tecnica del disegno, le differenti modalità di intendere la cultura a partire dalla variabile status (contesto socio-economico, c.s.e.). La terza ricerca è stata condotta su di un gruppo di studenti appartenenti all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. In questa ricerca è stata utilizzata la Tecnica degli Stimoli Iconografici, una nuova tecnica di rilevazione di dati messa a punto dalla Prof.ssa Galli, che può essere considerata come l’evoluzione della sua precedente Tecnica degli Stimoli Prototipici. In uno studio preliminare, realizzato appositamente per la costruzione dello strumento di rilevazione qui utilizzato, è stato chiesto a 20 giudici indipendenti di fornire le 10 icone, a loro modo di vedere le più rappresentative della cultura. L’insieme delle 200 icone raccolte è stato categorizzato nelle 18 aree semantiche di seguito elencate: riferimenti ai libri, alle biblioteche e alla lettura (A); globalizzazione, mondializzazione e relazioni tra culture (B); teatro e diverse forme di spettacolo (C); web, rete e tutte le relazioni che ne scaturiscono (D); giornali e informazione a mezzo stampa (E); tradizioni popolari, feste di paese e manifestazioni folkloristiche (F); mass media, in particolare la televisione (G); pratiche di scrittura (H); musica (I); arti visive, in particolare la pittura (L); riferimenti alla religione (M); pratiche sportive (N); scienza e ricerca scientifica (O); identità nazionale e bandiera (P); politica e organismi di rappresentanza (Q); nuove tecnologie e computer (R); scuola e istruzione (S); cibo, in tutte le sue multiformi espressioni (T). Agli stessi giudici è stato chiesto di eliminare tutte le immagini polisemiche, duplicate o fortemente simili tra loro e, infine, di eleggere l’icona più rappresentativa per ciascuna delle 18 aree semantiche da essi stessi identificate. L’esito di tale selezione, effettuata a partire dall’accordo espresso da almeno l’80% dei giudici sulla medesima icona, è stato randomizzato e integrato in un questionario costruito ad hoc per questa ricerca e somministrato ad un campione di 620 studenti (età media 22.09, deviazione standard 2.67), bilanciati per genere e settore disciplinare di appartenenza. I risultati ottenuti, al contrario di quanto ci si attendeva, hanno mostrato una estrema coerenza nella struttura delle rappresentazioni studiate. Il nucleo centrale delle rappresentazioni prodotte dai sei sottocampioni di studenti intervistati, trae la propria origine e, dunque, la propria stabilità, dall’importanza del sapere contenuto e tramandato attraverso il libro scritto. Una tale sovrapponibilità e univocità dei prodotti rappresentazionali, spingerebbe addirittura a ricercare la natura di questi materiali sociali, nell’idea durkheimiana di rappresentazione collettiva: qualcosa di stabile, diffuso e immutabile, che sovrasta l’agire comunicativo dei suoi stessi produttori.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Emanuele_Schember.pdf
accesso solo da BNCF e BNCR
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
6.02 MB
Formato
Adobe PDF
|
6.02 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/141116
URN:NBN:IT:UNINA-141116