Ripercorsa l’evoluzione in materia di usura, a partire dal diritto romano sino ai nostri giorni, il presente lavoro affronta le numerose problematiche interpretative aperte dalla legge 7 marzo 1996, n. 108. Il campo elettivo dell’indagine è quello dell’usura bancaria, la quale, attraverso un complesso gioco di commissioni, costi e interessi, rivela una carica di pericolosità non minore di quella criminale. Particolare attenzione è dedicata alla categoria degli interessi moratori e alla rilevanza degli stessi ai fini del vaglio di usurarietà: adottando una prospettiva coerente con il sistema della responsabilità per inadempimento e del risarcimento del danno nell’obbligazione pecuniaria di finanziamento, l’analisi condotta si propone di superare gli argomenti che escludono gli interessi moratori dal tasso soglia e di trattare criticamente la questione della sommatoria di interessi corrispettivi e moratori, nonché di individuare il rimedio applicabile ai secondi laddove usurari. E’ altresì oggetto di approfondimento il tema della c.d. usura sopravvenuta, affrontato, dapprima, sistematizzando le numerose soluzioni proposte da dottrina e giurisprudenza e, poi, soffermandosi su quella che inquadra il fenomeno de quo nella categoria dell’invalidità: nonostante le resistenze tradizionalmente manifestate nei confronti di una nullità che si manifesta per un vizio non genetico dell’atto, lo studio è volto a dimostrare, anche alla luce della recente introduzione nell’ordinamento francese dell’istituto della caducité, che l’ammissibilità di tale categoria non è così peregrina e che, piuttosto, la difficoltà di ricondurvi l’usura sopravvenuta è dovuta alle caratteristiche della fattispecie. Sullo sfondo della trattazione, l’analisi della più recente giurisprudenza, con particolare riguardo a quella della Suprema Corte, la quale, nell’ultimo triennio, è stata interpellata, nel suo massimo consesso, su tutti gli aspetti più annosi dell’usura bancaria.
Profili civilistici dell'usura bancaria
2021
Abstract
Ripercorsa l’evoluzione in materia di usura, a partire dal diritto romano sino ai nostri giorni, il presente lavoro affronta le numerose problematiche interpretative aperte dalla legge 7 marzo 1996, n. 108. Il campo elettivo dell’indagine è quello dell’usura bancaria, la quale, attraverso un complesso gioco di commissioni, costi e interessi, rivela una carica di pericolosità non minore di quella criminale. Particolare attenzione è dedicata alla categoria degli interessi moratori e alla rilevanza degli stessi ai fini del vaglio di usurarietà: adottando una prospettiva coerente con il sistema della responsabilità per inadempimento e del risarcimento del danno nell’obbligazione pecuniaria di finanziamento, l’analisi condotta si propone di superare gli argomenti che escludono gli interessi moratori dal tasso soglia e di trattare criticamente la questione della sommatoria di interessi corrispettivi e moratori, nonché di individuare il rimedio applicabile ai secondi laddove usurari. E’ altresì oggetto di approfondimento il tema della c.d. usura sopravvenuta, affrontato, dapprima, sistematizzando le numerose soluzioni proposte da dottrina e giurisprudenza e, poi, soffermandosi su quella che inquadra il fenomeno de quo nella categoria dell’invalidità: nonostante le resistenze tradizionalmente manifestate nei confronti di una nullità che si manifesta per un vizio non genetico dell’atto, lo studio è volto a dimostrare, anche alla luce della recente introduzione nell’ordinamento francese dell’istituto della caducité, che l’ammissibilità di tale categoria non è così peregrina e che, piuttosto, la difficoltà di ricondurvi l’usura sopravvenuta è dovuta alle caratteristiche della fattispecie. Sullo sfondo della trattazione, l’analisi della più recente giurisprudenza, con particolare riguardo a quella della Suprema Corte, la quale, nell’ultimo triennio, è stata interpellata, nel suo massimo consesso, su tutti gli aspetti più annosi dell’usura bancaria.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/141889
URN:NBN:IT:UNIPI-141889