La ricerca analizza poetiche e linguaggi di una pratica emersa nel contesto delle arti visive, quella del diario e dell’appunto filmico privato, ripercorrendone le origini e tracciandone le relazioni sia con le ricerche visuali della contemporanea produzione artistica, sia con la retorica dell’home movie. L’indagine, che attinge a fonti provenienti da archivi pubblici e privati, si concentra particolarmente sugli anni Sessanta del Novecento, in cui, rivitalizzando le utopie delle Avanguardie storiche, si è avvertita, da un lato la necessità di contaminare la vita con l’arte, dall’altro il desiderio di espandere i contorni di quest’ultima fino a comprendere linguaggi e strumenti appartenenti ad altre discipline, come il teatro, la musica, il cinema. La smaterializzazione e l’espansione del fatto artistico coincide, d’altra parte, con la crescente spettacolarizzazione della vita offerta dall’allora nuova società dei consumi. È in quel contesto che l’home movie esplode come fenomeno di massa, attirando l’attenzione degli artisti che ne prendono in prestito tecniche e linguaggi, pur operando spesso, su questi ultimi, strappi e rovesciamenti. La prima parte è dedicata a una ricostruzione storica del rapporto tra home movie e pratiche artistiche. Rintracciando anticipazioni nella pittura realista e impressionista della seconda metà dell’Ottocento e passando per le Avanguardie storiche degli anni Venti e Trenta, lo studio si concentra sull’Avanguardia del Secondo Dopoguerra negli Stati Uniti, dove l’home movie come forma d’arte emerge nella pratica e nella produzione teorica di numerosi esponenti, da Maya Deren a Marie Menken, da Stan Brakhage a Jonas Mekas. La seconda parte, più consistente, prende in esame la scena romana degli anni Sessanta, per l’interesse che essa rappresenta in riferimento alla contaminazione tra ricerca visuale e sperimentazione audiovisiva attraverso le pratiche cineamatoriali. Rintracciando nella relazione tra modernità, “realismo” e soggettività lo spazio privilegiato per la produzione degli home movies da parte degli artisti, i casi di studio presi in esame appartengono tutti al contesto della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, tradizionalmente identificata come una declinazione italiana della Pop Art, che tuttavia manifesta, con quest’ultima, un rapporto conflittuale. A due pittori, Mario Schifano e Franco Angeli, si affianca un gallerista, Plinio De Martiis, da più parti definito “artista tra gli artisti” e soggetto fondante per la costruzione della comunità artistica che operò intorno a Piazza del Popolo. La loro produzione cinematografica, che nel caso di Franco Angeli e Plinio De Martiis è per lo più inedita, mostra con particolare rilevanza la contaminazione tra fatto artistico e ricordo privato. L’indagine, oltre a uno studio della tradizione scientifica con particolare riferimento alle pubblicazioni risalenti al decennio preso in esame, porta alla luce fonti provenienti da archivi pubblici e privati, e in particolare: l’Archivio di Stato di Latina (dove è conservato il fondo della galleria d’arte La Tartaruga), l’Archivio Franco Angeli, l’Archivio Mario Schifano, la Cineteca Nazionale, l’Istituto Nazionale per la Grafica.
L'home movie d'artista. Pratiche cineamatoriali e sperimentazione negli anni Sessanta: l'esperienza romana
2014
Abstract
La ricerca analizza poetiche e linguaggi di una pratica emersa nel contesto delle arti visive, quella del diario e dell’appunto filmico privato, ripercorrendone le origini e tracciandone le relazioni sia con le ricerche visuali della contemporanea produzione artistica, sia con la retorica dell’home movie. L’indagine, che attinge a fonti provenienti da archivi pubblici e privati, si concentra particolarmente sugli anni Sessanta del Novecento, in cui, rivitalizzando le utopie delle Avanguardie storiche, si è avvertita, da un lato la necessità di contaminare la vita con l’arte, dall’altro il desiderio di espandere i contorni di quest’ultima fino a comprendere linguaggi e strumenti appartenenti ad altre discipline, come il teatro, la musica, il cinema. La smaterializzazione e l’espansione del fatto artistico coincide, d’altra parte, con la crescente spettacolarizzazione della vita offerta dall’allora nuova società dei consumi. È in quel contesto che l’home movie esplode come fenomeno di massa, attirando l’attenzione degli artisti che ne prendono in prestito tecniche e linguaggi, pur operando spesso, su questi ultimi, strappi e rovesciamenti. La prima parte è dedicata a una ricostruzione storica del rapporto tra home movie e pratiche artistiche. Rintracciando anticipazioni nella pittura realista e impressionista della seconda metà dell’Ottocento e passando per le Avanguardie storiche degli anni Venti e Trenta, lo studio si concentra sull’Avanguardia del Secondo Dopoguerra negli Stati Uniti, dove l’home movie come forma d’arte emerge nella pratica e nella produzione teorica di numerosi esponenti, da Maya Deren a Marie Menken, da Stan Brakhage a Jonas Mekas. La seconda parte, più consistente, prende in esame la scena romana degli anni Sessanta, per l’interesse che essa rappresenta in riferimento alla contaminazione tra ricerca visuale e sperimentazione audiovisiva attraverso le pratiche cineamatoriali. Rintracciando nella relazione tra modernità, “realismo” e soggettività lo spazio privilegiato per la produzione degli home movies da parte degli artisti, i casi di studio presi in esame appartengono tutti al contesto della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, tradizionalmente identificata come una declinazione italiana della Pop Art, che tuttavia manifesta, con quest’ultima, un rapporto conflittuale. A due pittori, Mario Schifano e Franco Angeli, si affianca un gallerista, Plinio De Martiis, da più parti definito “artista tra gli artisti” e soggetto fondante per la costruzione della comunità artistica che operò intorno a Piazza del Popolo. La loro produzione cinematografica, che nel caso di Franco Angeli e Plinio De Martiis è per lo più inedita, mostra con particolare rilevanza la contaminazione tra fatto artistico e ricordo privato. L’indagine, oltre a uno studio della tradizione scientifica con particolare riferimento alle pubblicazioni risalenti al decennio preso in esame, porta alla luce fonti provenienti da archivi pubblici e privati, e in particolare: l’Archivio di Stato di Latina (dove è conservato il fondo della galleria d’arte La Tartaruga), l’Archivio Franco Angeli, l’Archivio Mario Schifano, la Cineteca Nazionale, l’Istituto Nazionale per la Grafica.File | Dimensione | Formato | |
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URN:NBN:IT:UNIPI-142685