La tesi indaga la tradizione e la fortuna di Dante, Petrarca e Boccaccio nella Slavia occidentale (Boemia e Polonia) e nella Rutenia (Ucraina) nel Rinascimento. Si tratta di un lavoro di prima mano, suddiviso in due principali sezioni: la prima, di carattere filologico, censisce i manoscritti, le stampe antiche e le traduzioni delle Tre Corone nelle aree geografiche in esame e realizza il primo catalogo delle testimonianze manoscritte e a stampa delle opere di Dante, Petrarca e Boccaccio, suddivise nelle tre principali aree della Slavia occidentale, ossia la Boemia, la Polonia, e la Rutenia. I manoscritti e le stampe presentati nel catalogo sono elencati in ordine alfabetico per paese e per biblioteca e per ciascuno è stata fornita una specifica descrizione, spesso autoptica. Il catalogo è preceduto da una sezione di carattere storico-critico, al cui interno è presentata per ciascuna di queste aree la fortuna e la circolazione delle opere delle Tre Corone nel Rinascimento. La seconda sezione, di ambito comparatistico, indaga in particolare la fortuna di Boccaccio in Polonia e in Rutenia. In questo caso la fortuna dell’autore non è stata misurata sui manoscritti e sulle stampe, ma sulle versioni del Decameron boccacciano nella lingua nazionale. Nello specifico ho scelto di approfondire un caso significativo: la traduzione della già citata novella Dec. IV 1. Bisogna puntualizzare, però, che i traduttori di questa novella non attinsero al Decameron di Boccaccio in lingua italiana, bensì alla versione latina di Bruni. Dunque, a partire dal testo di Bruni, Hieronim Morsztyn, poeta polacco dell’epoca barocca, nel Seicento ha realizzato una traduzione della novella di Tancredi e Ghismonda in versi di tredici sillabe a rima baciata, metro tradizionalmente utilizzato già nella Polonia cinquecentesca per tradurre la prosa straniera in poesia. Da questa versione fu eseguita, sempre in versi tredecasillabi, fra la fine del Seicento e i primi del Settecento, la traduzione rutena (cioè in lingua ucraina antica) di un autore anonimo con il titolo Историчніе вѣрші [Istorýčnie virši], ossia «Versi storici». La versione rutena circolò in origine in forma manoscritta: il codice che tramandava questa traduzione di Dec. IV 1 fu scoperto dal filologo ucraino Volodymyr Naumenko, che nel 1885 ne pubblicò il testo nella rivista «Киевская старина» [Kievskaja starina]. Tenendo presente i tre livelli di Bruni, di Hieronim Morsztyn e dell’anonimo ruteno, si è condotta un’indagine comparativa sui rispettivi testi, nel passaggio da uno all’altro, rilevandone punti comuni e innovazioni originali, senza ovviamente trascurare l’originale boccacciano. L’analisi svolta ha evidenziato i caratteri specifici di questa riscrittura rutena della novella boccacciana, mettendo in luce i punti di contatto con la versione di Morsztyn, ma anche il contributo originale dell’anonimo autore ucraino, il quale ha accentuato e talvolta interpretato in modo diverso i vari elementi del racconto producendo un progressivo distaccamento sia dal modello di Morsztyn che dall’originale decameroniano, calando il capolavoro medioevale nel contesto della Rutenia settecentesca. La tesi offre infine il testo critico di entrambe le versioni della novella, quella polacca di Morsztyn e quella dell’anonimo ruteno, pubblicate in aderenza ai criteri puntualmente esposti nelle rispettive Note editoriali: la versione polacca, in particolare, riproduce fedelmente il testo stabilito nell’edizione curata da Radosław Grześkowiak, mentre quella rutena si rifà al testo dell’edizione Naumenko, di cui rispetta anche la punteggiatura, l'uso delle maiuscole e la numerazione progressiva dei versi (solo in un caso si è proceduto a restaurare la numerazione corretta laddove l’edizione Naumenko conteggiava erroneamente i versi 490-499). Le due edizioni sono inoltre corredate di traduzione italiana in prosa, da me realizzata per la prima volta nell’ambito di questo lavoro, posta a fronte dei testi stessi e accompagnata, nel testo ruteno, da note di commento linguistico-etimologico che analizzano alcune peculiarità della versione anonima.
Tradizione e traduzione delle opere di Dante, Petrarca e Boccaccio in Slavia occidentale e in Rutenia nel Rinascimento.
2017
Abstract
La tesi indaga la tradizione e la fortuna di Dante, Petrarca e Boccaccio nella Slavia occidentale (Boemia e Polonia) e nella Rutenia (Ucraina) nel Rinascimento. Si tratta di un lavoro di prima mano, suddiviso in due principali sezioni: la prima, di carattere filologico, censisce i manoscritti, le stampe antiche e le traduzioni delle Tre Corone nelle aree geografiche in esame e realizza il primo catalogo delle testimonianze manoscritte e a stampa delle opere di Dante, Petrarca e Boccaccio, suddivise nelle tre principali aree della Slavia occidentale, ossia la Boemia, la Polonia, e la Rutenia. I manoscritti e le stampe presentati nel catalogo sono elencati in ordine alfabetico per paese e per biblioteca e per ciascuno è stata fornita una specifica descrizione, spesso autoptica. Il catalogo è preceduto da una sezione di carattere storico-critico, al cui interno è presentata per ciascuna di queste aree la fortuna e la circolazione delle opere delle Tre Corone nel Rinascimento. La seconda sezione, di ambito comparatistico, indaga in particolare la fortuna di Boccaccio in Polonia e in Rutenia. In questo caso la fortuna dell’autore non è stata misurata sui manoscritti e sulle stampe, ma sulle versioni del Decameron boccacciano nella lingua nazionale. Nello specifico ho scelto di approfondire un caso significativo: la traduzione della già citata novella Dec. IV 1. Bisogna puntualizzare, però, che i traduttori di questa novella non attinsero al Decameron di Boccaccio in lingua italiana, bensì alla versione latina di Bruni. Dunque, a partire dal testo di Bruni, Hieronim Morsztyn, poeta polacco dell’epoca barocca, nel Seicento ha realizzato una traduzione della novella di Tancredi e Ghismonda in versi di tredici sillabe a rima baciata, metro tradizionalmente utilizzato già nella Polonia cinquecentesca per tradurre la prosa straniera in poesia. Da questa versione fu eseguita, sempre in versi tredecasillabi, fra la fine del Seicento e i primi del Settecento, la traduzione rutena (cioè in lingua ucraina antica) di un autore anonimo con il titolo Историчніе вѣрші [Istorýčnie virši], ossia «Versi storici». La versione rutena circolò in origine in forma manoscritta: il codice che tramandava questa traduzione di Dec. IV 1 fu scoperto dal filologo ucraino Volodymyr Naumenko, che nel 1885 ne pubblicò il testo nella rivista «Киевская старина» [Kievskaja starina]. Tenendo presente i tre livelli di Bruni, di Hieronim Morsztyn e dell’anonimo ruteno, si è condotta un’indagine comparativa sui rispettivi testi, nel passaggio da uno all’altro, rilevandone punti comuni e innovazioni originali, senza ovviamente trascurare l’originale boccacciano. L’analisi svolta ha evidenziato i caratteri specifici di questa riscrittura rutena della novella boccacciana, mettendo in luce i punti di contatto con la versione di Morsztyn, ma anche il contributo originale dell’anonimo autore ucraino, il quale ha accentuato e talvolta interpretato in modo diverso i vari elementi del racconto producendo un progressivo distaccamento sia dal modello di Morsztyn che dall’originale decameroniano, calando il capolavoro medioevale nel contesto della Rutenia settecentesca. La tesi offre infine il testo critico di entrambe le versioni della novella, quella polacca di Morsztyn e quella dell’anonimo ruteno, pubblicate in aderenza ai criteri puntualmente esposti nelle rispettive Note editoriali: la versione polacca, in particolare, riproduce fedelmente il testo stabilito nell’edizione curata da Radosław Grześkowiak, mentre quella rutena si rifà al testo dell’edizione Naumenko, di cui rispetta anche la punteggiatura, l'uso delle maiuscole e la numerazione progressiva dei versi (solo in un caso si è proceduto a restaurare la numerazione corretta laddove l’edizione Naumenko conteggiava erroneamente i versi 490-499). Le due edizioni sono inoltre corredate di traduzione italiana in prosa, da me realizzata per la prima volta nell’ambito di questo lavoro, posta a fronte dei testi stessi e accompagnata, nel testo ruteno, da note di commento linguistico-etimologico che analizzano alcune peculiarità della versione anonima.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/143247
URN:NBN:IT:UNIPI-143247