La nozione di efficienza ha assunto progressivamente una rilevanza preponderante nel settore pubblico, imponendo all’interprete di interrogarsi circa il significato da essa assunto all’atto della trasposizione della stessa in ambito normativo. Nel nostro ordinamento non è dato infatti rinvenire una definizione giuridica di efficienza, sì che occorre ripercorrere le origini di tale nozione, al fine di comprendere in che modo la stessa debba essere intesa ed interpretata allorché venga utilizzata quale parametro volto ad improntare l’organizzazione e l’azione dei pubblici poteri. Tale indagine non può che prender le mosse dal significato che il concetto di efficienza ha assunto nella scienza economica, analizzando, da un lato, la nozione di efficienza interna  sviluppata dalle dottrine economico-aziendalistiche , incentrata sul rapporto fra efficienza, efficacia ed economicità dell’impresa; dall’altro, quella di efficienza esterna, generata dal mercato, mutuata dalla nozione di efficienza allocativa  propria dell’elaborazione paretiana  per poi approdare alla più innovativa nozione di efficienza dinamica, elaborata da Schumpeter. L’elaborato si propone, in particolare, di evidenziare come, nello scenario che porta all’affermazione del parametro dell’efficienza, ad una prima fase, in cui si realizza un indissolubile connubio fra efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa, si avvicendi, a seguito degli effetti della crisi economica, una seconda fase, che determina l’avvio di un percorso interpretativo che avrà quale punto di approdo la valorizzazione di una nozione di efficienza incentrata sui vincoli di bilancio e sul principio di concorrenza, spesso avulsa da valutazioni di impatto sociale delle scelte operate dall’amministrazione. Ciò impone di interrogarsi circa i rapporti fra efficienza ed effettività dei diritti, nonché sulle condizioni di compatibilità fra efficienza e democrazia e di chiarire al contempo gli obiettivi perseguiti dalle politiche concorrenziali al fine di comprendere se ed in che termini possano determinarsi profili di convergenza fra il benessere collettivo, cui mira il mercato, e l’interesse generale, che lo Stato è tenuto a realizzare.

Dall'efficienza del mercato all'efficienza dello Stato

2017

Abstract

La nozione di efficienza ha assunto progressivamente una rilevanza preponderante nel settore pubblico, imponendo all’interprete di interrogarsi circa il significato da essa assunto all’atto della trasposizione della stessa in ambito normativo. Nel nostro ordinamento non è dato infatti rinvenire una definizione giuridica di efficienza, sì che occorre ripercorrere le origini di tale nozione, al fine di comprendere in che modo la stessa debba essere intesa ed interpretata allorché venga utilizzata quale parametro volto ad improntare l’organizzazione e l’azione dei pubblici poteri. Tale indagine non può che prender le mosse dal significato che il concetto di efficienza ha assunto nella scienza economica, analizzando, da un lato, la nozione di efficienza interna  sviluppata dalle dottrine economico-aziendalistiche , incentrata sul rapporto fra efficienza, efficacia ed economicità dell’impresa; dall’altro, quella di efficienza esterna, generata dal mercato, mutuata dalla nozione di efficienza allocativa  propria dell’elaborazione paretiana  per poi approdare alla più innovativa nozione di efficienza dinamica, elaborata da Schumpeter. L’elaborato si propone, in particolare, di evidenziare come, nello scenario che porta all’affermazione del parametro dell’efficienza, ad una prima fase, in cui si realizza un indissolubile connubio fra efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa, si avvicendi, a seguito degli effetti della crisi economica, una seconda fase, che determina l’avvio di un percorso interpretativo che avrà quale punto di approdo la valorizzazione di una nozione di efficienza incentrata sui vincoli di bilancio e sul principio di concorrenza, spesso avulsa da valutazioni di impatto sociale delle scelte operate dall’amministrazione. Ciò impone di interrogarsi circa i rapporti fra efficienza ed effettività dei diritti, nonché sulle condizioni di compatibilità fra efficienza e democrazia e di chiarire al contempo gli obiettivi perseguiti dalle politiche concorrenziali al fine di comprendere se ed in che termini possano determinarsi profili di convergenza fra il benessere collettivo, cui mira il mercato, e l’interesse generale, che lo Stato è tenuto a realizzare.
13-dic-2017
Italiano
Passalacqua, Michela
Università degli Studi di Pisa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/143273
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-143273