La ricerca in questione verte sullo studio delle produzioni di lucerne in area laziale e in Italia settentrionale nel periodo compreso tra l'età augustea e la fine del II secolo d.C., con particolare attenzione alla funzione della bollatura in questi contesti. Il primo capitolo è dedicato all'analisi delle problematiche relative allo studio delle lucerne, allo stato delle conoscenze attuali, e alle ipotesi principali sinora formulate sulle possibili funzioni dei bolli posti su ceramica fine, come lucerne e terra sigillata. Il secondo capitolo tratta delle produzioni laziali e in dettaglio di quelle di ambito Urbano, procedendo, dopo un elenco ragionato e in ordine cronologico dei principali bolli attestati, a una analisi delle presenze di questi in Italia e nelle province. A partire da questi dati si esaminano le linee commerciali in una ottica diacronica e si cerca di comprendere attraverso quali meccanismi e insieme a quali altri prodotti le lucerne laziali fossero esportate lungo le rotte mediterranee. Una trattazione analoga, dedicata alle produzioni dell'Italia settentrionale e segnatamente delle lucerne a canale, trova spazio nel terzo capitolo, in cui, dopo una breve rassegna dei luoghi di produzione noti e dei bolli più significativi, si passa ad analizzare le caratteristiche storiche e geografiche del territorio modenese e le principali vie di comunicazione attraverso le quali si svolgeva il commercio di lucerne. L'osservazione dei bolli dal punto di vista formale ha permesso, inoltre, di chiarire alcuni aspetti relativi all'organizzazione delle officine. Il quarto e il quinto capitolo studiano alcune produzioni provinciali (in particolar modo quelle galliche, trattate nel capitolo quattro, e quelle danubiane, trattate nel capitolo 5) che utilizzano modelli italici, spesso bollati, per ottenere lucerne analoghe tramite un calco in gesso: l'interesse per questo tipo di officine è dovuto alla volontà di osservarne le dinamiche commerciali e organizzative e all'interesse per una valutazione della fortuna dei tipi provenienti dall'Italia nelle province. Si è inoltre ritenuta utile una riflessione sulla funzione del bollo, in questo caso non più corrispondente a persone reali, nell'economia della copia. Il capitolo 5 si dedica al rapporto tra le lucerne importate dall'Italia, o imitate sulla base di questi modelli, e la presenza dell'esercito, che convoglia su di sé una parte considerevole delle importazioni di queste aree. L'ultimo capitolo è dedicato al confronto tra la modalità della bollatura in Italia centrale e quella in Italia settentrionale: i dati relativi alle caratteristiche tecniche e sintattiche occorrenti nelle due aree sono stati incrociati con quello che conosciamo della struttura delle officine indagate archeologicamente e con i trend di distribuzione di questi prodotti, in modo da interpretare il bollo anche in funzione del contesto pratico ed economico di cui è il prodotto. A partire da questi dati è stato possibile proporre un modello relativo all'organizzazione interna e commerciale di queste officine e prospettare una interpretazione del valore della bollatura che sia generalmente valido per la ceramica fine, nelle aree e nel periodo esaminati.

La produzione di lucerne in Italia centrale e settentrionale (I-II sec. d.C.): aspetti tecnici, epigrafici, commerciali

2017

Abstract

La ricerca in questione verte sullo studio delle produzioni di lucerne in area laziale e in Italia settentrionale nel periodo compreso tra l'età augustea e la fine del II secolo d.C., con particolare attenzione alla funzione della bollatura in questi contesti. Il primo capitolo è dedicato all'analisi delle problematiche relative allo studio delle lucerne, allo stato delle conoscenze attuali, e alle ipotesi principali sinora formulate sulle possibili funzioni dei bolli posti su ceramica fine, come lucerne e terra sigillata. Il secondo capitolo tratta delle produzioni laziali e in dettaglio di quelle di ambito Urbano, procedendo, dopo un elenco ragionato e in ordine cronologico dei principali bolli attestati, a una analisi delle presenze di questi in Italia e nelle province. A partire da questi dati si esaminano le linee commerciali in una ottica diacronica e si cerca di comprendere attraverso quali meccanismi e insieme a quali altri prodotti le lucerne laziali fossero esportate lungo le rotte mediterranee. Una trattazione analoga, dedicata alle produzioni dell'Italia settentrionale e segnatamente delle lucerne a canale, trova spazio nel terzo capitolo, in cui, dopo una breve rassegna dei luoghi di produzione noti e dei bolli più significativi, si passa ad analizzare le caratteristiche storiche e geografiche del territorio modenese e le principali vie di comunicazione attraverso le quali si svolgeva il commercio di lucerne. L'osservazione dei bolli dal punto di vista formale ha permesso, inoltre, di chiarire alcuni aspetti relativi all'organizzazione delle officine. Il quarto e il quinto capitolo studiano alcune produzioni provinciali (in particolar modo quelle galliche, trattate nel capitolo quattro, e quelle danubiane, trattate nel capitolo 5) che utilizzano modelli italici, spesso bollati, per ottenere lucerne analoghe tramite un calco in gesso: l'interesse per questo tipo di officine è dovuto alla volontà di osservarne le dinamiche commerciali e organizzative e all'interesse per una valutazione della fortuna dei tipi provenienti dall'Italia nelle province. Si è inoltre ritenuta utile una riflessione sulla funzione del bollo, in questo caso non più corrispondente a persone reali, nell'economia della copia. Il capitolo 5 si dedica al rapporto tra le lucerne importate dall'Italia, o imitate sulla base di questi modelli, e la presenza dell'esercito, che convoglia su di sé una parte considerevole delle importazioni di queste aree. L'ultimo capitolo è dedicato al confronto tra la modalità della bollatura in Italia centrale e quella in Italia settentrionale: i dati relativi alle caratteristiche tecniche e sintattiche occorrenti nelle due aree sono stati incrociati con quello che conosciamo della struttura delle officine indagate archeologicamente e con i trend di distribuzione di questi prodotti, in modo da interpretare il bollo anche in funzione del contesto pratico ed economico di cui è il prodotto. A partire da questi dati è stato possibile proporre un modello relativo all'organizzazione interna e commerciale di queste officine e prospettare una interpretazione del valore della bollatura che sia generalmente valido per la ceramica fine, nelle aree e nel periodo esaminati.
19-set-2017
Italiano
Salmeri, Giovanni
Università degli Studi di Pisa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/144021
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-144021