Filico di Corcira è autore di età ellenistica attivo ad Alessandria nell’epoca di Tolemeo Filadelfo. Dalla raccolta e dall’analisi delle testimonianze antiche si rileva la sua fama come autore tragico appartenente alla famosa Pleiade tragica. Il poeta riveste anche un importante ruolo come sacerdote di Dioniso e come guida dell’associazione egiziana dei technitai di Dioniso, vale a dire gli artisti di teatro professionisti. Filico partecipa infatti, secondo quanto affermato dallo storico Callissino di Rodi (FGrHist 627 F 2 p. 165, 27-30 e 169, 8-9), alla famosa processione organizzata dal Filadelfo ad Alessandria nella sua veste di sacerdote di Dioniso seguito dai technitai. Un epigramma anonimo che sembrerebbe composto per la morte del poeta (PHamb. 312 recto, col. II = 980 SH), secondo le più recenti interpretazioni, rifletterebbe un legame di Filico con l’ambito delle iniziazioni misteriche. Dell’attività di tragediografo non rimane nulla e rimane aperta una questione alquanto controversa relativa all’attribuzione a Filico di due drammi citati dalla Suda fra le opere di Filisco comico, il Temistocle e l’Adone, che alcuni studiosi ritengono essere di Filico di Corcira (l’oscillazione della forma del nome tra Filico e Filisco è una costante delle testimonianze antiche e genera una confusione con gli altri due autori contemporanei e attivi in ambito teatrale, Filisco comico e Filisco di Egina). Un fortunato ritrovamento papiraceo ha reso noto un inno anonimo alla dea Demetra in esametri coriambici e in lingua attica, seppure in uno stato alquanto frammentario (PSI 1282), che è stato possibile attribuire a Filico sulla base della testimonianza del metricologo greco Efestione (Encheir. 9, 4 p. 30, 21 Consbruch) che cita due versi del poeta in esametro coriambico, in uno dei quali l’autore si rivolge alla triade divina Demetra-Persefone-Climeno/Ade (676 SH), che con molta probabilità è il verso di apertura dell’inno conservato su papiro. Filico tratta, con assoluta preminenza del racconto mitico, il famoso mito di Demetra privata della figlia Persefone rapita da Ade, seguendo fondamentalmente la versione omerica, ma lo fa anche con dei tratti innovativi come nell’episodio di Iambe dal colorito vivace e serio-comico e nell’accenno, solo ipotizzabile, ad una variante mitica poco attestata della katabasis di Demetra nell’Ade. Inoltre il poeta dimostra un notevole interesse per l’Attica e per i rituali dei Misteri Eleusini descritti in modo dettagliato, conformemente alla scelta di una facies linguistica attica. L’inno occupa dal punto di vista metrico e linguistico una posizione importante nel quadro delle sperimentazioni letterarie dell’epoca alessandrina. Un aspetto importante riguarda proprio la definizione del genere letterario, poiché l’inno di Filico è un unicum nella tradizione letteraria: esso è lontano dall’esametro e dalla lingua ionico-epica degli inni omerici, così come dai metri lirici e dal dorico degli inni lirico-corali. In tale senso il confronto con i contemporanei Inni callimachei è un presupposto fondamentale. Al riguardo non si può prescindere dal cambiamento culturale e letterario dell’epoca e, soprattutto, dal venire meno del legame tra testo innodico e occasione religiosa di performance. Il verso di Filico rivolto ai grammatici ( 677 SH) esemplifica il pubblico colto di riferimento, ma la cosciente elaborazione letteraria può accompagnarsi ad un vivo interesse religioso del poeta, che lo ha ispirato a cantare un mito famoso nella Grecia arcaico-classica e in quella ellenistica, legato ad un complesso cultuale, quello di Demetra, altrettanto importante e diffuso nell’Alessandria tolemaica, che trova nell’Eleusi attica un punto di riferimento essenziale. Soprattutto non si può trascurare un presupposto biografico importante che vede Filico legato al contesto culturale e religioso dell’epoca. Anche l’inno di Filico sembra testimoniare, dunque, come la produzione letteraria alessandrina, sicuramente dotta e ricercata, non sia totalmente svincolata dall’attualità storica e culturale.

Filico di Corcira : testimonianze e frammenti : introduzione, testo critico, traduzione e commento

2010

Abstract

Filico di Corcira è autore di età ellenistica attivo ad Alessandria nell’epoca di Tolemeo Filadelfo. Dalla raccolta e dall’analisi delle testimonianze antiche si rileva la sua fama come autore tragico appartenente alla famosa Pleiade tragica. Il poeta riveste anche un importante ruolo come sacerdote di Dioniso e come guida dell’associazione egiziana dei technitai di Dioniso, vale a dire gli artisti di teatro professionisti. Filico partecipa infatti, secondo quanto affermato dallo storico Callissino di Rodi (FGrHist 627 F 2 p. 165, 27-30 e 169, 8-9), alla famosa processione organizzata dal Filadelfo ad Alessandria nella sua veste di sacerdote di Dioniso seguito dai technitai. Un epigramma anonimo che sembrerebbe composto per la morte del poeta (PHamb. 312 recto, col. II = 980 SH), secondo le più recenti interpretazioni, rifletterebbe un legame di Filico con l’ambito delle iniziazioni misteriche. Dell’attività di tragediografo non rimane nulla e rimane aperta una questione alquanto controversa relativa all’attribuzione a Filico di due drammi citati dalla Suda fra le opere di Filisco comico, il Temistocle e l’Adone, che alcuni studiosi ritengono essere di Filico di Corcira (l’oscillazione della forma del nome tra Filico e Filisco è una costante delle testimonianze antiche e genera una confusione con gli altri due autori contemporanei e attivi in ambito teatrale, Filisco comico e Filisco di Egina). Un fortunato ritrovamento papiraceo ha reso noto un inno anonimo alla dea Demetra in esametri coriambici e in lingua attica, seppure in uno stato alquanto frammentario (PSI 1282), che è stato possibile attribuire a Filico sulla base della testimonianza del metricologo greco Efestione (Encheir. 9, 4 p. 30, 21 Consbruch) che cita due versi del poeta in esametro coriambico, in uno dei quali l’autore si rivolge alla triade divina Demetra-Persefone-Climeno/Ade (676 SH), che con molta probabilità è il verso di apertura dell’inno conservato su papiro. Filico tratta, con assoluta preminenza del racconto mitico, il famoso mito di Demetra privata della figlia Persefone rapita da Ade, seguendo fondamentalmente la versione omerica, ma lo fa anche con dei tratti innovativi come nell’episodio di Iambe dal colorito vivace e serio-comico e nell’accenno, solo ipotizzabile, ad una variante mitica poco attestata della katabasis di Demetra nell’Ade. Inoltre il poeta dimostra un notevole interesse per l’Attica e per i rituali dei Misteri Eleusini descritti in modo dettagliato, conformemente alla scelta di una facies linguistica attica. L’inno occupa dal punto di vista metrico e linguistico una posizione importante nel quadro delle sperimentazioni letterarie dell’epoca alessandrina. Un aspetto importante riguarda proprio la definizione del genere letterario, poiché l’inno di Filico è un unicum nella tradizione letteraria: esso è lontano dall’esametro e dalla lingua ionico-epica degli inni omerici, così come dai metri lirici e dal dorico degli inni lirico-corali. In tale senso il confronto con i contemporanei Inni callimachei è un presupposto fondamentale. Al riguardo non si può prescindere dal cambiamento culturale e letterario dell’epoca e, soprattutto, dal venire meno del legame tra testo innodico e occasione religiosa di performance. Il verso di Filico rivolto ai grammatici ( 677 SH) esemplifica il pubblico colto di riferimento, ma la cosciente elaborazione letteraria può accompagnarsi ad un vivo interesse religioso del poeta, che lo ha ispirato a cantare un mito famoso nella Grecia arcaico-classica e in quella ellenistica, legato ad un complesso cultuale, quello di Demetra, altrettanto importante e diffuso nell’Alessandria tolemaica, che trova nell’Eleusi attica un punto di riferimento essenziale. Soprattutto non si può trascurare un presupposto biografico importante che vede Filico legato al contesto culturale e religioso dell’epoca. Anche l’inno di Filico sembra testimoniare, dunque, come la produzione letteraria alessandrina, sicuramente dotta e ricercata, non sia totalmente svincolata dall’attualità storica e culturale.
26-apr-2010
Italiano
Cerri, Giovanni
Università degli Studi Roma Tre
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/144267
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA3-144267