Il tema della ricerca si inserisce nell’attuale dibattito scientifico innestandosi sulla dialettica heritage-ricycle che anima la discussione contemporanea sulle aree dismesse e, più in generale, sul patrimonio esistente. Rispetto a tale dibattito la ricerca propone un contributo che intersecare la storia della follia, del rifiuto e del confinamento della malattia mentale, con la cultura contemporanea del recycle (evoluta in upcycle) che fa del rifiuto, dello scarto, una risorsa da valorizzare. Il concetto di scarto, trasferito sullo spazio urbano come paesaggio dello scarto, luogo marginale in attesa di riconnettersi alle dinamiche della vita urbana, si materializza nei manicomi - architetture uniche nate in condizioni isolamento e di totale alterità rispetto al contesto, oggi dismesse e spesso abbandonate. Gli ex ospedali psichiatrici sono assunti come occasione di sperimentazione all'interno di una visione progettuale che opera sul superamento del limite e sulla definizione del concetto di margine, inteso come spazio di transizione che filtra e consente il passaggio da uno stato all'altro e che determina un nuovo sistema di relazioni tra interno ed esterno. La ricerca empirica, che presenta insidie legate soprattutto all'estensione del campo di indagine (manicomi dismessi distribuiti sull'intero territorio nazionale) trova una sua congruenza nella forma dell’inventario e nell'individuazione e descrizione del margine tra gli ex ospedali psichiatrici e la città come “spessore utile” per la risemantizzazione. I risultati dello studio condotto non sono proposti come base per linee guida prescrittive ma piuttosto offerti come materiale per progetti che procedano per inferenze abduttive.
Relazioni inedite. La definizione del margine tra gli ex manicomi e la città: appunti per un inventario.
2018
Abstract
Il tema della ricerca si inserisce nell’attuale dibattito scientifico innestandosi sulla dialettica heritage-ricycle che anima la discussione contemporanea sulle aree dismesse e, più in generale, sul patrimonio esistente. Rispetto a tale dibattito la ricerca propone un contributo che intersecare la storia della follia, del rifiuto e del confinamento della malattia mentale, con la cultura contemporanea del recycle (evoluta in upcycle) che fa del rifiuto, dello scarto, una risorsa da valorizzare. Il concetto di scarto, trasferito sullo spazio urbano come paesaggio dello scarto, luogo marginale in attesa di riconnettersi alle dinamiche della vita urbana, si materializza nei manicomi - architetture uniche nate in condizioni isolamento e di totale alterità rispetto al contesto, oggi dismesse e spesso abbandonate. Gli ex ospedali psichiatrici sono assunti come occasione di sperimentazione all'interno di una visione progettuale che opera sul superamento del limite e sulla definizione del concetto di margine, inteso come spazio di transizione che filtra e consente il passaggio da uno stato all'altro e che determina un nuovo sistema di relazioni tra interno ed esterno. La ricerca empirica, che presenta insidie legate soprattutto all'estensione del campo di indagine (manicomi dismessi distribuiti sull'intero territorio nazionale) trova una sua congruenza nella forma dell’inventario e nell'individuazione e descrizione del margine tra gli ex ospedali psichiatrici e la città come “spessore utile” per la risemantizzazione. I risultati dello studio condotto non sono proposti come base per linee guida prescrittive ma piuttosto offerti come materiale per progetti che procedano per inferenze abduttive.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/144661
URN:NBN:IT:UNINA-144661