Nella fase denominata Orientalizzante (circa 730-580 a.C.), l’Etruria partecipa ad un vasto fenomeno culturale che coinvolge l’intero bacino del Mediterraneo. È un’epoca che vede spostamenti di uomini, circolazione di beni e di idee, crescita di ricchezza. Sullo sfondo dell’espansione fenicia e dei movimenti coloniali greci vengono introdotti in Occidente beni di prestigio, idee e saperi provenienti dall’Egitto, dall’area dell’Egeo e dal Vicino Oriente antico. In Etruria convivono così modelli di origine orientale e influenze dal mondo greco, anch’esso partecipe del fenomeno orientalizzante. Dopo un inquadramento storico-archeologico delle fasi e delle culture che interagiscono durante l’Orientalizzante nell’area tirrenica, l’attenzione viene focalizzata sotto il profilo iconografico su una serie di documenti archeologici del I millennio a.C. Dalle modalità di ricezione e utilizzo dei modelli iconografici appartenenti ai manufatti vicino-orientali giunti in Occidente, si può comprendere se vi corrisponde anche la comprensione e l’adesione all’ideologia sottesa a quei repertori figurativi. La disamina ha interessato diversi documenti di provenienza vicino-orientale, greca ed etrusca, che hanno sfociato in esiti diversi. Questa prima parte della tesi ha gettato le premesse per l’avanzamento della ricerca venendo ad interessare una delle sfide più accattivanti degli studi archeologici contemporanei: quello della presenza di maestranze immigrate in Occidente. Poiché l’area di maggior interesse è l’Etruria padana, si tenta di esaminare quei caratteri alloctoni di Felsina che, nel loro complesso, suggeriscono la presenza di maestranze immigrate al lavoro per la committenza locale: sculture ma anche apparati, apprestamenti e strutture per la città degli aristoi. Vengono riesaminati gli scavi archeologici pubblicati condotti nell’ultimo ventennio a Bologna che parlano di una proto-città intorno alla metà dell’VIII secolo a.C. e soprattutto nel VII secolo a.C., per la costruzione della quale non ci si poteva affidare alle sole maestranze locali. Se taluni archeologi infatti rimandano alle esperienze mediterranee, si ritiene che si possano richiamare piuttosto le maestranze levantine immigrate in Occidente. Nella tesi vengono censite per la prima volta le importazioni vicino-orientali giunte in Etruria padana nel corso dell’Orientalizzante. Infine, l’autrice tenta un approfondimento delle ricerche sotto il profilo iconografico di alcune sculture già assegnate alla mano di artigiani stranieri. Il quadro complessivo uscito dall’esame delle importazioni vicino-orientali in Etruria Padana, dall’analisi delle forme e delle strutture urbane di Felsina e dall’approfondimento sotto il profilo iconografico di alcuni importanti documenti scultorei (Testa Gozzadini, Stele Zannoni, segnacoli di via Fondazza) suggerisce in via ipotetica nuovi spunti di lettura.
Dal vicino Oriente all'Occidente: Percorsi ed esiti della cultura ideologica e figurativa nei documenti archeologici del I millennio A.C.
2016
Abstract
Nella fase denominata Orientalizzante (circa 730-580 a.C.), l’Etruria partecipa ad un vasto fenomeno culturale che coinvolge l’intero bacino del Mediterraneo. È un’epoca che vede spostamenti di uomini, circolazione di beni e di idee, crescita di ricchezza. Sullo sfondo dell’espansione fenicia e dei movimenti coloniali greci vengono introdotti in Occidente beni di prestigio, idee e saperi provenienti dall’Egitto, dall’area dell’Egeo e dal Vicino Oriente antico. In Etruria convivono così modelli di origine orientale e influenze dal mondo greco, anch’esso partecipe del fenomeno orientalizzante. Dopo un inquadramento storico-archeologico delle fasi e delle culture che interagiscono durante l’Orientalizzante nell’area tirrenica, l’attenzione viene focalizzata sotto il profilo iconografico su una serie di documenti archeologici del I millennio a.C. Dalle modalità di ricezione e utilizzo dei modelli iconografici appartenenti ai manufatti vicino-orientali giunti in Occidente, si può comprendere se vi corrisponde anche la comprensione e l’adesione all’ideologia sottesa a quei repertori figurativi. La disamina ha interessato diversi documenti di provenienza vicino-orientale, greca ed etrusca, che hanno sfociato in esiti diversi. Questa prima parte della tesi ha gettato le premesse per l’avanzamento della ricerca venendo ad interessare una delle sfide più accattivanti degli studi archeologici contemporanei: quello della presenza di maestranze immigrate in Occidente. Poiché l’area di maggior interesse è l’Etruria padana, si tenta di esaminare quei caratteri alloctoni di Felsina che, nel loro complesso, suggeriscono la presenza di maestranze immigrate al lavoro per la committenza locale: sculture ma anche apparati, apprestamenti e strutture per la città degli aristoi. Vengono riesaminati gli scavi archeologici pubblicati condotti nell’ultimo ventennio a Bologna che parlano di una proto-città intorno alla metà dell’VIII secolo a.C. e soprattutto nel VII secolo a.C., per la costruzione della quale non ci si poteva affidare alle sole maestranze locali. Se taluni archeologi infatti rimandano alle esperienze mediterranee, si ritiene che si possano richiamare piuttosto le maestranze levantine immigrate in Occidente. Nella tesi vengono censite per la prima volta le importazioni vicino-orientali giunte in Etruria padana nel corso dell’Orientalizzante. Infine, l’autrice tenta un approfondimento delle ricerche sotto il profilo iconografico di alcune sculture già assegnate alla mano di artigiani stranieri. Il quadro complessivo uscito dall’esame delle importazioni vicino-orientali in Etruria Padana, dall’analisi delle forme e delle strutture urbane di Felsina e dall’approfondimento sotto il profilo iconografico di alcuni importanti documenti scultorei (Testa Gozzadini, Stele Zannoni, segnacoli di via Fondazza) suggerisce in via ipotetica nuovi spunti di lettura.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/145605
URN:NBN:IT:UNIFE-145605