La tesi, dopo una ricostruzione dei passaggi salienti dell’evoluzione del diritto dell’Unione europea in tema di assistenza sanitaria transfrontaliera, propone un’analisi dell’attuale impianto normativo in materia, ponendo l’accento sulla dimensione multilivello del fenomeno e sui legami che esso presenta con le questioni di carattere sia economico che di tutela dei diritti dei pazienti. Ciò che emerge è un quadro complesso, in cui l’attuazione della Direttiva 2011/24/UE si interseca con l’esistenza dei più datati regolamenti comunitari in materia di coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, con la giurisprudenza decennale della Corte di Giustizia e con la presenza di una pluralità di sistemi nazionali e regionali. In tale contesto, la portata del diritto all’assistenza transfrontaliera, inizialmente connesso allo status di lavoratore, è stata progressivamente estesa attraverso l’individuazione di un legame tra la possibilità di accedere ai servizi sanitari in un altro Stato Membro e il principio fondamentale della libera circolazione. La direttiva del 2011, la cui adozione si era resa necessaria al fine di riordinare la disciplina, conferma in parte questa tendenza. Essa presenta, inoltre, delle potenzialità in tema di tutela di diritti dei pazienti ed alcuni elementi innovativi, legati principalmente alla cooperazione tra Stati e tra regioni confinanti. Sotto altri punti di vista, tuttavia, la direttiva costituisce una soluzione di compromesso, che testimonia l’estrema cautela che ha caratterizzato negli ultimi anni le politiche di welfare europee e nazionali, non da ultimo a causa della sopraggiunta crisi economica. Tale atteggiamento ha portato ad adottare norme di recepimento non sempre in linea con la ratio dell’atto eurounitario, che rischiano quindi di non mettere i pazienti nelle condizioni di fruire appieno delle opportunità offerte dalla direttiva, soprattutto in materia di autorizzazione preventiva e rimborso delle spese sostenute. L’apporto del presente lavoro consiste proprio nel tentativo di mettere in luce le potenzialità e le debolezze della normativa in vigore, attraverso un resoconto volto a tenere insieme le considerazioni giuridiche con quelle relative alla sostenibilità economica del fenomeno transfrontaliero e, contemporaneamente, a dar conto dei vari livelli coinvolti (europeo, nazionale e regionale). Questo nella consapevolezza che l’Unione europea detiene competenze limitate in materia e che quindi l’azione nazionale e, soprattutto, quella regionale e locale saranno di fondamentale importanza per un’attuazione della direttiva che garantisca concretamente il diritto ad un’assistenza sanitaria accessibile, sicura e di qualità.

Assistenza sanitaria transfrontaliera e diritto dell'Unione Europea

2016

Abstract

La tesi, dopo una ricostruzione dei passaggi salienti dell’evoluzione del diritto dell’Unione europea in tema di assistenza sanitaria transfrontaliera, propone un’analisi dell’attuale impianto normativo in materia, ponendo l’accento sulla dimensione multilivello del fenomeno e sui legami che esso presenta con le questioni di carattere sia economico che di tutela dei diritti dei pazienti. Ciò che emerge è un quadro complesso, in cui l’attuazione della Direttiva 2011/24/UE si interseca con l’esistenza dei più datati regolamenti comunitari in materia di coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, con la giurisprudenza decennale della Corte di Giustizia e con la presenza di una pluralità di sistemi nazionali e regionali. In tale contesto, la portata del diritto all’assistenza transfrontaliera, inizialmente connesso allo status di lavoratore, è stata progressivamente estesa attraverso l’individuazione di un legame tra la possibilità di accedere ai servizi sanitari in un altro Stato Membro e il principio fondamentale della libera circolazione. La direttiva del 2011, la cui adozione si era resa necessaria al fine di riordinare la disciplina, conferma in parte questa tendenza. Essa presenta, inoltre, delle potenzialità in tema di tutela di diritti dei pazienti ed alcuni elementi innovativi, legati principalmente alla cooperazione tra Stati e tra regioni confinanti. Sotto altri punti di vista, tuttavia, la direttiva costituisce una soluzione di compromesso, che testimonia l’estrema cautela che ha caratterizzato negli ultimi anni le politiche di welfare europee e nazionali, non da ultimo a causa della sopraggiunta crisi economica. Tale atteggiamento ha portato ad adottare norme di recepimento non sempre in linea con la ratio dell’atto eurounitario, che rischiano quindi di non mettere i pazienti nelle condizioni di fruire appieno delle opportunità offerte dalla direttiva, soprattutto in materia di autorizzazione preventiva e rimborso delle spese sostenute. L’apporto del presente lavoro consiste proprio nel tentativo di mettere in luce le potenzialità e le debolezze della normativa in vigore, attraverso un resoconto volto a tenere insieme le considerazioni giuridiche con quelle relative alla sostenibilità economica del fenomeno transfrontaliero e, contemporaneamente, a dar conto dei vari livelli coinvolti (europeo, nazionale e regionale). Questo nella consapevolezza che l’Unione europea detiene competenze limitate in materia e che quindi l’azione nazionale e, soprattutto, quella regionale e locale saranno di fondamentale importanza per un’attuazione della direttiva che garantisca concretamente il diritto ad un’assistenza sanitaria accessibile, sicura e di qualità.
2016
Italiano
BORELLI, Silvia
BORGHI, Paolo
Università degli Studi di Ferrara
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/145613
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIFE-145613