Il progetto di ricerca è orientato ad analizzare le attuali relazioni tra regioni e Unione europea, alla luce dei processi di riforma in atto sul versante interno e su quello europeo. In particolare esso prende spunto dalla recente entrata in vigore della Legge 24 dicembre 2012, n. 234 – esplicito tentativo di introdurre a livello nazionale un quadro normativo organico sulle modalità di partecipazione italiana alla formazione della normativa e, più in generale, delle politiche dell’Unione europea – per analizzare «se» e «come» sia possibile attualmente incrementare il ruolo delle Assemblee legislative regionali nei processi decisionali europei, come i Trattati europei fanno presumere. Nel primo capitolo si valutano i meccanismi del processo di adattamento del diritto interno al diritto europeo, concentrandosi sulla «questione regionale», da sempre problematica aperta per le istituzioni comunitarie. Come è noto, soprattutto all’inizio del cammino di integrazione europea, i Trattati non contenevano alcuna disposizione in grado di incidere direttamente sull’ordinamento regionale o sulle partizioni interne dei vari Stati aderenti, avendo gli organi comunitari come unici interlocutori gli Stati – «Herren den Verträge» o «Signori dei Trattati» –, enti fondatori e portatori dei diritti costituzionali privilegiati garantiti dai Trattati. In riferimento alle disposizioni che, sul versante europeo e di riflesso su quello interno, hanno inciso sull’ordinamento regionale l’evoluzione in atto è evidente. L’Unione europea garantisce oggi un concreto riconoscimento del ruolo di «soggetti costituzionali» a tutte quelle regioni europee accomunate dal fatto che le rispettive Costituzioni nazionali le hanno delegate di potestà legislativa negli ambiti di propria competenza. Con riferimento all’ordinamento italiano in particolare, si analizza lo stato attuale della legislazione nazionale relativa alla partecipazione regionale al diritto comunitario, soffermandosi sull’attuale progetto di revisione del Titolo V, Parte II della Costituzione, volto a definire un sistema di governo multilivello più ordinato e meno conflittuale, destinato a bilanciare interessi nazionali, regionali e locali prevedendo il superamento dell’attuale frammentazione del riparto delle competenze legislative tra Stato e regioni, in favore di un decentramento legislativo più funzionale allo sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Il secondo capitolo esamina l’applicazione regionale del diritto dell’Unione europea alla luce delle novità introdotte dalla Legge 24 dicembre 2012, n. 234, che disciplina oggi la L’EUROPA DELLE REGIONI NEL DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA. Misure e soluzioni adottate dalle regioni italiane per la partecipazione al processo decisionale di formazione ed attuazione della normativa e delle politiche europee. Bastoni Luana – Diritto dell’Unione Europea XXVIII ciclo, Università di Ferrara - Abstract partecipazione italiana al processo decisionale di formazione ed attuazione della normativa e delle politiche europee. Prevedendo nuovi strumenti per migliorare la relazione tra il nostro ordinamento giuridico e quello dell’Unione europea, la nuova legge evidenzia al Capo IV le disposizioni atte ad assicurare la partecipazione regionale alla c.d. «fase ascendente» del diritto dell’Unione europea relativamente alla formazione di tutti gli atti europei, ovvero alla trattazione degli aspetti delle politiche dell’Unione europea di interesse regionale, al fine di garantire il necessario raccordo con le linee della politica nazionale. Sempre al Capo IV, la l. 234/2012 disciplina inoltre la c.d. «fase discendente», ovvero l’adempimento degli obblighi in attuazione del diritto europeo, offrendo una ricognizione degli strumenti utilizzati quali canali di controllo per evitare l’illecito comunitario dello Stato per responsabilità delle regioni. Il progetto di ricerca esamina infine le concrete modalità di partecipazione regionale al processo di adozione degli atti normativi europei, evidenziando in una prospettiva comparata i modelli applicativi predisposti nel quadro normativo regionale italiano. Rivolgendo una particolare attenzione all’operato di alcune regioni, che si sono dimostrate più costanti nella partecipazione al processo decisionale europeo, appare evidente sostenere come una corretta e regolare partecipazione regionale nella c.d. «fase ascendente» possa costituire il presupposto per una più efficace e puntuale attuazione della normativa e delle politiche europee. In tal senso, si ritiene che potrebbe essere estremamente efficace adottare una modalità di condivisione nell’ambito regionale italiano dei modelli già sperimentati efficacemente dalle regioni particolarmente virtuose, le cui best practices potrebbero suggerire la formulazione di «linee guida» che forniscano precise indicazioni e meccanismi istituzionali funzionali alla definizione di policies ed aspetti tecnico–operativi e normativi, utili ai fini del necessario adeguamento in ambito regionale della l. 234/2012, con modalità di approccio efficaci e condivise sull’intero territorio nazionale.
L’EUROPA DELLE REGIONI NEL DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA. Misure e soluzioni adottate dalle regioni italiane per la partecipazione al processo decisionale di formazione ed attuazione della normativa e delle politiche europee.
2016
Abstract
Il progetto di ricerca è orientato ad analizzare le attuali relazioni tra regioni e Unione europea, alla luce dei processi di riforma in atto sul versante interno e su quello europeo. In particolare esso prende spunto dalla recente entrata in vigore della Legge 24 dicembre 2012, n. 234 – esplicito tentativo di introdurre a livello nazionale un quadro normativo organico sulle modalità di partecipazione italiana alla formazione della normativa e, più in generale, delle politiche dell’Unione europea – per analizzare «se» e «come» sia possibile attualmente incrementare il ruolo delle Assemblee legislative regionali nei processi decisionali europei, come i Trattati europei fanno presumere. Nel primo capitolo si valutano i meccanismi del processo di adattamento del diritto interno al diritto europeo, concentrandosi sulla «questione regionale», da sempre problematica aperta per le istituzioni comunitarie. Come è noto, soprattutto all’inizio del cammino di integrazione europea, i Trattati non contenevano alcuna disposizione in grado di incidere direttamente sull’ordinamento regionale o sulle partizioni interne dei vari Stati aderenti, avendo gli organi comunitari come unici interlocutori gli Stati – «Herren den Verträge» o «Signori dei Trattati» –, enti fondatori e portatori dei diritti costituzionali privilegiati garantiti dai Trattati. In riferimento alle disposizioni che, sul versante europeo e di riflesso su quello interno, hanno inciso sull’ordinamento regionale l’evoluzione in atto è evidente. L’Unione europea garantisce oggi un concreto riconoscimento del ruolo di «soggetti costituzionali» a tutte quelle regioni europee accomunate dal fatto che le rispettive Costituzioni nazionali le hanno delegate di potestà legislativa negli ambiti di propria competenza. Con riferimento all’ordinamento italiano in particolare, si analizza lo stato attuale della legislazione nazionale relativa alla partecipazione regionale al diritto comunitario, soffermandosi sull’attuale progetto di revisione del Titolo V, Parte II della Costituzione, volto a definire un sistema di governo multilivello più ordinato e meno conflittuale, destinato a bilanciare interessi nazionali, regionali e locali prevedendo il superamento dell’attuale frammentazione del riparto delle competenze legislative tra Stato e regioni, in favore di un decentramento legislativo più funzionale allo sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Il secondo capitolo esamina l’applicazione regionale del diritto dell’Unione europea alla luce delle novità introdotte dalla Legge 24 dicembre 2012, n. 234, che disciplina oggi la L’EUROPA DELLE REGIONI NEL DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA. Misure e soluzioni adottate dalle regioni italiane per la partecipazione al processo decisionale di formazione ed attuazione della normativa e delle politiche europee. Bastoni Luana – Diritto dell’Unione Europea XXVIII ciclo, Università di Ferrara - Abstract partecipazione italiana al processo decisionale di formazione ed attuazione della normativa e delle politiche europee. Prevedendo nuovi strumenti per migliorare la relazione tra il nostro ordinamento giuridico e quello dell’Unione europea, la nuova legge evidenzia al Capo IV le disposizioni atte ad assicurare la partecipazione regionale alla c.d. «fase ascendente» del diritto dell’Unione europea relativamente alla formazione di tutti gli atti europei, ovvero alla trattazione degli aspetti delle politiche dell’Unione europea di interesse regionale, al fine di garantire il necessario raccordo con le linee della politica nazionale. Sempre al Capo IV, la l. 234/2012 disciplina inoltre la c.d. «fase discendente», ovvero l’adempimento degli obblighi in attuazione del diritto europeo, offrendo una ricognizione degli strumenti utilizzati quali canali di controllo per evitare l’illecito comunitario dello Stato per responsabilità delle regioni. Il progetto di ricerca esamina infine le concrete modalità di partecipazione regionale al processo di adozione degli atti normativi europei, evidenziando in una prospettiva comparata i modelli applicativi predisposti nel quadro normativo regionale italiano. Rivolgendo una particolare attenzione all’operato di alcune regioni, che si sono dimostrate più costanti nella partecipazione al processo decisionale europeo, appare evidente sostenere come una corretta e regolare partecipazione regionale nella c.d. «fase ascendente» possa costituire il presupposto per una più efficace e puntuale attuazione della normativa e delle politiche europee. In tal senso, si ritiene che potrebbe essere estremamente efficace adottare una modalità di condivisione nell’ambito regionale italiano dei modelli già sperimentati efficacemente dalle regioni particolarmente virtuose, le cui best practices potrebbero suggerire la formulazione di «linee guida» che forniscano precise indicazioni e meccanismi istituzionali funzionali alla definizione di policies ed aspetti tecnico–operativi e normativi, utili ai fini del necessario adeguamento in ambito regionale della l. 234/2012, con modalità di approccio efficaci e condivise sull’intero territorio nazionale.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/145701
URN:NBN:IT:UNIFE-145701