Il presente lavoro, oltre a fornire un’immagine dello stadio attuale dei Comuni italiani nella gestione della crisi, ha come focus principale le modalità di implementazione dei tagli alle risorse umane. In particolare, attraverso l’utilizzo di analisi statistiche su un campione finale di Comuni italiani pari a 142 unità, l’autore si pone l’obiettivo di indagare su quanto e se, diversi approcci decisionali al cutback, aventi ad oggetto voci budgetarie, servizi, politiche e attività organizzative e caratterizzate da un diverso focus sull’efficienza di lungo periodo, trovino diretta traduzione in modalità di implementazione dei tagli alle risorse umane che ne rispecchino le finalità. L’analisi della letteratura ha, infatti, evidenziato come le due diverse misure di riduzione dei costi e del numero delle risorse umane - misure di rimpiego e licenziamenti - presentassero caratteristiche, tempi di implementazione e orientamenti all’efficienza comuni rispettivamente agli approcci di cutback tipici dei primi stati di gestione della crisi (risultanti in tagli equamente distribuiti e soluzione tecnico-finanziarie) nel caso dei provvedimenti più soft quali quelli c.d. di rimpiego, e molto più simili a un approccio razionale e strategico, tipico di uno stadio avanzato (e avente come esito l’applicazione di tagli selettivi) nel caso dei licenziamenti. Inoltre, l’autore si è proposto di indagare quanto e se scelte di questo tipo risultassero essere effettivamente guidate dall’utilizzo di strumenti e tecniche manageriali quali la misurazione e la gestione della performance, nonché dal grado di centralizzazione del potere decisionale, considerati dalla letteratura come particolarmente importanti e ricorrenti nell’implementazione di un programma di cutback. I dati prodotti dallo studio, inquadrato nel framework teorico del cambiamento organizzativo, evidenziano come, in realtà, approcci decisionali opposti (espressione di diversi contenuti del cambiamento in atto) non mantengano la loro diversità quando si tratta di applicare tagli a quello che rappresenta l’input più importante e delicato di ogni organizzazione e, in particolare, delle amministrazioni pubbliche: il personale. Tanto le decisioni considerate essere adatte ai primi tentativi di gestione della crisi, ritenute efficienti solo nel breve periodo, quanto quelle tipiche degli stadi finali che, in virtù della selettività delle misure in cui sono solite tradursi, risultano essere orientate all’efficienza di lungo periodo, appaiono trovare traduzione diretta nelle sole misure soft di taglio alle risorse umane, idonee a garantire una sola efficienza di breve periodo. Un diverso perseguimento dell’efficienza sul lato degli output (politiche/servizi e programmi), dunque, non si traduce in un diverso perseguimento dell’efficienza dal lato degli input. Perseguimento dell’efficienza che, effettivamente, con riferimento alle organizzazioni di interesse dello studio, conferma mancare di tasselli fondamentali quando si parla di risorse umane. I risultati dell’analisi che ha indagato sulla misura in cui le modalità attraverso cui vengono implementati i tagli al personale dipendessero effettivamente dall’uso delle tecniche manageriali legate alla misurazione e gestione della performance rivelano, infatti, quanto, allo stadio attuale, gli enti locali italiani non traggano gli adeguati benefici dal loro utilizzo. Nonostante i Comuni dichiarino di ricorrere a tali soluzioni, come impostogli dalle norme, infatti, ciò che emerge dalle analisi è che il performance management che, se correttamente implementato, dovrebbe ridurre i margini di inefficienza e quindi la necessità di ricorrere a misure di taglio dei costi del personale, in realtà appare essere totalmente ininfluente per le decisioni di licenziamento, mentre non riduce affatto il ricorso a soluzioni di rimpiego. I risultati ottenuti oltre a colmare un gap letterario dato, appunto, dalla mancanza di una visione olistica dell’implementazione dei tagli in risposta alla crisi, forniscono un’immagine di quello che è lo stato dell’arte dei Comuni Italiani in tema di managerializzazione e, quindi, implementazione delle riforme NPM, che hanno posto la gestione della performance al centro del dibattito teorico e dell’applicazione pratica.
Cutback management and HRs' cuts in times of crisis: Italian Municipalities' decision-making
2018
Abstract
Il presente lavoro, oltre a fornire un’immagine dello stadio attuale dei Comuni italiani nella gestione della crisi, ha come focus principale le modalità di implementazione dei tagli alle risorse umane. In particolare, attraverso l’utilizzo di analisi statistiche su un campione finale di Comuni italiani pari a 142 unità, l’autore si pone l’obiettivo di indagare su quanto e se, diversi approcci decisionali al cutback, aventi ad oggetto voci budgetarie, servizi, politiche e attività organizzative e caratterizzate da un diverso focus sull’efficienza di lungo periodo, trovino diretta traduzione in modalità di implementazione dei tagli alle risorse umane che ne rispecchino le finalità. L’analisi della letteratura ha, infatti, evidenziato come le due diverse misure di riduzione dei costi e del numero delle risorse umane - misure di rimpiego e licenziamenti - presentassero caratteristiche, tempi di implementazione e orientamenti all’efficienza comuni rispettivamente agli approcci di cutback tipici dei primi stati di gestione della crisi (risultanti in tagli equamente distribuiti e soluzione tecnico-finanziarie) nel caso dei provvedimenti più soft quali quelli c.d. di rimpiego, e molto più simili a un approccio razionale e strategico, tipico di uno stadio avanzato (e avente come esito l’applicazione di tagli selettivi) nel caso dei licenziamenti. Inoltre, l’autore si è proposto di indagare quanto e se scelte di questo tipo risultassero essere effettivamente guidate dall’utilizzo di strumenti e tecniche manageriali quali la misurazione e la gestione della performance, nonché dal grado di centralizzazione del potere decisionale, considerati dalla letteratura come particolarmente importanti e ricorrenti nell’implementazione di un programma di cutback. I dati prodotti dallo studio, inquadrato nel framework teorico del cambiamento organizzativo, evidenziano come, in realtà, approcci decisionali opposti (espressione di diversi contenuti del cambiamento in atto) non mantengano la loro diversità quando si tratta di applicare tagli a quello che rappresenta l’input più importante e delicato di ogni organizzazione e, in particolare, delle amministrazioni pubbliche: il personale. Tanto le decisioni considerate essere adatte ai primi tentativi di gestione della crisi, ritenute efficienti solo nel breve periodo, quanto quelle tipiche degli stadi finali che, in virtù della selettività delle misure in cui sono solite tradursi, risultano essere orientate all’efficienza di lungo periodo, appaiono trovare traduzione diretta nelle sole misure soft di taglio alle risorse umane, idonee a garantire una sola efficienza di breve periodo. Un diverso perseguimento dell’efficienza sul lato degli output (politiche/servizi e programmi), dunque, non si traduce in un diverso perseguimento dell’efficienza dal lato degli input. Perseguimento dell’efficienza che, effettivamente, con riferimento alle organizzazioni di interesse dello studio, conferma mancare di tasselli fondamentali quando si parla di risorse umane. I risultati dell’analisi che ha indagato sulla misura in cui le modalità attraverso cui vengono implementati i tagli al personale dipendessero effettivamente dall’uso delle tecniche manageriali legate alla misurazione e gestione della performance rivelano, infatti, quanto, allo stadio attuale, gli enti locali italiani non traggano gli adeguati benefici dal loro utilizzo. Nonostante i Comuni dichiarino di ricorrere a tali soluzioni, come impostogli dalle norme, infatti, ciò che emerge dalle analisi è che il performance management che, se correttamente implementato, dovrebbe ridurre i margini di inefficienza e quindi la necessità di ricorrere a misure di taglio dei costi del personale, in realtà appare essere totalmente ininfluente per le decisioni di licenziamento, mentre non riduce affatto il ricorso a soluzioni di rimpiego. I risultati ottenuti oltre a colmare un gap letterario dato, appunto, dalla mancanza di una visione olistica dell’implementazione dei tagli in risposta alla crisi, forniscono un’immagine di quello che è lo stato dell’arte dei Comuni Italiani in tema di managerializzazione e, quindi, implementazione delle riforme NPM, che hanno posto la gestione della performance al centro del dibattito teorico e dell’applicazione pratica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/146441
URN:NBN:IT:UNIPI-146441