La tesi è è incentrata sull’attività pittorica e grafica di Alberigo Clemente Carlini (Vellano, 1703 - Pescia, 1775), frate minorita pittore, allievo di Ottaviano Dandini a Firenze e di Sebastiano Conca a Roma, noto per aver dipinto tele e cicli di affreschi in varie chiese e conventi toscani dell’Ordine, e non solo, tra il terzo decennio e l’ottavo del Settecento. Sue opere si conservano a Firenze, Roma, Fucecchio, Colleviti, Livorno, Pietrasanta, Foiano e in altri luoghi della Toscana. Meno nota agli studi è la sua produzione grafica - qui ricostruita - costituita da più di quattrocento disegni assemblati sulle pagine di tre volumi (che in origine dovevano essere almeno otto) “annessi” dal frate pittore alla Libreria del Convento di San Ludovico a Colleviti e che dall’Ottocento entrarono a far parte delle collezioni del Museo Civico di Pescia, ove tutt’ora sono conservati. Nel corso delle ricerche svolte durante il primo anno di dottorato sono emerse novità tali da decidere di affrontare l’argomento con uno studio monografico, il quale non si è limitato a ricostruire la vicenda biografica ed artistica del Carlini, bensì si è allargato ad indagare la coeva committenza dell’Ordine oltre che a considerare la produzione artistica toscana e romana di quegli anni, ma anche dei maestri del passato, degli idiomi e stili differenti che fornirono stimoli e spunti creativi alla mente prensile e curiosa del Nostro. Corollario del lavoro svolto è stata anche la messa a fuoco del rinnovamento degli apparati religiosi in seguito alle canonizzazioni e beatificazioni che dal periodo barocco in poi, partendo da Roma, interessarono larga parte della Toscana, acquisizione importante di informazioni per gli studi che potrà essere sviluppata a parte su basi qui già impostate. Nello sfogliare le pagine dei volumi di Colleviti vergate di “pensieri mentali” (come li chiamava il Nostro), “disegni di naturali”, studi anatomici, spiegazioni e dimostrazioni di geometria e prospettiva, nonché illustrazioni di “stampe varie”, si comprende la complessità del pensiero che sottese alla realizzazione di tali elaborazioni grafiche. Una tale varietà di soggetti, desunti da fonti iconografiche tra le più svariate, dalle storie bibliche ed evangeliche, ai trattati di antiquaria, a quelli di anatomia, di architettura, e via dicendo, dimostra i molteplici interessi disciplinari e le colte conoscenze di colui che sino agli studi recenti è apparso quale un artista “minore”. Dallo studio svolto è invece emerso che Carlini si pone come uno dei gangli speculativi da affrontare per meglio definire nuovi stili di ricerca per rinnovare e completare gli studi relativi a questo troppo misconosciuto periodo. Un “caso di studio” ben documentabile e, a mio avviso, sintomatico delle tendenze dell’epoca di profondi cambiamenti in cui egli visse. Pare evidente, dal materiale rintracciato, che larga parte della attività di questo pittore francescano sia stata indirizzata ad un rinnovamento del modo di presentare la storia degli antichi martiri cristiani, dei santi dell’Ordine e di altri fatti salienti legati all’affermazione della fede, e ciò sembra confermare il corredo grafico di cui Carlini disponeva. Il lavoro che ho condotto mostra come il frate pittore, in un linguaggio che trae i suoi punti di forza formali dal mondo barocco, così come avvenne a Sebastiano Conca frequentato a Roma, sia riuscito a travasare alcuni elementi di filologia storico-materiale che, per il mondo religioso che serviva, erano, di fatto, una sorta di corrispettivo delle acquisizioni erudite della cultura pre-enciclopedica e pre-winckelmaniana. Tutto sembra indicare che, prima che le vittoriose armate francesi dilagassero nella Penisola dopo aver cancellato molta dell’arte religiosa della Francia di Luigi XVI, la Chiesa avesse iniziato un processo di recupero archeologizzante nell’iconografia religiosa, un processo di cui si potrà aver conferma con futuri studi se si avrà la fortuna di individuare altre figure chiave come Padre Alberigo Carlini da Vellano.

Alberigo Clemente Carlini: la formazione accademica di un frate pittore tra la Toscana e Roma a metà Settecento

2019

Abstract

La tesi è è incentrata sull’attività pittorica e grafica di Alberigo Clemente Carlini (Vellano, 1703 - Pescia, 1775), frate minorita pittore, allievo di Ottaviano Dandini a Firenze e di Sebastiano Conca a Roma, noto per aver dipinto tele e cicli di affreschi in varie chiese e conventi toscani dell’Ordine, e non solo, tra il terzo decennio e l’ottavo del Settecento. Sue opere si conservano a Firenze, Roma, Fucecchio, Colleviti, Livorno, Pietrasanta, Foiano e in altri luoghi della Toscana. Meno nota agli studi è la sua produzione grafica - qui ricostruita - costituita da più di quattrocento disegni assemblati sulle pagine di tre volumi (che in origine dovevano essere almeno otto) “annessi” dal frate pittore alla Libreria del Convento di San Ludovico a Colleviti e che dall’Ottocento entrarono a far parte delle collezioni del Museo Civico di Pescia, ove tutt’ora sono conservati. Nel corso delle ricerche svolte durante il primo anno di dottorato sono emerse novità tali da decidere di affrontare l’argomento con uno studio monografico, il quale non si è limitato a ricostruire la vicenda biografica ed artistica del Carlini, bensì si è allargato ad indagare la coeva committenza dell’Ordine oltre che a considerare la produzione artistica toscana e romana di quegli anni, ma anche dei maestri del passato, degli idiomi e stili differenti che fornirono stimoli e spunti creativi alla mente prensile e curiosa del Nostro. Corollario del lavoro svolto è stata anche la messa a fuoco del rinnovamento degli apparati religiosi in seguito alle canonizzazioni e beatificazioni che dal periodo barocco in poi, partendo da Roma, interessarono larga parte della Toscana, acquisizione importante di informazioni per gli studi che potrà essere sviluppata a parte su basi qui già impostate. Nello sfogliare le pagine dei volumi di Colleviti vergate di “pensieri mentali” (come li chiamava il Nostro), “disegni di naturali”, studi anatomici, spiegazioni e dimostrazioni di geometria e prospettiva, nonché illustrazioni di “stampe varie”, si comprende la complessità del pensiero che sottese alla realizzazione di tali elaborazioni grafiche. Una tale varietà di soggetti, desunti da fonti iconografiche tra le più svariate, dalle storie bibliche ed evangeliche, ai trattati di antiquaria, a quelli di anatomia, di architettura, e via dicendo, dimostra i molteplici interessi disciplinari e le colte conoscenze di colui che sino agli studi recenti è apparso quale un artista “minore”. Dallo studio svolto è invece emerso che Carlini si pone come uno dei gangli speculativi da affrontare per meglio definire nuovi stili di ricerca per rinnovare e completare gli studi relativi a questo troppo misconosciuto periodo. Un “caso di studio” ben documentabile e, a mio avviso, sintomatico delle tendenze dell’epoca di profondi cambiamenti in cui egli visse. Pare evidente, dal materiale rintracciato, che larga parte della attività di questo pittore francescano sia stata indirizzata ad un rinnovamento del modo di presentare la storia degli antichi martiri cristiani, dei santi dell’Ordine e di altri fatti salienti legati all’affermazione della fede, e ciò sembra confermare il corredo grafico di cui Carlini disponeva. Il lavoro che ho condotto mostra come il frate pittore, in un linguaggio che trae i suoi punti di forza formali dal mondo barocco, così come avvenne a Sebastiano Conca frequentato a Roma, sia riuscito a travasare alcuni elementi di filologia storico-materiale che, per il mondo religioso che serviva, erano, di fatto, una sorta di corrispettivo delle acquisizioni erudite della cultura pre-enciclopedica e pre-winckelmaniana. Tutto sembra indicare che, prima che le vittoriose armate francesi dilagassero nella Penisola dopo aver cancellato molta dell’arte religiosa della Francia di Luigi XVI, la Chiesa avesse iniziato un processo di recupero archeologizzante nell’iconografia religiosa, un processo di cui si potrà aver conferma con futuri studi se si avrà la fortuna di individuare altre figure chiave come Padre Alberigo Carlini da Vellano.
2019
Italiano
Cinzia Maria Sicca
Università degli Studi di Firenze
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/147759
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIFI-147759