La Neuroprotezione è quel complesso di atteggiamenti e di strategie farmacologiche messo in atto per contenere il danno encefalico secondario a trauma o ad eventi ischemici. In questi anni un grande interesse si è concentrato sulle strategie neuroprotettive; una di queste è l’ipotermia terapeutica. Essa ha dimostrato di migliorare l'outcome dopo arresto cardiaco tanto che le linee guida 2010 dell'European Resuscitation Council ne raccomandano l'uso dopo tale evento. L’ipotermia terapeutica si inserisce nel trattamento della sindrome post arresto rivestendo un ruolo chiave proprio nell’ambito della neuroprotezione dimostrandosi efficace nel ridurre la mortalità in ambito di cure post arresto cardiaco. Lo studio, condotto presso la U.O. Anestesia e Rianimazione Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, è di tipo monocentrico, prospettico, caso controllo con controllo storico. Sono stati arruolati 41 pazienti vittime di arresto cardiaco sia intra che extraospedaliero, da causa cardiogena e non, con ritmo di esordio defibrillabile (FV/TV senza polso) e non defibrillabile (PEA/asistolia) trattati con ipotermia terapeutica e sono stati confrontati con un gruppo storico (37 pazienti), con i medesimi criteri di inclusione, trattato con cure intensive standard.. L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare l’efficacia del trattamento ipotermico in termini di mortalità alla dimissione dalla terapia intensiva e di outcome neurologico a 6 mesi dall’arresto cardiaco, valutato secondo la Pittsburgh Cerebral Performance Categories Scale, nella U.O. Anestesia e Rianimazione Pronto Soccorso. La mortalità in Terapia Intensiva, in linea con la letteratura, è risultata ridotta in modo statisticamente significativo nel gruppo dei pazienti sottoposti a trattamento ipotermico rispetto a quella del gruppo controllo. La percentuale di pazienti con outcome neurologico favorevole (CPC 1-2) a 6 mesi dall’arresto cardiaco è risultata maggiore nel gruppo trattato con ipotermia rispetto a quella del gruppo controllo (dato che non raggiunge la significatività statistica a causa dell’esiguità del campione). Per definire meglio il trattamento ipotermico anche in termini di target termico, di tempistica delle varie fasi, di criteri di inclusione, di complicanze e di predittività degli indici prognostici, emerge la necessità di condurre uno studio prospettico, controllato e randomizzato su un campione ampio e omogeneo di pazienti.
Neuroprotezione clinica: l'ipotermia terapeutica
2011
Abstract
La Neuroprotezione è quel complesso di atteggiamenti e di strategie farmacologiche messo in atto per contenere il danno encefalico secondario a trauma o ad eventi ischemici. In questi anni un grande interesse si è concentrato sulle strategie neuroprotettive; una di queste è l’ipotermia terapeutica. Essa ha dimostrato di migliorare l'outcome dopo arresto cardiaco tanto che le linee guida 2010 dell'European Resuscitation Council ne raccomandano l'uso dopo tale evento. L’ipotermia terapeutica si inserisce nel trattamento della sindrome post arresto rivestendo un ruolo chiave proprio nell’ambito della neuroprotezione dimostrandosi efficace nel ridurre la mortalità in ambito di cure post arresto cardiaco. Lo studio, condotto presso la U.O. Anestesia e Rianimazione Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, è di tipo monocentrico, prospettico, caso controllo con controllo storico. Sono stati arruolati 41 pazienti vittime di arresto cardiaco sia intra che extraospedaliero, da causa cardiogena e non, con ritmo di esordio defibrillabile (FV/TV senza polso) e non defibrillabile (PEA/asistolia) trattati con ipotermia terapeutica e sono stati confrontati con un gruppo storico (37 pazienti), con i medesimi criteri di inclusione, trattato con cure intensive standard.. L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare l’efficacia del trattamento ipotermico in termini di mortalità alla dimissione dalla terapia intensiva e di outcome neurologico a 6 mesi dall’arresto cardiaco, valutato secondo la Pittsburgh Cerebral Performance Categories Scale, nella U.O. Anestesia e Rianimazione Pronto Soccorso. La mortalità in Terapia Intensiva, in linea con la letteratura, è risultata ridotta in modo statisticamente significativo nel gruppo dei pazienti sottoposti a trattamento ipotermico rispetto a quella del gruppo controllo. La percentuale di pazienti con outcome neurologico favorevole (CPC 1-2) a 6 mesi dall’arresto cardiaco è risultata maggiore nel gruppo trattato con ipotermia rispetto a quella del gruppo controllo (dato che non raggiunge la significatività statistica a causa dell’esiguità del campione). Per definire meglio il trattamento ipotermico anche in termini di target termico, di tempistica delle varie fasi, di criteri di inclusione, di complicanze e di predittività degli indici prognostici, emerge la necessità di condurre uno studio prospettico, controllato e randomizzato su un campione ampio e omogeneo di pazienti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/148021
URN:NBN:IT:UNIPI-148021