Pur essendo evidentemente un aspetto di carattere particolaristico, la problematica della demolizione navale giunge ad abbracciare diversi campi di indagine quali la protezione dell’ambiente, la tutela dei lavoratori, le logiche di mercato sottese al sistema dei trasporti marittimi. D’altro canto, l’estrema concretezza della tematica in questione non preclude il necessario intervento da parte degli organismi competenti a livello internazionale e nazionale al fine di regolare il corretto svolgimento di una così delicata pratica. Esempi principali sono la Convenzione Internazionale relativa allo “Ship Recycling” promossa dall’IMO (approvata nel maggio 2009) e l’impegno assunto dalla Comunità Europea con il “Libro verde sulla demolizione navale” del 2007, inserito nell’ambito delle spedizioni transfrontaliere di rifiuti regolate dal Regolamento 1013/2006; altre misure sono state poste in essere dall’ILO, dalla Convenzione di Basilea sul movimento transfrontaliero di rifiuti, dai diversi stakeholders del settore (armatori, organizzazioni non governative, ecc.). L’attività di “Ship recycling” contribuisce anche allo sviluppo sostenibile da un punto di vista economico: infatti, virtualmente, gran parte dello scafo, dei macchinari, delle dotazioni di bordo possono essere re-immesse nel ciclo di produzione. In ogni caso, nonostante il principio del riutilizzo sia sano e condivisibile, le preoccupazioni della Comunità Internazionale sulle condizioni di salute e di lavoro nei cantieri di demolizione, così come sull’inquinamento ambientale sono sempre in maggior aumento. Nel lavoro di ricerca vengono pertanto affrontate le suddette tematiche, cercando di inquadrarle nel contesto più generale della normativa nazionale, comunitaria e internazionale.
La demolizione navale - Una risorsa alla ricerca di sostenibilità
2011
Abstract
Pur essendo evidentemente un aspetto di carattere particolaristico, la problematica della demolizione navale giunge ad abbracciare diversi campi di indagine quali la protezione dell’ambiente, la tutela dei lavoratori, le logiche di mercato sottese al sistema dei trasporti marittimi. D’altro canto, l’estrema concretezza della tematica in questione non preclude il necessario intervento da parte degli organismi competenti a livello internazionale e nazionale al fine di regolare il corretto svolgimento di una così delicata pratica. Esempi principali sono la Convenzione Internazionale relativa allo “Ship Recycling” promossa dall’IMO (approvata nel maggio 2009) e l’impegno assunto dalla Comunità Europea con il “Libro verde sulla demolizione navale” del 2007, inserito nell’ambito delle spedizioni transfrontaliere di rifiuti regolate dal Regolamento 1013/2006; altre misure sono state poste in essere dall’ILO, dalla Convenzione di Basilea sul movimento transfrontaliero di rifiuti, dai diversi stakeholders del settore (armatori, organizzazioni non governative, ecc.). L’attività di “Ship recycling” contribuisce anche allo sviluppo sostenibile da un punto di vista economico: infatti, virtualmente, gran parte dello scafo, dei macchinari, delle dotazioni di bordo possono essere re-immesse nel ciclo di produzione. In ogni caso, nonostante il principio del riutilizzo sia sano e condivisibile, le preoccupazioni della Comunità Internazionale sulle condizioni di salute e di lavoro nei cantieri di demolizione, così come sull’inquinamento ambientale sono sempre in maggior aumento. Nel lavoro di ricerca vengono pertanto affrontate le suddette tematiche, cercando di inquadrarle nel contesto più generale della normativa nazionale, comunitaria e internazionale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/148092
URN:NBN:IT:UNIPI-148092