Introduzione: Molti pazienti affetti per cause diverse da sindrome da ipomobilità maturano edemi ingravescenti degli arti inferiori, ed in fondo una forma di infiammazione cronica dei tegumenti che va ad aggiungersi alla flogosi cronica e degenerazione che in genere contraddistingue il quadro clinico principale. Proprio poiché questa forma di disabilità si discosta da quadro principale, molto spesso c’è disattenzione ed oggettiva difficoltà di trattarlo. Non esistono infatti farmaci in grado di opporsi all’aumento della pressione transmurale a livello del microcircolo poiché essa è strettamente legata al carico idrostatico gravitazionale. L’incremento di pressione esterna indicherebbe l’uso di una calza elastica, essa è difficile da posizionare per individui disabili anche se assistiti. Una ulteriore possibilità terapeutica sarebbe la compressione pneumatica intermittente (CPI), di cui è nota in termini anedottici ma non scientifici una possibile efficacia. Scopo: Studiare secondo i criteri della medicina basata sull’evidenza l’efficacia e la tollerabilità della CPI negli individui ipomobili esposti al gradiente gravitazionale con conseguente edema flebo-linfatico cronico (EFLC) da stasi negli arti inferiori. Le misure di outcome utilizzate saranno cliniche e laboratoristiche, cercando in modo traslazionale di correlare le une con le altre in modo da identificare possibili meccanismi d’azione molecolari della CPI, in questo momento sconosciuti. Metodi: Sono stati selezionati 50 soggetti (36 donne e 14 uomini con un età media di 58.4±9 anni) con sindrome da ipomobilità per due concomitanti cause diffuse di disabilità motorie, rispettivamente una paresi spastica da malattia neurodegenerativa in assenza di patologie flebolinfatiche e artrosi deformanti e/o limitanti le escursioni articolari in pazienti con contemporanea insufficienza venosa e linfatica. I pazienti sono stati randomizzati 1:1 al trattamento CPI o al braccio di controllo. Le misure di outcome clinico sono state: 1) spessore cute-fascia in 8 punti di repere di entrambi gli arti inferiori con ecografia ad altissima risoluzione (USHR); 2) circonferenza degli arti inferiori in 6 punti di repere bilateralmente; 3) range of motion (ROM) dell’articolazione tibio-tarsica in 2 rispettivamente nella flessione plantare e flessione dorsale bilateralmente; 4) pletismografia ad acqua negli arti inferiori bilateralmente; 5) questionario qualità della vita (QoL) SF-36 in 8 scale specifiche. Le misure di outcome laboratoristico sono consistite nella misurazione nel plasma di 29 citochine circolanti secondo un pannello di significatività nei confronti del fenotipo infiammatorio della cellula endoteliale Risultati: Lo studio è stato qualitativamente soddisfacente poiché non abbiamo avuto alcun paziente uscito dal trial per disinteresse o intolleranza al trattamento. 1) misure di outcome clinico: le misure di spessore cute-fascia e di circonferenza sono migliorate in misura altamente significativa nel gruppo pazienti CPI rispetto al braccio di controllo (p<0.0001 e p<0.001 rispettivamente per le misure di spessore cute-fascia e circonferenza). La misura pletismografica non ha potuto essere utilizzata in tutto il campione a causa della elefantiasi di molti soggetti che presentavano un volume della gamba più elevato di quello misurabile dallo strumento. La perdita di potenza non ha pertanto permesso di misurare differenze statisticamente significative nei due bracci circa il volume nelle due gambe, tuttavia è stato dimostrato un miglioramento significativo (p<0.0001) del volume degli arti nel gruppo CPI rispetto alla baseline che non si è verificato nel gruppo controllo, ove si verificato un significativo incremento nel corso del follow-up (p<0.0001). Infine, nonostante non fosse atteso un miglioramento della ROM articolare, in realtà la riduzione dell’edema ha migliorato significativamente l’ampiezza del movimento del piede nel gruppo CPI, confrontando i gradi di escursione alla baseline con quelli in uscita dello studio (p<0.0001). Per quello che riguarda la qualità della vita, solamente il gruppo CPI ha mostrato un miglioramento significativo per quanto attiene attività fisica (p<0.05), salute generale (p<0.004), vitalità (p<0.02) e salute mentale (p<0.01). 2) per quanto attiene le misure laboratoristiche un difetto dell’array di analisi ci impedisce in questo momento di darvi i risultati, che verranno presentati al momento della presentazione formale della tesi di dottorato. Conclusioni: Questo studio randomizzato dimostra l’efficacia e la tollerabilità della CPI nel trattamento degli edemi cronici degli arti inferiori nei soggetti ipomobili, attualmente orfani di trattamenti terapeutici efficaci di questa concomitante disabilità vascolare. Essa infatti incide significativamente nella qualità della vita come dimostrato dal miglioramento nel braccio trattato di ben la metà degli item QoL.
Misurazione di marcatori solubili circolanti di danno endoteliale in soggetti ipomobili e stasi veno-linfatica agli arti inferiori sottoposti a un trattamento di compressione pneumatica intermittente
2016
Abstract
Introduzione: Molti pazienti affetti per cause diverse da sindrome da ipomobilità maturano edemi ingravescenti degli arti inferiori, ed in fondo una forma di infiammazione cronica dei tegumenti che va ad aggiungersi alla flogosi cronica e degenerazione che in genere contraddistingue il quadro clinico principale. Proprio poiché questa forma di disabilità si discosta da quadro principale, molto spesso c’è disattenzione ed oggettiva difficoltà di trattarlo. Non esistono infatti farmaci in grado di opporsi all’aumento della pressione transmurale a livello del microcircolo poiché essa è strettamente legata al carico idrostatico gravitazionale. L’incremento di pressione esterna indicherebbe l’uso di una calza elastica, essa è difficile da posizionare per individui disabili anche se assistiti. Una ulteriore possibilità terapeutica sarebbe la compressione pneumatica intermittente (CPI), di cui è nota in termini anedottici ma non scientifici una possibile efficacia. Scopo: Studiare secondo i criteri della medicina basata sull’evidenza l’efficacia e la tollerabilità della CPI negli individui ipomobili esposti al gradiente gravitazionale con conseguente edema flebo-linfatico cronico (EFLC) da stasi negli arti inferiori. Le misure di outcome utilizzate saranno cliniche e laboratoristiche, cercando in modo traslazionale di correlare le une con le altre in modo da identificare possibili meccanismi d’azione molecolari della CPI, in questo momento sconosciuti. Metodi: Sono stati selezionati 50 soggetti (36 donne e 14 uomini con un età media di 58.4±9 anni) con sindrome da ipomobilità per due concomitanti cause diffuse di disabilità motorie, rispettivamente una paresi spastica da malattia neurodegenerativa in assenza di patologie flebolinfatiche e artrosi deformanti e/o limitanti le escursioni articolari in pazienti con contemporanea insufficienza venosa e linfatica. I pazienti sono stati randomizzati 1:1 al trattamento CPI o al braccio di controllo. Le misure di outcome clinico sono state: 1) spessore cute-fascia in 8 punti di repere di entrambi gli arti inferiori con ecografia ad altissima risoluzione (USHR); 2) circonferenza degli arti inferiori in 6 punti di repere bilateralmente; 3) range of motion (ROM) dell’articolazione tibio-tarsica in 2 rispettivamente nella flessione plantare e flessione dorsale bilateralmente; 4) pletismografia ad acqua negli arti inferiori bilateralmente; 5) questionario qualità della vita (QoL) SF-36 in 8 scale specifiche. Le misure di outcome laboratoristico sono consistite nella misurazione nel plasma di 29 citochine circolanti secondo un pannello di significatività nei confronti del fenotipo infiammatorio della cellula endoteliale Risultati: Lo studio è stato qualitativamente soddisfacente poiché non abbiamo avuto alcun paziente uscito dal trial per disinteresse o intolleranza al trattamento. 1) misure di outcome clinico: le misure di spessore cute-fascia e di circonferenza sono migliorate in misura altamente significativa nel gruppo pazienti CPI rispetto al braccio di controllo (p<0.0001 e p<0.001 rispettivamente per le misure di spessore cute-fascia e circonferenza). La misura pletismografica non ha potuto essere utilizzata in tutto il campione a causa della elefantiasi di molti soggetti che presentavano un volume della gamba più elevato di quello misurabile dallo strumento. La perdita di potenza non ha pertanto permesso di misurare differenze statisticamente significative nei due bracci circa il volume nelle due gambe, tuttavia è stato dimostrato un miglioramento significativo (p<0.0001) del volume degli arti nel gruppo CPI rispetto alla baseline che non si è verificato nel gruppo controllo, ove si verificato un significativo incremento nel corso del follow-up (p<0.0001). Infine, nonostante non fosse atteso un miglioramento della ROM articolare, in realtà la riduzione dell’edema ha migliorato significativamente l’ampiezza del movimento del piede nel gruppo CPI, confrontando i gradi di escursione alla baseline con quelli in uscita dello studio (p<0.0001). Per quello che riguarda la qualità della vita, solamente il gruppo CPI ha mostrato un miglioramento significativo per quanto attiene attività fisica (p<0.05), salute generale (p<0.004), vitalità (p<0.02) e salute mentale (p<0.01). 2) per quanto attiene le misure laboratoristiche un difetto dell’array di analisi ci impedisce in questo momento di darvi i risultati, che verranno presentati al momento della presentazione formale della tesi di dottorato. Conclusioni: Questo studio randomizzato dimostra l’efficacia e la tollerabilità della CPI nel trattamento degli edemi cronici degli arti inferiori nei soggetti ipomobili, attualmente orfani di trattamenti terapeutici efficaci di questa concomitante disabilità vascolare. Essa infatti incide significativamente nella qualità della vita come dimostrato dal miglioramento nel braccio trattato di ben la metà degli item QoL.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/149383
URN:NBN:IT:UNIFE-149383