Il progetto indaga la paleoecologia dei rinoceronti plio-pleistocenici europei (genere Stephanorhinus) al fine di migliorare la comprensione della storia evolutiva del genere. Le quattro specie al centro della nostra ricerca mostrano un ampio grado di capacità di adattamento a differenti contesti ambientali, così lo studio della loro paleoecologia (variazioni di taglia, adattamenti alimentari, partizione delle nicchie ecologiche) è di grande rilievo per fare chiarezza sull'evoluzione dei sistemi naturali nel passato. Lo studio si concentra in particolar modo sulla dieta, attraverso un approccio interdisciplinare: analisi isotopica del carbonio (che richiede l'abbinamento di analisi di diffrazione di raggi-X su polveri), mesousura dentaria, analisi di microusura tessiturale 3D e biometria. Abbiamo raccolto campioni di osso di rinoceronte dal Pliocene al Pleistocene Medio per eseguire le analisi isotopiche del carbonio, e utilizzato la diffrazione dei raggi-X su polveri per verificare la validità del segnale isotopico. Soltanto la località del Pleistocene Medio di Mosbach ha restituito risultati apprezzabili, mostrando per entrambi i rinoceronti, S. hundsheimensis e S. kirchbergensis, una dieta generalista confrontabile con quella del moderno Rhinoceros unicornis, mentre in località più antiche il segnale isotopico è risultato alterato (elevata cristallinità). Poiché l'ecologia delle specie S. megarhinus (Pliocene), S. elatus (Late Pliocene) e S. etruscus (Early Pleistocene) non è ancora stata indagata in letteratura, e poiché il segnale isotopico non è valido in queste specie più antiche, abbiamo studiato la loro ecologia attraverso l'analisi dei denti a differenti livelli: morfologia-biometria, mesousura dentaria e analisi di microusura tessiturale 3D. Le tre specie mostrano una dieta similare, l'indice di mesousura colloca le specie tra le moderne specie brucatrici, D. sumatrensis and R. sondaicus, e il generalista R. unicornis, così da non risultare specie brucatrici pure ma nemmeno generaliste quanto il pleistocenico S. hundsheimensis (che risulta più vicino a R. unicornis dai precedenti risultati geochimici). Poiché l'ecologia di queste tre specie è simile, l'ipotesi di coesistenza di due specie è dubbia. Queste tre specie imparentate hanno la stessa dieta nonostante le fluttuazioni climatiche dal Pliocene al Pleistocene Inferiore, e nonostante la differenza di taglia, indice di ampia flessibilità nell'intero taxon. Tra i rinoceronti fossili S. hundsheimensis è stato riconosciuto da diversi autori come specie estremamente flessibile, caratterizzata da un elevato grado di adattabilità e plasticità. Dato il suo ampio range di taglia, abbiamo studiato in dettaglio le variazioni geografiche e cronologiche di taglia. La presunta distinzione di due forme (piccola e grande) cronologicamente distinte non è stata confermata dai nostri risultati che sottolineano la principale influenza di fattori ambientali locali nel guidare le variazioni di taglia di questa specie flessibile nel corso del tempo e in differenti regioni geografiche.
Palaeoecological Investigations on Plio_Pleistocene European Rhinoceroses (Genus Stehanorhinus) Powder X-Ray Diffractins, carbon Isotope Geochemistry, Tooth wear Analyses and Biometry
2016
Abstract
Il progetto indaga la paleoecologia dei rinoceronti plio-pleistocenici europei (genere Stephanorhinus) al fine di migliorare la comprensione della storia evolutiva del genere. Le quattro specie al centro della nostra ricerca mostrano un ampio grado di capacità di adattamento a differenti contesti ambientali, così lo studio della loro paleoecologia (variazioni di taglia, adattamenti alimentari, partizione delle nicchie ecologiche) è di grande rilievo per fare chiarezza sull'evoluzione dei sistemi naturali nel passato. Lo studio si concentra in particolar modo sulla dieta, attraverso un approccio interdisciplinare: analisi isotopica del carbonio (che richiede l'abbinamento di analisi di diffrazione di raggi-X su polveri), mesousura dentaria, analisi di microusura tessiturale 3D e biometria. Abbiamo raccolto campioni di osso di rinoceronte dal Pliocene al Pleistocene Medio per eseguire le analisi isotopiche del carbonio, e utilizzato la diffrazione dei raggi-X su polveri per verificare la validità del segnale isotopico. Soltanto la località del Pleistocene Medio di Mosbach ha restituito risultati apprezzabili, mostrando per entrambi i rinoceronti, S. hundsheimensis e S. kirchbergensis, una dieta generalista confrontabile con quella del moderno Rhinoceros unicornis, mentre in località più antiche il segnale isotopico è risultato alterato (elevata cristallinità). Poiché l'ecologia delle specie S. megarhinus (Pliocene), S. elatus (Late Pliocene) e S. etruscus (Early Pleistocene) non è ancora stata indagata in letteratura, e poiché il segnale isotopico non è valido in queste specie più antiche, abbiamo studiato la loro ecologia attraverso l'analisi dei denti a differenti livelli: morfologia-biometria, mesousura dentaria e analisi di microusura tessiturale 3D. Le tre specie mostrano una dieta similare, l'indice di mesousura colloca le specie tra le moderne specie brucatrici, D. sumatrensis and R. sondaicus, e il generalista R. unicornis, così da non risultare specie brucatrici pure ma nemmeno generaliste quanto il pleistocenico S. hundsheimensis (che risulta più vicino a R. unicornis dai precedenti risultati geochimici). Poiché l'ecologia di queste tre specie è simile, l'ipotesi di coesistenza di due specie è dubbia. Queste tre specie imparentate hanno la stessa dieta nonostante le fluttuazioni climatiche dal Pliocene al Pleistocene Inferiore, e nonostante la differenza di taglia, indice di ampia flessibilità nell'intero taxon. Tra i rinoceronti fossili S. hundsheimensis è stato riconosciuto da diversi autori come specie estremamente flessibile, caratterizzata da un elevato grado di adattabilità e plasticità. Dato il suo ampio range di taglia, abbiamo studiato in dettaglio le variazioni geografiche e cronologiche di taglia. La presunta distinzione di due forme (piccola e grande) cronologicamente distinte non è stata confermata dai nostri risultati che sottolineano la principale influenza di fattori ambientali locali nel guidare le variazioni di taglia di questa specie flessibile nel corso del tempo e in differenti regioni geografiche.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/150109
URN:NBN:IT:UNIFE-150109