La questione dell'intervento dello Stato in economia ha rappresentato un punto fondamentale del dibattito sulla ricostruzione politica, economica e sociale che si sviluppò nel nostro Paese a ridosso della fine del secondo conflitto mondiale. Un contributo molto interessante fu quello che si sviluppò, a partire dai primi anni '40, all'interno del Movimento Laureati di Azione Cattolica: sulle pagine di Studium, rivista ufficiale del Movimento, prese avvio un interessante dinamica dalla cui analisi emergono i primi elementi finalizzati a tracciare le linee di azione per la definizione di una nuova presenza dello Stato all'interno dell'assetto politico ed economico della società del tempo. Il principale protagonista, colui che diede avvio a questo costruttivo confronto, fu senza dubbio Sergio Paronetto: intellettuale cattolico fuori dagli schemi, figura di spicco all'interno del gruppo dei Laureati ed economista illuminato al servizio dell'Iri. L'azione di Paronetto si sviluppò a partire dalla necessità di trovare una via di uscita da quello che, nel giugno del '42, definiva come un complice silenzio nei confronti sia del fascismo che di quelle gerarchie cattoliche che, continuando a difendere la propria intransigente ortodossia, erano impegnate efficacemente a frenare le coraggiose, seppur rare, voci di dissenso all'interno dell'eterogeneo mondo cattolico organizzato. Era quindi necessario, secondo Paronetto, far emergere quella coscienza critica elaborata nel tempo all'interno del Movimento Laureati per ritrovare il valore della responsabilità sociale quale strumento necessario ad assumere nell'immediato futuro un ruolo di primo piano nella definizione delle linee di azione programmatiche della Ricostruzione e nella determinazione delle classi dirigenti del Paese. Un'analisi che partiva dalla necessità di individuare una nuova impostazione metodologica da applicare alle indagini di scienza economica: vale a dire ricercare un corretto metodo scientifico che mettesse al centro l'uomo nella sua concretezza di soggetto economico; un approccio definito personalistico, necessario per determinare un nuovo rapporto tra economia e morale. Attraverso un punto di osservazione privilegiato quale era quello del Centro Studi dell'IRI, Paronetto ebbe modo di elaborare una propria analisi: all'interno di un processo di intensificazione dell'intervento pubblico nelle dinamiche del sistema produttivo, si rendeva necessario superare una fase di indeterminatezza per approdare ad una definizione dello Stato come diretto soggetto economico, capace di intervenire per disciplinare i vari fattori della produzione. Questa nuova impostazione avrebbe consentito la nascita di un nuovo assetto della struttura socio-economica basato sull'impresa mista attraverso la quale si sarebbe ottenuta una più efficace collaborazione tra l'azione dello Stato e gli interessi dell'iniziativa privata. A partire dal 1943 questo tipo di proposte divennero ancora più incisive; la definizione di un ruolo attivo dello Stato si incardinava sulla necessità di giungere ad una nuova forma di democrazia sostanziale basata su una effettiva giustizia sociale necessaria a coniugare i valori della libertà politica con quelli della libertà economica. Lo strumento fondamentale per agire in questa direzione risultava essere il piano economico definito come un insieme di strumenti tecnici di natura economica e giuridica coordinati tra loro e finalizzati a guidare e monitorare costantemente un processo di sviluppo organico e strutturato per l'intero Paese. I principali obiettivi da raggiungere riguardavano: la fine della condizione di proletariato attraverso la partecipazione dei lavoratori alle fonti della proprietà aziendale, senza però comprometterne la necessaria unità di comando; la redistribuzione della ricchezza attraverso l'eliminazione delle concentrazioni industriali e finanziarie; l'eliminazione delle situazioni di monopolio; la soluzione della questione agraria ed il raggiungimento della piena occupazione. Quindi Paronetto passava ad affrontare gli aspetti relativi ai tempi ed ai metodi di azione necessari ad affrontare e a portare a compimento questa radicale trasformazione. Innanzitutto si sottolineava la necessità di affidare l'elaborazione e la direzione dell'intero processo di ricostruzione a tecnici dotati di alta moralità e di specifica competenza; era quindi necessario agire in una prospettiva di lungo periodo guidata da un organismo istituzionale ad hoc a carattere permanente, con una funzione propulsiva oltre che di controllo, costituito da forze autonome che, sotto il controllo dello Stato, agissero in base a specifiche competenze tecniche e soprattutto al di fuori delle dirette ingerenze dei partiti politici. Il percorso teorico, l'analisi politico-economica e le linee di azione concreta elaborate da Sergio Paronetto e portate avanti insieme a importanti figure come Pasquale Saraceno ed Ezio Vanoni, non trovò mai diretta e concreta applicazione, se non in minima parte, nei programmi di politica economica dei governi repubblicani. L'attenta analisi e le proposte innovative e coraggiose esposte da Paronetto, come è già stato notato, rappresentarono dei frutti fuori stagione o meglio dei frutti senza stagione.

L'uscita dal silenzio degli intellettuali cattolici

2010

Abstract

La questione dell'intervento dello Stato in economia ha rappresentato un punto fondamentale del dibattito sulla ricostruzione politica, economica e sociale che si sviluppò nel nostro Paese a ridosso della fine del secondo conflitto mondiale. Un contributo molto interessante fu quello che si sviluppò, a partire dai primi anni '40, all'interno del Movimento Laureati di Azione Cattolica: sulle pagine di Studium, rivista ufficiale del Movimento, prese avvio un interessante dinamica dalla cui analisi emergono i primi elementi finalizzati a tracciare le linee di azione per la definizione di una nuova presenza dello Stato all'interno dell'assetto politico ed economico della società del tempo. Il principale protagonista, colui che diede avvio a questo costruttivo confronto, fu senza dubbio Sergio Paronetto: intellettuale cattolico fuori dagli schemi, figura di spicco all'interno del gruppo dei Laureati ed economista illuminato al servizio dell'Iri. L'azione di Paronetto si sviluppò a partire dalla necessità di trovare una via di uscita da quello che, nel giugno del '42, definiva come un complice silenzio nei confronti sia del fascismo che di quelle gerarchie cattoliche che, continuando a difendere la propria intransigente ortodossia, erano impegnate efficacemente a frenare le coraggiose, seppur rare, voci di dissenso all'interno dell'eterogeneo mondo cattolico organizzato. Era quindi necessario, secondo Paronetto, far emergere quella coscienza critica elaborata nel tempo all'interno del Movimento Laureati per ritrovare il valore della responsabilità sociale quale strumento necessario ad assumere nell'immediato futuro un ruolo di primo piano nella definizione delle linee di azione programmatiche della Ricostruzione e nella determinazione delle classi dirigenti del Paese. Un'analisi che partiva dalla necessità di individuare una nuova impostazione metodologica da applicare alle indagini di scienza economica: vale a dire ricercare un corretto metodo scientifico che mettesse al centro l'uomo nella sua concretezza di soggetto economico; un approccio definito personalistico, necessario per determinare un nuovo rapporto tra economia e morale. Attraverso un punto di osservazione privilegiato quale era quello del Centro Studi dell'IRI, Paronetto ebbe modo di elaborare una propria analisi: all'interno di un processo di intensificazione dell'intervento pubblico nelle dinamiche del sistema produttivo, si rendeva necessario superare una fase di indeterminatezza per approdare ad una definizione dello Stato come diretto soggetto economico, capace di intervenire per disciplinare i vari fattori della produzione. Questa nuova impostazione avrebbe consentito la nascita di un nuovo assetto della struttura socio-economica basato sull'impresa mista attraverso la quale si sarebbe ottenuta una più efficace collaborazione tra l'azione dello Stato e gli interessi dell'iniziativa privata. A partire dal 1943 questo tipo di proposte divennero ancora più incisive; la definizione di un ruolo attivo dello Stato si incardinava sulla necessità di giungere ad una nuova forma di democrazia sostanziale basata su una effettiva giustizia sociale necessaria a coniugare i valori della libertà politica con quelli della libertà economica. Lo strumento fondamentale per agire in questa direzione risultava essere il piano economico definito come un insieme di strumenti tecnici di natura economica e giuridica coordinati tra loro e finalizzati a guidare e monitorare costantemente un processo di sviluppo organico e strutturato per l'intero Paese. I principali obiettivi da raggiungere riguardavano: la fine della condizione di proletariato attraverso la partecipazione dei lavoratori alle fonti della proprietà aziendale, senza però comprometterne la necessaria unità di comando; la redistribuzione della ricchezza attraverso l'eliminazione delle concentrazioni industriali e finanziarie; l'eliminazione delle situazioni di monopolio; la soluzione della questione agraria ed il raggiungimento della piena occupazione. Quindi Paronetto passava ad affrontare gli aspetti relativi ai tempi ed ai metodi di azione necessari ad affrontare e a portare a compimento questa radicale trasformazione. Innanzitutto si sottolineava la necessità di affidare l'elaborazione e la direzione dell'intero processo di ricostruzione a tecnici dotati di alta moralità e di specifica competenza; era quindi necessario agire in una prospettiva di lungo periodo guidata da un organismo istituzionale ad hoc a carattere permanente, con una funzione propulsiva oltre che di controllo, costituito da forze autonome che, sotto il controllo dello Stato, agissero in base a specifiche competenze tecniche e soprattutto al di fuori delle dirette ingerenze dei partiti politici. Il percorso teorico, l'analisi politico-economica e le linee di azione concreta elaborate da Sergio Paronetto e portate avanti insieme a importanti figure come Pasquale Saraceno ed Ezio Vanoni, non trovò mai diretta e concreta applicazione, se non in minima parte, nei programmi di politica economica dei governi repubblicani. L'attenta analisi e le proposte innovative e coraggiose esposte da Paronetto, come è già stato notato, rappresentarono dei frutti fuori stagione o meglio dei frutti senza stagione.
27-apr-2010
Italiano
Volpi, Alessandro
Università degli Studi di Pisa
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-150999