In clinical terms, "synesthesia" is defined as an experience in which the stimulation of one channel (often sensory, but not exclusively) is automatically associated with an additional perception in at least one different and unstimulated channel. It is quite a rare manifestation (4% ca.), and a non-pathological one, wherein, for example, a viewing of a letter elicits a color (unimodality), or the hearing of music brings about a taste (multimodality). These perceptions are connected in an involuntary manner, vividly and consistently through time. This research proposes an attempt to understand the processes involved in the development and adoption of the term, starting with the final decades of the XIX century. On account of the many unresolved controversies – from the effective properties of synesthesia, to appropriate methods of inquiry, to which neural processes are involved – the first part of the thesis is dedicated to a reconstruction of the threads of contemporary discussion surrounding it. Specifically, it introduces one of the longest-running debates on the topic: the one which regards the question of whether synesthesia should be interpreted as completely “continuous” with normal perceptive phenomena (multisensoriality) or as an “abnormal”, idiosyncratic phenomenon. Opting for a weakened version of the second theoretical approach (discontinuity), the second part of this paper addresses the distinctions between approaches within the centuries-old research of the correspondence between the senses, based primarily on the application of the analogical method, and the examination of synesthesia as a medical-psychological phenomenon first described in 1812. The focus is on the second sense of the term, i.e. “genuine” synesthesia, which is better suited for helping us grasp why the first wave of relevant studies on the matter developed predominantly in France. The reasons we identified can be grouped in two basic kinds. On the one hand we have historical reasons, as the francophone context was a point of reference in Europe regarding a number of debates surrounding cross-sensoriality, with its specific medical (ophtalmology, physiology, alienism) and artistic approach (symbolism and “empirical” aesthetics). On the other hand, we have philosophical and methodological reasons, in particular the connection to the style of research which would take the name of "nouvelle pshychologie" – and its acclaimed investigation of the singular states of intelligence (such as dreams, hallucinations, somnambulism, hysteria, etc.) as the doors which open us to the astounding richness of our mental life.

In termini clinici, si definisce "sinestesia" un’esperienza in cui la stimolazione di un certo canale – sensoriale, ma non solo – viene automaticamente associata a una percezione ulteriore, in almeno un secondo e non-stimolato canale. Si tratta di una manifestazione non patologica, piuttosto rara (4% ca.), per cui ad esempio la visione di una lettera elicita un colore (uni-modalità) o l’ascolto di una musica un sapore (multi-modalità) che si unisce ad essa in modo involontario, vivido e consistente nel tempo. La presente ricerca è un tentativo di comprendere alcune delle dinamiche che hanno portato all’adozione di questo termine, a partire dai decenni finali del XIX secolo. In ragione delle numerose controversie irrisolte (dalle effettive caratteristiche di una sinestesia, ai possibili metodi di indagine, fino ai processi neurali coinvolti) la prima parte della tesi si concentra su una ricostruzione delle linee principali del dibattito odierno. In particolare, introduce a una delle discussioni più longeve sul tema: quella tra chi interpreta la sinestesia in assoluta continuità con i fenomeni “normali” della nostra percezione (multi-sensoriale), e chi ne sottolinea invece gli aspetti di “anomalia” ed eterogeneità ("idiosyncrasy"). Optando per un’accezione debole di quest’ultima linea teorica (discontinuista), la seconda parte distingue tra la secolare ricerca delle corrispondenze tra i sensi, basata in generale sull’applicazione del metodo analogico, e un’indagine sulla sinestesia come specifico fenomeno medico-psicologico (descritto una prima volta nel 1812). E analizza principalmente questo secondo senso, di sinestesia “genuina”, per provare a comprendere perché fu soprattutto in Francia che poté svilupparsi una prima rilevante ondata di studi sul tema. Le ragioni individuate sono essenzialmente di due ordini. Storiche da un lato, perché il contesto francofono rappresentò un punto di riferimento europeo per tutta una serie di dibattiti sulla cross-sensorialità, nelle loro declinazioni scientifiche (oftalmologia, fisiologia, alienismo) e artistiche (simbolismo e primi tentativi di estetica empirica). Filosofiche e metodologiche dall’altro, per il particolare stile di ricerca che verrà adottato da ciò che veniva indicato come "nouvelle psychologie" – nei suoi celebri studi sugli “stati singolari dell’intelligenza” (sogni, allucinazioni, ipnotismo, sonnambulismo, isteria, etc.) come porte d’accesso all’incredibile ricchezza della nostra vita mentale.

"La voix rouge". Critica e genesi del concetto di sinestesia nel contesto francese del XIX secolo

2020

Abstract

In clinical terms, "synesthesia" is defined as an experience in which the stimulation of one channel (often sensory, but not exclusively) is automatically associated with an additional perception in at least one different and unstimulated channel. It is quite a rare manifestation (4% ca.), and a non-pathological one, wherein, for example, a viewing of a letter elicits a color (unimodality), or the hearing of music brings about a taste (multimodality). These perceptions are connected in an involuntary manner, vividly and consistently through time. This research proposes an attempt to understand the processes involved in the development and adoption of the term, starting with the final decades of the XIX century. On account of the many unresolved controversies – from the effective properties of synesthesia, to appropriate methods of inquiry, to which neural processes are involved – the first part of the thesis is dedicated to a reconstruction of the threads of contemporary discussion surrounding it. Specifically, it introduces one of the longest-running debates on the topic: the one which regards the question of whether synesthesia should be interpreted as completely “continuous” with normal perceptive phenomena (multisensoriality) or as an “abnormal”, idiosyncratic phenomenon. Opting for a weakened version of the second theoretical approach (discontinuity), the second part of this paper addresses the distinctions between approaches within the centuries-old research of the correspondence between the senses, based primarily on the application of the analogical method, and the examination of synesthesia as a medical-psychological phenomenon first described in 1812. The focus is on the second sense of the term, i.e. “genuine” synesthesia, which is better suited for helping us grasp why the first wave of relevant studies on the matter developed predominantly in France. The reasons we identified can be grouped in two basic kinds. On the one hand we have historical reasons, as the francophone context was a point of reference in Europe regarding a number of debates surrounding cross-sensoriality, with its specific medical (ophtalmology, physiology, alienism) and artistic approach (symbolism and “empirical” aesthetics). On the other hand, we have philosophical and methodological reasons, in particular the connection to the style of research which would take the name of "nouvelle pshychologie" – and its acclaimed investigation of the singular states of intelligence (such as dreams, hallucinations, somnambulism, hysteria, etc.) as the doors which open us to the astounding richness of our mental life.
mar-2020
Italiano
In termini clinici, si definisce "sinestesia" un’esperienza in cui la stimolazione di un certo canale – sensoriale, ma non solo – viene automaticamente associata a una percezione ulteriore, in almeno un secondo e non-stimolato canale. Si tratta di una manifestazione non patologica, piuttosto rara (4% ca.), per cui ad esempio la visione di una lettera elicita un colore (uni-modalità) o l’ascolto di una musica un sapore (multi-modalità) che si unisce ad essa in modo involontario, vivido e consistente nel tempo. La presente ricerca è un tentativo di comprendere alcune delle dinamiche che hanno portato all’adozione di questo termine, a partire dai decenni finali del XIX secolo. In ragione delle numerose controversie irrisolte (dalle effettive caratteristiche di una sinestesia, ai possibili metodi di indagine, fino ai processi neurali coinvolti) la prima parte della tesi si concentra su una ricostruzione delle linee principali del dibattito odierno. In particolare, introduce a una delle discussioni più longeve sul tema: quella tra chi interpreta la sinestesia in assoluta continuità con i fenomeni “normali” della nostra percezione (multi-sensoriale), e chi ne sottolinea invece gli aspetti di “anomalia” ed eterogeneità ("idiosyncrasy"). Optando per un’accezione debole di quest’ultima linea teorica (discontinuista), la seconda parte distingue tra la secolare ricerca delle corrispondenze tra i sensi, basata in generale sull’applicazione del metodo analogico, e un’indagine sulla sinestesia come specifico fenomeno medico-psicologico (descritto una prima volta nel 1812). E analizza principalmente questo secondo senso, di sinestesia “genuina”, per provare a comprendere perché fu soprattutto in Francia che poté svilupparsi una prima rilevante ondata di studi sul tema. Le ragioni individuate sono essenzialmente di due ordini. Storiche da un lato, perché il contesto francofono rappresentò un punto di riferimento europeo per tutta una serie di dibattiti sulla cross-sensorialità, nelle loro declinazioni scientifiche (oftalmologia, fisiologia, alienismo) e artistiche (simbolismo e primi tentativi di estetica empirica). Filosofiche e metodologiche dall’altro, per il particolare stile di ricerca che verrà adottato da ciò che veniva indicato come "nouvelle psychologie" – nei suoi celebri studi sugli “stati singolari dell’intelligenza” (sogni, allucinazioni, ipnotismo, sonnambulismo, isteria, etc.) come porte d’accesso all’incredibile ricchezza della nostra vita mentale.
synaesthesia
history of ideas
cross-sensoriality
neuroscience
historical epistemology
psychology
Centi, Beatrice
Braunstein, Jean-François
Università degli Studi di Parma
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/151132
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPR-151132