Nel panorama degli interventi di sistemazione fluviale, la rampa in pietrame ricopre un ruolo da protagonista sia per i benefici apportati alla rinaturalizzazione dei corsi d’acqua sia per l’efficienza sistematoria dell’intervento. La ricerca scientifica ha compiuto notevoli progressi nella comprensione delle dinamiche connesse all’inserimento delle rampe in pietrame nei corsi d’acqua. Tuttavia mancano, ancora oggi, criteri razionali di progettazione e manutenzione, che potrebbero facilitare ed indirizzare gli enti competenti verso l’utilizzo di questa tipologia di struttura fluviale nella gestione dei bacini idrografici. La scrivente, durante il dottorato di ricerca dal titolo “Evoluzione ed Interazione. Fenomeni Superficiali e Sub-superficiali nelle Rampe in Massi” svolto presso il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Pisa, ha approfondito l’analisi teorica e sperimentale delle opere a basso impatto ambientale, con particolare riferimento alle rampe in massi, verificando e chiarendo i principali aspetti idraulici, strutturali ed di interscambio tra le acque superficiali e sotterranee. In particolare, è stata condotta un’analisi sulle dinamiche di rottura dell’opera, sulle variazioni morfologiche dovute all’interazione con il trasporto solido, sulle portate di filtrazione lungo la rampa e sull’efficienza sistematoria dell’opera analizzando la dissipazione energetica e la stabilità. L’importanza di questa particolare struttura fluviale va ricercata nella capacità di dissipare una discreta percentuale di energia idrica sfruttando modesti salti, nell’ottimale inserimento di tali opere nel contesto fluviale, nella capacità di auto-modellamento nello stesso e nel ruolo basilare di naturale via del pesce, in quanto sostituisce e integra quelle opere necessarie al ripristino dei percorsi vitali della popolazione ittica. Il lavoro condotto si è incentrato in particolare sulla ricerca sperimentale, implementando modelli fisici di laboratorio, costruiti ad hoc per inquadrare ed analizzare i vari aspetti di studio. Tale sperimentazione, inoltre, è sempre stata affiancata ad una campagna di osservazioni sul territorio, che ha permesso di individuare e monitorare i fenomeni idraulici da analizzare. Il monitoraggio sul territorio, ha interessato principalmente il torrente Camaiore, il fiume Cecina, e il torrente Ragone. I risultati ottenuti hanno permesso di contribuire alla messa a punto ed al perfezionamento di criteri di progettazione e di verifica delle rampe in massi.
"Evoluzione e interazione" - Fenomeni superficiali e subsuperficiali nelle rampe in massi"
2008
Abstract
Nel panorama degli interventi di sistemazione fluviale, la rampa in pietrame ricopre un ruolo da protagonista sia per i benefici apportati alla rinaturalizzazione dei corsi d’acqua sia per l’efficienza sistematoria dell’intervento. La ricerca scientifica ha compiuto notevoli progressi nella comprensione delle dinamiche connesse all’inserimento delle rampe in pietrame nei corsi d’acqua. Tuttavia mancano, ancora oggi, criteri razionali di progettazione e manutenzione, che potrebbero facilitare ed indirizzare gli enti competenti verso l’utilizzo di questa tipologia di struttura fluviale nella gestione dei bacini idrografici. La scrivente, durante il dottorato di ricerca dal titolo “Evoluzione ed Interazione. Fenomeni Superficiali e Sub-superficiali nelle Rampe in Massi” svolto presso il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Pisa, ha approfondito l’analisi teorica e sperimentale delle opere a basso impatto ambientale, con particolare riferimento alle rampe in massi, verificando e chiarendo i principali aspetti idraulici, strutturali ed di interscambio tra le acque superficiali e sotterranee. In particolare, è stata condotta un’analisi sulle dinamiche di rottura dell’opera, sulle variazioni morfologiche dovute all’interazione con il trasporto solido, sulle portate di filtrazione lungo la rampa e sull’efficienza sistematoria dell’opera analizzando la dissipazione energetica e la stabilità. L’importanza di questa particolare struttura fluviale va ricercata nella capacità di dissipare una discreta percentuale di energia idrica sfruttando modesti salti, nell’ottimale inserimento di tali opere nel contesto fluviale, nella capacità di auto-modellamento nello stesso e nel ruolo basilare di naturale via del pesce, in quanto sostituisce e integra quelle opere necessarie al ripristino dei percorsi vitali della popolazione ittica. Il lavoro condotto si è incentrato in particolare sulla ricerca sperimentale, implementando modelli fisici di laboratorio, costruiti ad hoc per inquadrare ed analizzare i vari aspetti di studio. Tale sperimentazione, inoltre, è sempre stata affiancata ad una campagna di osservazioni sul territorio, che ha permesso di individuare e monitorare i fenomeni idraulici da analizzare. Il monitoraggio sul territorio, ha interessato principalmente il torrente Camaiore, il fiume Cecina, e il torrente Ragone. I risultati ottenuti hanno permesso di contribuire alla messa a punto ed al perfezionamento di criteri di progettazione e di verifica delle rampe in massi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/152174
URN:NBN:IT:UNIPI-152174