La problematica che attiene alle istanze di fine vita da parte del paziente in condizione di sofferenza o del malato terminale rappresenta una questione particolarmente sentita nella società contemporanea. La peculiarità di tale problematica è che la stessa coinvolge molti e diversi aspetti per lo più controversi nei vari settori disciplinari dalla stessa evocati. Il focus del lavoro è incentrato, in via prioritaria, sull’aspetto giuridico e bioetico. Il tentativo del medesimo lavoro è quello di percorrere un percorso filosofico ancor primo che bioetico, attraverso il quale mostrare come i difficili (e molto spesso “tragici”) casi relativi al fine-vita possano trovare una loro fondazione morale all’indomani della rivisitazione di topoi classici quali “sovranità” , “responsabilità” “diritto di morire ” e dunque, per tale via, fornire una risposta alla possibile argomentazione giuridica delle questione di bioetica ed in particolare, per l’appunto, alle questioni relative al fine-vita. L’attenzione sulle questioni del fine-vita, anche mediatica, suscitata dalle tristemente note vicende nostrane dei casi Welby ed Englaro, non si è sopita negli ultimi anni. Anzi. Grazie all’intervento di alcuni partiti politici ad oggi la questione è all’ordine del giorno dei lavori parlamentari dai quali si auspica una compiuta disciplina in materia. Allo stato dell’arte, in assenza, dunque, di una legge precisa dedicata all’argomento, (come si metterà in evidenza) discutere di testamento biologico significa calarsi in un dibattito acceso che ha visto e vede contrapporsi posizioni favorevoli e contrarie. Il lavoro vuole essere non tanto una mera esposizione delle diverse posizioni in materia, ma attraverso la ricostruzione dell’impianto gius-filosofico in materia e delle regole dell’argomentazione giuridica vuole tendere a fornire una risposta concreta al quomodo di tale argomentazione.
Le questioni etiche del fine-vita e il testamento biologico: l'argomentazione giuridica nelle pieghe del ragionamento morale.
2016
Abstract
La problematica che attiene alle istanze di fine vita da parte del paziente in condizione di sofferenza o del malato terminale rappresenta una questione particolarmente sentita nella società contemporanea. La peculiarità di tale problematica è che la stessa coinvolge molti e diversi aspetti per lo più controversi nei vari settori disciplinari dalla stessa evocati. Il focus del lavoro è incentrato, in via prioritaria, sull’aspetto giuridico e bioetico. Il tentativo del medesimo lavoro è quello di percorrere un percorso filosofico ancor primo che bioetico, attraverso il quale mostrare come i difficili (e molto spesso “tragici”) casi relativi al fine-vita possano trovare una loro fondazione morale all’indomani della rivisitazione di topoi classici quali “sovranità” , “responsabilità” “diritto di morire ” e dunque, per tale via, fornire una risposta alla possibile argomentazione giuridica delle questione di bioetica ed in particolare, per l’appunto, alle questioni relative al fine-vita. L’attenzione sulle questioni del fine-vita, anche mediatica, suscitata dalle tristemente note vicende nostrane dei casi Welby ed Englaro, non si è sopita negli ultimi anni. Anzi. Grazie all’intervento di alcuni partiti politici ad oggi la questione è all’ordine del giorno dei lavori parlamentari dai quali si auspica una compiuta disciplina in materia. Allo stato dell’arte, in assenza, dunque, di una legge precisa dedicata all’argomento, (come si metterà in evidenza) discutere di testamento biologico significa calarsi in un dibattito acceso che ha visto e vede contrapporsi posizioni favorevoli e contrarie. Il lavoro vuole essere non tanto una mera esposizione delle diverse posizioni in materia, ma attraverso la ricostruzione dell’impianto gius-filosofico in materia e delle regole dell’argomentazione giuridica vuole tendere a fornire una risposta concreta al quomodo di tale argomentazione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/152178
URN:NBN:IT:UNINA-152178