Nel dopoguerra, migliaia di donne italiane e francesi furono processate dalle Cour de Justice e dalle Corti d’Assise Straordinarie con l’accusa di collaborazionismo con il tedesco invasore. L’esame comparativo delle carte giudiziarie conservate nei fondi dei tribunali straordinari permette di rispondere ad alcune domande che aiutano a fare luce su un fenomeno lasciato per lungo tempo ai margini della storiografia, ridotto agli scarni stereotipi della spia e dell’“amante del nemico”. Perché queste donne scelsero di schierarsi con i nazifascisti? Quali furono i percorsi che le portarono verso quella scelta? In che modo collaborarono? Quali furono le motivazioni dei loro comportamenti? Che rapporto instaurarono con la violenza? Come furono giudicate nel dopoguerra? L’obiettivo è dunque, da una parte, quello di avvicinarsi alle storie di queste donne, individuando analogie e differenze tra gli universi collaborazionisti italiani e francesi e riconducendo le loro scelte, motivazioni e comportamenti ai diversi contesti di guerra nei quali presero forma. Dall’altra parte, l’esame delle fonti si propone di mettere in luce le rappresentazioni più diffuse che nel dopoguerra circolavano a proposito delle collaborazioniste, rilevando una generale tendenza dei giudici di entrambi i paesi a punire le donne attraverso un discorso giudiziario misogino che mirava, più che a condannare i crimini da queste commessi, a ristabilire i rapporti di genere tradizionali, perturbati dagli sconvolgimenti della guerra totale.
Le donne del nemico. I processi per collaborazionismo nel dopoguerra: Francia e Italia a confronto. 1944-1951.
2021
Abstract
Nel dopoguerra, migliaia di donne italiane e francesi furono processate dalle Cour de Justice e dalle Corti d’Assise Straordinarie con l’accusa di collaborazionismo con il tedesco invasore. L’esame comparativo delle carte giudiziarie conservate nei fondi dei tribunali straordinari permette di rispondere ad alcune domande che aiutano a fare luce su un fenomeno lasciato per lungo tempo ai margini della storiografia, ridotto agli scarni stereotipi della spia e dell’“amante del nemico”. Perché queste donne scelsero di schierarsi con i nazifascisti? Quali furono i percorsi che le portarono verso quella scelta? In che modo collaborarono? Quali furono le motivazioni dei loro comportamenti? Che rapporto instaurarono con la violenza? Come furono giudicate nel dopoguerra? L’obiettivo è dunque, da una parte, quello di avvicinarsi alle storie di queste donne, individuando analogie e differenze tra gli universi collaborazionisti italiani e francesi e riconducendo le loro scelte, motivazioni e comportamenti ai diversi contesti di guerra nei quali presero forma. Dall’altra parte, l’esame delle fonti si propone di mettere in luce le rappresentazioni più diffuse che nel dopoguerra circolavano a proposito delle collaborazioniste, rilevando una generale tendenza dei giudici di entrambi i paesi a punire le donne attraverso un discorso giudiziario misogino che mirava, più che a condannare i crimini da queste commessi, a ristabilire i rapporti di genere tradizionali, perturbati dagli sconvolgimenti della guerra totale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/152686
URN:NBN:IT:UNIBO-152686