La ricerca ha analizzato sul piano politico, elettorale e sociale il rapporto instauratosi tra il deputato Sidney Sonnino e il proprio collegio di riferimento nel quale fu eletto ininterrottamente dal 1880 sino al 1919: il collegio elettorale di San Casciano Val di Pesa (Firenze). Ricorrendo anzitutto all'analisi della corrispondenza tenuta con i propri elettori e con i propri alleati si è perciò ricostruito l'esordio politico del Sonnino e la successiva composizione di un proprio network di relazioni personali di cui egli si servì prima per preparare la sua ascesa al Parlamento e poi per mantenere coeso negli anni quel blocco di potere locale necessario ad assicurarsi negli anni la riconferma del mandato politico nonché la propria rielezione negli organi consiliari amministrativi del collegio, incarichi anch'essi funzionali alla perpetuazione del suo consenso elettorale. L'analisi del mandato parlamentare di Sonnino nelle sue articolazioni col piano collegiale si è rivelata perciò occasione per un case study sui meccanismi di selezione della classe politica del tempo e sulle strategie di conseguimento del consenso politico, nonché sulle implicazioni che scaturiscono dalla duplice accezione del mandato di deputato, quest'ultimo inteso ufficialmente come rappresentante presso le istituzioni degli interessi generali del paese ma in pratica concepito - secondo una tipica distorsione dei normali rapporti istituzionali tra centro e periferia - come un patrocinatore degli interessi particolari delle proprie clientele e delle rispettive comunità di radicamento. Sotto questo aspetto, il caso personale di Sonnino si è rivelato particolarmente interessante, in merito soprattutto al confronto tra la sua peculiare concezione generale del mandato parlamentare e le declinazioni particolaristiche dello stesso in uso al tempo. La figura del deputato, in tal senso, svolgendo come noto una funzione di cinghia di trasmissione tra centro e periferia che consentiva di colmare i molti vuoti di comunicazione tra la struttura centrale del sistema politico e dell'amministrazione statale e la dimensione amministrativa e sociale locale, nell'Italia del tempo si configurava in larga parte come una sorta di portavoce “al centro” degli interessi e dei bisogni dell'elettorato, nonché il tramite attraverso il quale richiedere e ottenere l'allocazione di risorse e servizi statali e governativi che l'arretratezza delle politiche centrali e le aporie della macchina burocratica non erano sempre capaci di liberare a vantaggio della periferia. Nell'applicazione di questa particolare “costituzione materiale”, l'espletamento del mandato parlamentare del deputato risultava perciò particolarmente sensibile alle logiche di soddisfacimento del proprio elettorato e delle relative reti di interesse dalle quali venivano a dipendere le ragioni del proprio consenso politico e le leve del proprio successo elettorale, spesso peraltro attivate e sollecitate tramite il ricorso a logiche negoziali e pratiche clientelistiche. Di simili tendenze, per l'appunto, Sonnino fu sempre un attento e severo analista e buona parte della sua riflessione teorica, dalla propria concezione giovanile della rappresentanza politica alla sua proposta matura di riequilibrio dei poteri dello Stato contenuta nel suo Torniamo allo Statuto, contemplava il riassorbimento o la rimozione di queste disfunzioni particolaristiche e localistiche del mandato a favore di un modello di rappresentanza politica “virtuoso” saldamente ancorato al soddisfacimento degli interessi generali del paese. Premesso ciò, l'analisi della costruzione del proprio blocco di potere elettorale funzionale all'avvio e allo sviluppo della sua carriera politica nazionale, ci ha permesso perciò non solo di colmare un aspetto della biografia di Sonnino sin qui poco noto, ma soprattutto di rintracciare eventuali assonanze o discordanze tra gli elementi che regolavano la condotta politica nazionale del toscano e i presupposti del suo agire nel contesto collegiale. In particolare, si sono analizzati nel nostro caso di studio il peso e gli effetti propri di un modello di radicamento territoriale ancorato a reti di relazioni di patronage notabilare sensibili a un'interpretazione clientelare del mandato, e di contro le peculiarità con le quali Sonnino, al di là degli ovvi interessi di perpetuazione del proprio consenso, intese comunque adattare il proprio mandato a un modello virtuoso dettato da un'accezione generalistica dello stesso.

"Il deputato della nazione". Sidney Sonnino e il collegio elettorale di San Casciano Val di Pesa (1870-1919)

2017

Abstract

La ricerca ha analizzato sul piano politico, elettorale e sociale il rapporto instauratosi tra il deputato Sidney Sonnino e il proprio collegio di riferimento nel quale fu eletto ininterrottamente dal 1880 sino al 1919: il collegio elettorale di San Casciano Val di Pesa (Firenze). Ricorrendo anzitutto all'analisi della corrispondenza tenuta con i propri elettori e con i propri alleati si è perciò ricostruito l'esordio politico del Sonnino e la successiva composizione di un proprio network di relazioni personali di cui egli si servì prima per preparare la sua ascesa al Parlamento e poi per mantenere coeso negli anni quel blocco di potere locale necessario ad assicurarsi negli anni la riconferma del mandato politico nonché la propria rielezione negli organi consiliari amministrativi del collegio, incarichi anch'essi funzionali alla perpetuazione del suo consenso elettorale. L'analisi del mandato parlamentare di Sonnino nelle sue articolazioni col piano collegiale si è rivelata perciò occasione per un case study sui meccanismi di selezione della classe politica del tempo e sulle strategie di conseguimento del consenso politico, nonché sulle implicazioni che scaturiscono dalla duplice accezione del mandato di deputato, quest'ultimo inteso ufficialmente come rappresentante presso le istituzioni degli interessi generali del paese ma in pratica concepito - secondo una tipica distorsione dei normali rapporti istituzionali tra centro e periferia - come un patrocinatore degli interessi particolari delle proprie clientele e delle rispettive comunità di radicamento. Sotto questo aspetto, il caso personale di Sonnino si è rivelato particolarmente interessante, in merito soprattutto al confronto tra la sua peculiare concezione generale del mandato parlamentare e le declinazioni particolaristiche dello stesso in uso al tempo. La figura del deputato, in tal senso, svolgendo come noto una funzione di cinghia di trasmissione tra centro e periferia che consentiva di colmare i molti vuoti di comunicazione tra la struttura centrale del sistema politico e dell'amministrazione statale e la dimensione amministrativa e sociale locale, nell'Italia del tempo si configurava in larga parte come una sorta di portavoce “al centro” degli interessi e dei bisogni dell'elettorato, nonché il tramite attraverso il quale richiedere e ottenere l'allocazione di risorse e servizi statali e governativi che l'arretratezza delle politiche centrali e le aporie della macchina burocratica non erano sempre capaci di liberare a vantaggio della periferia. Nell'applicazione di questa particolare “costituzione materiale”, l'espletamento del mandato parlamentare del deputato risultava perciò particolarmente sensibile alle logiche di soddisfacimento del proprio elettorato e delle relative reti di interesse dalle quali venivano a dipendere le ragioni del proprio consenso politico e le leve del proprio successo elettorale, spesso peraltro attivate e sollecitate tramite il ricorso a logiche negoziali e pratiche clientelistiche. Di simili tendenze, per l'appunto, Sonnino fu sempre un attento e severo analista e buona parte della sua riflessione teorica, dalla propria concezione giovanile della rappresentanza politica alla sua proposta matura di riequilibrio dei poteri dello Stato contenuta nel suo Torniamo allo Statuto, contemplava il riassorbimento o la rimozione di queste disfunzioni particolaristiche e localistiche del mandato a favore di un modello di rappresentanza politica “virtuoso” saldamente ancorato al soddisfacimento degli interessi generali del paese. Premesso ciò, l'analisi della costruzione del proprio blocco di potere elettorale funzionale all'avvio e allo sviluppo della sua carriera politica nazionale, ci ha permesso perciò non solo di colmare un aspetto della biografia di Sonnino sin qui poco noto, ma soprattutto di rintracciare eventuali assonanze o discordanze tra gli elementi che regolavano la condotta politica nazionale del toscano e i presupposti del suo agire nel contesto collegiale. In particolare, si sono analizzati nel nostro caso di studio il peso e gli effetti propri di un modello di radicamento territoriale ancorato a reti di relazioni di patronage notabilare sensibili a un'interpretazione clientelare del mandato, e di contro le peculiarità con le quali Sonnino, al di là degli ovvi interessi di perpetuazione del proprio consenso, intese comunque adattare il proprio mandato a un modello virtuoso dettato da un'accezione generalistica dello stesso.
2-ago-2017
Italiano
Banti, Alberto Mario
Cammarano, Fulvio
Conti, Fulvio
Università degli Studi di Pisa
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Il_Deputato_della_nazione___FFusi.pdf

Open Access dal 18/08/2020

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 6.36 MB
Formato Adobe PDF
6.36 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
Relazione_attivit_dottorale.pdf

Open Access dal 18/08/2020

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 169.48 kB
Formato Adobe PDF
169.48 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/152853
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-152853