Lo studio tratta il tema del recupero dell'architettura industriale-mineraria e dei relativi centri "storici" minori in abbandono, affrontando le diverse tematiche legate alla complessità della loro valorizzazione e gestione. Il percorso di studio è relativo alla Regione di Antofagasta, Cile, in un contesto in cui il patrimonio architettonico non viene ben valorizzato e anzi tante volte distrutto a causa della crescita costante delle città e la mancanza di normative di tutela, la “necessità” di introdurre “il nuovo”, e soprattutto dove la identità mineraria della regione, responsabile proprio della nascita di queste città, non è riconosciuta e come conseguenza di queste due variabili è che nella maggior parte del territorio regionale, sia all'interno che all'esterno delle loro città, si possono trovare delle testimonianze che fanno capire l’origine mineraria. Come esempio della mancanza di consapevolezza del proprio patrimonio e di disinteresse nel riconoscimento minerario si possono trovare le "Salitreras", antichi insediamenti appartenenti all’epoca di estrazione del Salnitro, periodo molto importante per il paese che si estese intorno agli anni 1870-1930 avendo un boom a livello mondiale. Questi insediamenti hanno dato origine a un sistema di strutturazione del territorio che ancora oggi è presente nella regione ma, come risultato dell'abbandono, sono in completo disuso e in stato di conservazione molto precario, isolati dalle principali città nell'immensità del deserto di Atacama. Pertanto, da una parte è necessario contribuire a incentivare il recupero e la conservazione dei nostri monumenti come una questione fondamentale e soprattutto per dimostrare che è possibile far convivere tradizione e/o patrimonio architettonico con la nuova architettura, attraverso un intervento consapevole. Inoltre, è importante diffondere la conoscenza dell'architettura industriale-mineraria e operaia in Cile, dovendo necessariamente iniziare con la sua valorizzazione come patrimonio culturale, intendendo questo non solo come un'opera monumentale, ma come architettura "minore" che nel suo insieme assume rilevanza e porta con sé l'identità e i valori storico-culturali di un passato e presente minerario. Oggi c'è nuova vita nel deserto, l'attività mineraria non si è fermata, anzi continua a crescere con i depositi più importanti del paese, la cui riforma tecnologica li proietta a continuare la loro estrazione di diverse materie prime tra cui il Liteo cha fa intravedere un futuro promettente che si basa non solo sulla sua produzione come materia prima, ma anche sulla generazione della ricerca tecnologica. I centri di energie rinnovabili non convenzionali irrompono nel territorio, per tanto il turismo nel deserto è consacrato come il numero uno del paese, attraverso i suoi paesaggi naturali e le piccole località preispaniche, mentre gli insediamenti “Salitreros”, in silenzio aspettano una valorizzazione, tra cui Chacabuco, un importante insediamento dell’epoca del Salnitro, che con una posizione privilegiata, si trova al centro delle rotte che collegano la nuova miniera, il turismo e le principali città della regione. Tra persistenza dell'immagine e adattamento al Riuso. Il tema dell'incontro tra l'Antico e il Nuovo in architettura, sebbene discusso per diversi decenni, è ancora attuale. È una questione molto complessa, in cui il confronto tra composizione architettonica, urbana e restauro può portare a risultati di qualità e controllati. Alla luce di ciò, lo studio affronta la questione con un approccio multi-scalare e interdisciplinare, che si apre anche al dibattito internazionale, nella ricerca di una base metodologica con cui leggere e orientare il progetto sulle preesistenze. Un progetto che guarda al presente attraverso il passato, per risignificare il futuro di questo luogo e dare risposte consapevoli alle tendenze temporanee imposte dalle nuove città contemporanee. Dopo eventi traumatici, eventualmente come un terremoto, o forse graduale come un abbandono, nessun edificio può essere considerato veramente "perduto" dal punto di vista fisico-costruttivo, perché ne rimarrebbero, anche nei casi più gravi, alcune tracce della sua materia. La ricostruzione è considerata un'occasione per riflettere sulla necessità di cambiamento. Pensare alla ricostruzione obbliga, in un certo senso, la cultura del design a pensare alla preziosa e delicata struttura che abbiamo ereditato dal passato, e che nel territorio rappresentano un luogo unico e irripetibile sul quale le forme contemporanee devono necessariamente essere intercalate. Sebbene oggi la cultura del restauro e della conservazione non è una pratica molto diffusa nella regione, i casi in cui è stata realizzata, il "dove era e come era" sembra essere la tendenza prediletta. Questa frase già famosa ha acquisito un significato più psicologico e antropologico che fisico-architettonico. Riguardo a questa problematica della ricostruzione, Cino Zucchi commenta questo famoso slogan: "Potrebbe essere oggi la strategia emotivamente e socialmente più adeguata; Tuttavia, il problema pero non è tanto il «falso stilistico» [...], ma piuttosto quello di capire se, una volta perso un bene al quale eravamo sentimentalmente molto legati, valga la pena di rifarne una copia solo in virtù di questa spinta emotiva; O se invece esso possa riempirsi davvero di nuova vita, di nuove scelte e impulsi." Ora, intervenire sul patrimonio costruito richiede la massima attenzione, la piena conoscenza e un grande senso di responsabilità nelle decisioni, sia per ciò che si vuole sottrarre quanto per la qualità dei nuovi contributi con cui si vuole manipolare l'esistente costruito. È necessario, quindi, un deciso declino etico del progetto per garantire l'alta qualità del risultato che produce sempre un'alterazione nella preesistenza sia dal punto di vista della sua immagine come le trasformazioni spaziali che può produrre la ricerca di adattamento al Riuso. Lo studio cerca di approfondisce il processo di conoscenza che guida le scelte di progettazione, dove, nei processi ricostruttivi, sarà possibile trovare una risposta attraverso l'uso di un linguaggio piuttosto contemporaneo, pur non superando i codici che garantiscono la persistenza dell'immagine. Ciò è correlato alla valutazione delle "richieste" del tessuto mutilato su cui interviene, più precisamente, è legato ai criteri che possono essere adottati per il reinserimento delle lacune architettoniche e urbane per rigenerare nuovi usi, cioè la ricerca di un equilibrio e di un'integrazione dove questi possano essere risolti ricorrendo alla propria metodologia della disciplina del restauro conservativo, mentre nel complesso il linguaggio contemporaneo può svolgere il compito re-integrativo o allusivo degli spazi o della massa muraria persa. Non è, in questi casi, andare "al di là del restauro", ma rimanere al suo interno, nel pieno rispetto dei principi conservativi.
Conservazione e valorizzazione della “Salitrera Chacabuco”, regione di Antofagasta, Cile. Tra persistenza della immagine e adattamento al riuso. PARTE II Conservación y valorización de la “Salitrera Chacabuco”, región de Antofagasta, Chile. Entre persistencia de la imagen y la adaptación al ReUso.
2019
Abstract
Lo studio tratta il tema del recupero dell'architettura industriale-mineraria e dei relativi centri "storici" minori in abbandono, affrontando le diverse tematiche legate alla complessità della loro valorizzazione e gestione. Il percorso di studio è relativo alla Regione di Antofagasta, Cile, in un contesto in cui il patrimonio architettonico non viene ben valorizzato e anzi tante volte distrutto a causa della crescita costante delle città e la mancanza di normative di tutela, la “necessità” di introdurre “il nuovo”, e soprattutto dove la identità mineraria della regione, responsabile proprio della nascita di queste città, non è riconosciuta e come conseguenza di queste due variabili è che nella maggior parte del territorio regionale, sia all'interno che all'esterno delle loro città, si possono trovare delle testimonianze che fanno capire l’origine mineraria. Come esempio della mancanza di consapevolezza del proprio patrimonio e di disinteresse nel riconoscimento minerario si possono trovare le "Salitreras", antichi insediamenti appartenenti all’epoca di estrazione del Salnitro, periodo molto importante per il paese che si estese intorno agli anni 1870-1930 avendo un boom a livello mondiale. Questi insediamenti hanno dato origine a un sistema di strutturazione del territorio che ancora oggi è presente nella regione ma, come risultato dell'abbandono, sono in completo disuso e in stato di conservazione molto precario, isolati dalle principali città nell'immensità del deserto di Atacama. Pertanto, da una parte è necessario contribuire a incentivare il recupero e la conservazione dei nostri monumenti come una questione fondamentale e soprattutto per dimostrare che è possibile far convivere tradizione e/o patrimonio architettonico con la nuova architettura, attraverso un intervento consapevole. Inoltre, è importante diffondere la conoscenza dell'architettura industriale-mineraria e operaia in Cile, dovendo necessariamente iniziare con la sua valorizzazione come patrimonio culturale, intendendo questo non solo come un'opera monumentale, ma come architettura "minore" che nel suo insieme assume rilevanza e porta con sé l'identità e i valori storico-culturali di un passato e presente minerario. Oggi c'è nuova vita nel deserto, l'attività mineraria non si è fermata, anzi continua a crescere con i depositi più importanti del paese, la cui riforma tecnologica li proietta a continuare la loro estrazione di diverse materie prime tra cui il Liteo cha fa intravedere un futuro promettente che si basa non solo sulla sua produzione come materia prima, ma anche sulla generazione della ricerca tecnologica. I centri di energie rinnovabili non convenzionali irrompono nel territorio, per tanto il turismo nel deserto è consacrato come il numero uno del paese, attraverso i suoi paesaggi naturali e le piccole località preispaniche, mentre gli insediamenti “Salitreros”, in silenzio aspettano una valorizzazione, tra cui Chacabuco, un importante insediamento dell’epoca del Salnitro, che con una posizione privilegiata, si trova al centro delle rotte che collegano la nuova miniera, il turismo e le principali città della regione. Tra persistenza dell'immagine e adattamento al Riuso. Il tema dell'incontro tra l'Antico e il Nuovo in architettura, sebbene discusso per diversi decenni, è ancora attuale. È una questione molto complessa, in cui il confronto tra composizione architettonica, urbana e restauro può portare a risultati di qualità e controllati. Alla luce di ciò, lo studio affronta la questione con un approccio multi-scalare e interdisciplinare, che si apre anche al dibattito internazionale, nella ricerca di una base metodologica con cui leggere e orientare il progetto sulle preesistenze. Un progetto che guarda al presente attraverso il passato, per risignificare il futuro di questo luogo e dare risposte consapevoli alle tendenze temporanee imposte dalle nuove città contemporanee. Dopo eventi traumatici, eventualmente come un terremoto, o forse graduale come un abbandono, nessun edificio può essere considerato veramente "perduto" dal punto di vista fisico-costruttivo, perché ne rimarrebbero, anche nei casi più gravi, alcune tracce della sua materia. La ricostruzione è considerata un'occasione per riflettere sulla necessità di cambiamento. Pensare alla ricostruzione obbliga, in un certo senso, la cultura del design a pensare alla preziosa e delicata struttura che abbiamo ereditato dal passato, e che nel territorio rappresentano un luogo unico e irripetibile sul quale le forme contemporanee devono necessariamente essere intercalate. Sebbene oggi la cultura del restauro e della conservazione non è una pratica molto diffusa nella regione, i casi in cui è stata realizzata, il "dove era e come era" sembra essere la tendenza prediletta. Questa frase già famosa ha acquisito un significato più psicologico e antropologico che fisico-architettonico. Riguardo a questa problematica della ricostruzione, Cino Zucchi commenta questo famoso slogan: "Potrebbe essere oggi la strategia emotivamente e socialmente più adeguata; Tuttavia, il problema pero non è tanto il «falso stilistico» [...], ma piuttosto quello di capire se, una volta perso un bene al quale eravamo sentimentalmente molto legati, valga la pena di rifarne una copia solo in virtù di questa spinta emotiva; O se invece esso possa riempirsi davvero di nuova vita, di nuove scelte e impulsi." Ora, intervenire sul patrimonio costruito richiede la massima attenzione, la piena conoscenza e un grande senso di responsabilità nelle decisioni, sia per ciò che si vuole sottrarre quanto per la qualità dei nuovi contributi con cui si vuole manipolare l'esistente costruito. È necessario, quindi, un deciso declino etico del progetto per garantire l'alta qualità del risultato che produce sempre un'alterazione nella preesistenza sia dal punto di vista della sua immagine come le trasformazioni spaziali che può produrre la ricerca di adattamento al Riuso. Lo studio cerca di approfondisce il processo di conoscenza che guida le scelte di progettazione, dove, nei processi ricostruttivi, sarà possibile trovare una risposta attraverso l'uso di un linguaggio piuttosto contemporaneo, pur non superando i codici che garantiscono la persistenza dell'immagine. Ciò è correlato alla valutazione delle "richieste" del tessuto mutilato su cui interviene, più precisamente, è legato ai criteri che possono essere adottati per il reinserimento delle lacune architettoniche e urbane per rigenerare nuovi usi, cioè la ricerca di un equilibrio e di un'integrazione dove questi possano essere risolti ricorrendo alla propria metodologia della disciplina del restauro conservativo, mentre nel complesso il linguaggio contemporaneo può svolgere il compito re-integrativo o allusivo degli spazi o della massa muraria persa. Non è, in questi casi, andare "al di là del restauro", ma rimanere al suo interno, nel pieno rispetto dei principi conservativi.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/153085
URN:NBN:IT:UNIFI-153085