L’attività coeva di tettonica compressiva ed estensionale è una caratteristica comune a molte catene montuose, specialmente durante le loro fasi post-collisionali. Il tentativo di vincolare le tempistiche e i meccanismi responsabili di questi processi hanno portato alla produzione di numerosi modelli che prendono in considerazione diversi contesti geodinamici, all’interno di diverse catene montuose. Nelle catene collisionali peri-Mediterranee estensione e compressione sono comunemente associate e coeve alla messa in posto di unità alloctone. La deformazione acquisita da queste unità durante la loro traslazione attraverso la catena, perciò, con tutta probabilità conserva tracce dello sviluppo della tettonica compressiva ed estensionale relativa all’intero orogene. Nella porzione occidentale dell’Appennino Settentrionale (Italia), uno degli orogeni terziari più settentrionali tra quelli peri-Mediterranei, le unità alloctone Liguri e Subliguri affiorano estesamente. Il presente lavoro integra dati nuovi e già pubblicati relativi alla geologia di superficie (carte e sezioni geologiche), alla geologia di sottosuolo (linee sismiche e pozzi), con dati paleotermici (riflettanza della vitrinite e strati misti illite-smectite) e dati termocronologici (tracce di fissione in apatite), allo scopo di investigare la storia deformativa e, di conseguenza, il record delle relazioni tra compressione ed estensione all’interno di queste unità alloctone. L’approccio integrato ci ha permesso di: 1) costruire una rappresentazione tridimensionale della geometria attuale delle unità Liguri e Subliguri; 2) documentare un primo assottigliamento tettonico delle unità Liguri e Subliguri avvenuto durante il Miocene superiore, seguito da un ulteriore rimodellamento avvenuto tra il Pliocene e il Recente (?); 3) identificare l’esumazione tettonica e il sollevamento delle unità di avanfossa come una delle cause principali che hanno condotto all’attivazione di faglie estensionali a basso angolo, responsabili dell’assottigliamento delle unità alloctone, a partire dal Miocene superiore; 4) collegare la più recente fase di rimodellamento (dal Pliocene al Recente (?)) all’attività di faglie estensionali ad alto angolo e tassi di erosione superficiale in forte aumento; 5) riconoscere variazioni laterali relative all’estensione del sollevamento, esumazione e assottigliamento delle diverse unità tettoniche, all’interno della porzione occidentale dell’Appennino Settentrionale. Questi risultati ci hanno permesso di rafforzare l’ipotesi che in Appennino Settentrionale la tettonica compressiva ed estensionale sono coeve e collegate da una forte relazione di causa/effetto, spiegata attraverso il modello di un cuneo orogenico sovra-ispessito, che ha diminuito il proprio angolo di inclinazione superficiale per ritornare ad uno stato di equilibrio gravitativo. Quest’ultimo è stato raggiunto per mezzo di processi tettonici ed erosivi superficiali che hanno agito principalmente durante due stadi evolutivi: 1 – Miocene superiore) estensione a basso angolo della porzione più superficiale del cuneo orogenico, la quale, a sua volta, ha portato all’assottigliamento delle unità alloctone; 2 – Pliocene – Recente?) estensione ad alto angolo associata con l’aumento dei tassi di erosione superficiale. Lo studio della deformazione tardiva e del rimodellamento delle unità alloctone Liguri e Subliguri, perciò, ha rivelato che la porzione occidentale dell’Appennino Settentrionale è stata dominata da un regime complessivamente compressivo, il quale ha indotto episodi di instabilità gravitativa nelle porzioni più superficiali del cuneo orogenico Appenninico. Questo studio fornisce, inoltre, elementi che indicano la possibilità che i processi attivi durante il secondo stadio siano stati attivi fino all’attuale, a causa delle relazioni evidenziate tra strutture compressionali profonde e processi gravitativi superficiali di età olocenica. L’importanza dei processi di erosione superficiale durante il secondo stadio ha portato al tentativo di quantificare l’entità di tali processi attraverso l’uso di modelli numerici, dai quali è stato ottenuto un tasso di esumazione/erosione medio di 0.64 km/Ma negli ultimi 5.35 Ma. I nuovi dati e i risultati presentati in questo lavoro hanno importanti implicazioni sul quadro geodinamico che caratterizza l’Appennino Settentrionale. Tali risultati rivelano che a partire dal Miocene medio fino al Recente la porzione occidentale dell’Appennino Settentrionale è stata coinvolta in processi di underplating, intervallati nel tempo da episodi di accrezione frontale, possibilmente legati al ritiro dello slab in subduzione.
Coeval extensional and compressional tectonics are a common feature in orogenic belts, especially in post-collisional phases. The attempt to constrain their relative timing and the responsible mechanisms led to several models taking into account different geodynamic contexts of various mountain chains. In peri-Mediterranean collisional orogens, extension and compression are commonly associated and coeval to the emplacement of far-travelled/allochthonous units. The deformation acquired by these units during their translation across collisional belts, thus, are very likely imprinted by the development of extensional and compressional tectonics affecting the orogen. In the western portion of the Northern Apennines of Italy, one of the northernmost peri-Mediterranean Tertiary orogens, the far-travelled/allochthonous units, i.e., the Ligurian and Subligurian units, are widely exposed. The present study integrates published and newly acquired surface geological data (geological maps, cross-sections), subsurface geological data (seismic lines, boreholes), paleothermal data (vitrinite reflectance, mixed layer illite-smectite) and thermochronological data (apatite fission tracks) in order to investigate the deformation history and, consequently, the record of the extension-compression relationships inside these far-travelled/allochthonous units. The integrated approach allowed us to: 1) build a 3D representation of the Ligurian and Subligurian units present-day geometry; 2) document an early tectonic thinning of the Ligurian and Subligurian units occurred in the late Miocene, followed by a later reshaping in the Pliocene to Recent (?) times; 3) identify the tectonic exhumation and uplift of the deepest foredeep units as one of the main causes which led to the activation of low-angle extensional faults responsible for the thinning of the far-travelled/allochthonous units since late Miocene; 4) relate the later Pliocene to Recent (?) reshaping phase to both high-angle extensional faults and increased erosion rates; 5) recognize lateral variations in the extent of uplift, exhumation and thinning inside the western Northern Apennines. These results allowed us to strengthen the hypothesis that in the Northern Apennines extensional and compressional tectonics were coeval and tightly connected by a cause/effect relationship, explained by an over-thickened orogenic wedge which decreased its surface slope’s angle and returned to its gravitational equilibrium state. This latter was achieved by means of tectonic and surface erosional processes, acting during two major evolutionary stages: 1 - late Miocene) low-angle extension of the shallowest portion (the uppermost 4-6 km) of the orogenic wedge causing the thinning of the far-travelled/allochthonous units; 2 - Pliocene to Recent?) high-angle extensional tectonics coupled with increased surface erosion. The study of the late orogenic deformation and reshaping of the far-travelled/allochthonous Ligurian and Subligurian units, thus, revealed that the western Northern Apennines were dominated by an overall compressional regime which induced episodes of gravitational instability in the shallower portion of the Apennines orogenic wedge. Then, this study provides elements indicating the possibility that the processes characterizing the second stage were active till Recent times, because of the relationships highlighted between deep Apenninic compressional structures and Holocene surface gravitational processes. The importance of surface erosion processes during the second stage led to the attempt to quantify these processes through the use of numerical modelling, which gave an average erosion/exhumation rate of 0.64 km/My over the last 5.35 My). The new data and results presented in this work have important implications on the geodynamic framework characterizing the Northern Apennines. They reveal that, from middle Miocene to Recent, the western Northern Apennines were affected by underplating processes spaced out by episodes of frontal accretion possibly related to the subducting slab retreat.
Compressional and extensional tectonics inside collisional belts: the case of the western portion of the Northern Apennines
2013
Abstract
L’attività coeva di tettonica compressiva ed estensionale è una caratteristica comune a molte catene montuose, specialmente durante le loro fasi post-collisionali. Il tentativo di vincolare le tempistiche e i meccanismi responsabili di questi processi hanno portato alla produzione di numerosi modelli che prendono in considerazione diversi contesti geodinamici, all’interno di diverse catene montuose. Nelle catene collisionali peri-Mediterranee estensione e compressione sono comunemente associate e coeve alla messa in posto di unità alloctone. La deformazione acquisita da queste unità durante la loro traslazione attraverso la catena, perciò, con tutta probabilità conserva tracce dello sviluppo della tettonica compressiva ed estensionale relativa all’intero orogene. Nella porzione occidentale dell’Appennino Settentrionale (Italia), uno degli orogeni terziari più settentrionali tra quelli peri-Mediterranei, le unità alloctone Liguri e Subliguri affiorano estesamente. Il presente lavoro integra dati nuovi e già pubblicati relativi alla geologia di superficie (carte e sezioni geologiche), alla geologia di sottosuolo (linee sismiche e pozzi), con dati paleotermici (riflettanza della vitrinite e strati misti illite-smectite) e dati termocronologici (tracce di fissione in apatite), allo scopo di investigare la storia deformativa e, di conseguenza, il record delle relazioni tra compressione ed estensione all’interno di queste unità alloctone. L’approccio integrato ci ha permesso di: 1) costruire una rappresentazione tridimensionale della geometria attuale delle unità Liguri e Subliguri; 2) documentare un primo assottigliamento tettonico delle unità Liguri e Subliguri avvenuto durante il Miocene superiore, seguito da un ulteriore rimodellamento avvenuto tra il Pliocene e il Recente (?); 3) identificare l’esumazione tettonica e il sollevamento delle unità di avanfossa come una delle cause principali che hanno condotto all’attivazione di faglie estensionali a basso angolo, responsabili dell’assottigliamento delle unità alloctone, a partire dal Miocene superiore; 4) collegare la più recente fase di rimodellamento (dal Pliocene al Recente (?)) all’attività di faglie estensionali ad alto angolo e tassi di erosione superficiale in forte aumento; 5) riconoscere variazioni laterali relative all’estensione del sollevamento, esumazione e assottigliamento delle diverse unità tettoniche, all’interno della porzione occidentale dell’Appennino Settentrionale. Questi risultati ci hanno permesso di rafforzare l’ipotesi che in Appennino Settentrionale la tettonica compressiva ed estensionale sono coeve e collegate da una forte relazione di causa/effetto, spiegata attraverso il modello di un cuneo orogenico sovra-ispessito, che ha diminuito il proprio angolo di inclinazione superficiale per ritornare ad uno stato di equilibrio gravitativo. Quest’ultimo è stato raggiunto per mezzo di processi tettonici ed erosivi superficiali che hanno agito principalmente durante due stadi evolutivi: 1 – Miocene superiore) estensione a basso angolo della porzione più superficiale del cuneo orogenico, la quale, a sua volta, ha portato all’assottigliamento delle unità alloctone; 2 – Pliocene – Recente?) estensione ad alto angolo associata con l’aumento dei tassi di erosione superficiale. Lo studio della deformazione tardiva e del rimodellamento delle unità alloctone Liguri e Subliguri, perciò, ha rivelato che la porzione occidentale dell’Appennino Settentrionale è stata dominata da un regime complessivamente compressivo, il quale ha indotto episodi di instabilità gravitativa nelle porzioni più superficiali del cuneo orogenico Appenninico. Questo studio fornisce, inoltre, elementi che indicano la possibilità che i processi attivi durante il secondo stadio siano stati attivi fino all’attuale, a causa delle relazioni evidenziate tra strutture compressionali profonde e processi gravitativi superficiali di età olocenica. L’importanza dei processi di erosione superficiale durante il secondo stadio ha portato al tentativo di quantificare l’entità di tali processi attraverso l’uso di modelli numerici, dai quali è stato ottenuto un tasso di esumazione/erosione medio di 0.64 km/Ma negli ultimi 5.35 Ma. I nuovi dati e i risultati presentati in questo lavoro hanno importanti implicazioni sul quadro geodinamico che caratterizza l’Appennino Settentrionale. Tali risultati rivelano che a partire dal Miocene medio fino al Recente la porzione occidentale dell’Appennino Settentrionale è stata coinvolta in processi di underplating, intervallati nel tempo da episodi di accrezione frontale, possibilmente legati al ritiro dello slab in subduzione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/153345
URN:NBN:IT:UNIPR-153345