Nella tesi si esplorano vari aspetti della vasta fortuna di un tema figurativo, quello della rovina, nell’arte rinascimentale. La prima parte è dedicata agli scenari con rovine nelle Natività, di cui si rintraccia testimonianza già nella pittura di fine Trecento. All’origine di questa ambientazione, simbolica di uno spartiacque epocale, ci sono due diverse leggende, pertinenti l’una al passato giudaico, l’altra a quello pagano. Il riconoscimento di queste due tradizioni - testuali e figurative - permette di ricostruire nei suoi snodi fondamentali la complessa evoluzione del tema nel corso del XV secolo, con particolare riferimento all’ambito fiorentino e alla vivace dialettica che si instaurò, nella resa specifica di questo soggetto, tra cultura umanistica e cultura popolare. Nella seconda parte l’indagine si sposta sul motivo della rovina come ‘emblema’ o ‘contrassegno’ dell’Antico e sulla sua progressiva diffusione in contesti iconografici vari, diversi dalle Natività, nel corso dell’ultimo trentennio del Quattrocento. Si analizza il ruolo avuto in questo processo dalla fortuna visiva dell’opera di Mantegna seguendo alcune direttrici fondamentali: l’eco suscitata dall’inedita invenzione del Martirio di San Sebastiano tra le rovine classiche; l’interpretazione in chiave fantastica e ‘pittoresca’ di singoli dettagli rovinistici di matrice mantegnesca nell’arte ferrarese; il progressivo estendersi del topos della rovina dall’originario ambito sacro a nuovi tipi di soggetti - mitologici o all’antica - in opere a diffusione seriale (placchette, stampe). Nell’ultima parte - dando per nota la sempre più ampia diffusione del tema delle rovine nel corso del Cinquecento - si affronta un argomento poco studiato: la presenza di elementi riconducibili all’idea di rovina nella ritrattistica. Accanto alle architetture in rovina si prendono in considerazione altri elementi, quali statue infrante, frammenti, ecc., che, in quanto ‘segni del tempo’, interagiscono con l’effigie del ritrattato; attraverso l’analisi di una serie di casi emblematici, si mette in luce l’ampio spettro di significati che il tema della rovina viene ad assumere in questo specifico genere fra il Quattrocento e la seconda metà del Cinquecento.
Segni del tempo. Studi sull’iconografia della rovina nel Rinascimento
2014
Abstract
Nella tesi si esplorano vari aspetti della vasta fortuna di un tema figurativo, quello della rovina, nell’arte rinascimentale. La prima parte è dedicata agli scenari con rovine nelle Natività, di cui si rintraccia testimonianza già nella pittura di fine Trecento. All’origine di questa ambientazione, simbolica di uno spartiacque epocale, ci sono due diverse leggende, pertinenti l’una al passato giudaico, l’altra a quello pagano. Il riconoscimento di queste due tradizioni - testuali e figurative - permette di ricostruire nei suoi snodi fondamentali la complessa evoluzione del tema nel corso del XV secolo, con particolare riferimento all’ambito fiorentino e alla vivace dialettica che si instaurò, nella resa specifica di questo soggetto, tra cultura umanistica e cultura popolare. Nella seconda parte l’indagine si sposta sul motivo della rovina come ‘emblema’ o ‘contrassegno’ dell’Antico e sulla sua progressiva diffusione in contesti iconografici vari, diversi dalle Natività, nel corso dell’ultimo trentennio del Quattrocento. Si analizza il ruolo avuto in questo processo dalla fortuna visiva dell’opera di Mantegna seguendo alcune direttrici fondamentali: l’eco suscitata dall’inedita invenzione del Martirio di San Sebastiano tra le rovine classiche; l’interpretazione in chiave fantastica e ‘pittoresca’ di singoli dettagli rovinistici di matrice mantegnesca nell’arte ferrarese; il progressivo estendersi del topos della rovina dall’originario ambito sacro a nuovi tipi di soggetti - mitologici o all’antica - in opere a diffusione seriale (placchette, stampe). Nell’ultima parte - dando per nota la sempre più ampia diffusione del tema delle rovine nel corso del Cinquecento - si affronta un argomento poco studiato: la presenza di elementi riconducibili all’idea di rovina nella ritrattistica. Accanto alle architetture in rovina si prendono in considerazione altri elementi, quali statue infrante, frammenti, ecc., che, in quanto ‘segni del tempo’, interagiscono con l’effigie del ritrattato; attraverso l’analisi di una serie di casi emblematici, si mette in luce l’ampio spettro di significati che il tema della rovina viene ad assumere in questo specifico genere fra il Quattrocento e la seconda metà del Cinquecento.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/154072
URN:NBN:IT:UNIPI-154072