Il termine “lipodistrofia” identifica un gruppo eterogeneo di sindromi contraddistinte da anomalie del tessuto adiposo, perdita generalizzata o parziale del grasso corporeo, alterazioni del metabolismo glucidico e lipidico, importante resistenza all'insulina endogena ed esogena e disordini immunologici. La lipodistrofia congenita generalizzata o Sindrome di Berardinelli-Seip, è una malattia rara a trasmissione autosomica recessiva caratterizzata dall’assenza quasi totale di tessuto adiposo fin dalla nascita. La prevalenza stimata è di 1 caso su 10 milioni di nati vivi e attualmente il numero di pazienti descritti in letteratura è di circa 200. I geni responsabili del 95% dei casi di lipodistrofia congenita generalizzata sono l’1-acil-sn-glicerol-3-fosfato aciltransferasi beta (AGPAT2) e il gene denominato Berardinelli-Seip congenital lipodystrophy 2 (BSCL2), entrambi coinvolti nel processo di differenziamento adipocitario. AGPAT2 è localizzato sul cromosoma 9q34 e codifica per l’enzima 1-acil-sn-glicerol-3 fosfato aciltransferasi, responsabile della conversione dell’acido lisofosfatidico in fosfatidato. BSCL2, localizzato sul cromosoma 11q13, codifica per la seipina, una proteina che se mutata risulta responsabile delle forme più gravi della malattia. In questa tesi viene presentato il caso di una paziente italiana di 54 anni giunta al Dipartimento di Endocrinologia nel Luglio 2009 per diabete mellito di tipo 2 scarsamente controllato con terapia insulinica. Nata da genitori consanguinei (cugini di primo grado), la donna presentava sin dall’infanzia fenotipo acromegaloide, lipoatrofia diffusa e pseudoipertrofia muscolare. Venivano inoltre riscontrate ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, ipoleptinemia (0,76 ng/ml) e ipoadiponectinemia (1,10 ng/ml). Tali caratteristiche orientavano verso la sindrome di Berardinelli-Seip (BSCL). Al fine di confermare questa impressione diagnostica venivano analizzate le sequenze dei due geni candidati. Il DNA della paziente veniva estratto dai leucociti di sangue periferico ed amplificato mediante PCR. Dallo screening genetico non risultavano mutazioni nella sequenza del gene BSCL2, mentre veniva riscontrata una variante in forma omozigote nell’esone 3 del gene AGPAT2, che determina la sostituzione dell’aminoacido prolina in posizione 112 con l’aminoacido leucina (P112L). I risultati ottenuti dallo screening genetico hanno permesso di confermare la diagnosi di sindrome di Berardinelli-Seip e di identificare per la prima volta la mutazione P112L in un soggetto di razza caucasica.
Aspetti clinici e molecolari nella lipodistrofia congenita generalizzata: descrizione di una mutazione in una paziente con Sindrome di Berardinelli-Seip.
2011
Abstract
Il termine “lipodistrofia” identifica un gruppo eterogeneo di sindromi contraddistinte da anomalie del tessuto adiposo, perdita generalizzata o parziale del grasso corporeo, alterazioni del metabolismo glucidico e lipidico, importante resistenza all'insulina endogena ed esogena e disordini immunologici. La lipodistrofia congenita generalizzata o Sindrome di Berardinelli-Seip, è una malattia rara a trasmissione autosomica recessiva caratterizzata dall’assenza quasi totale di tessuto adiposo fin dalla nascita. La prevalenza stimata è di 1 caso su 10 milioni di nati vivi e attualmente il numero di pazienti descritti in letteratura è di circa 200. I geni responsabili del 95% dei casi di lipodistrofia congenita generalizzata sono l’1-acil-sn-glicerol-3-fosfato aciltransferasi beta (AGPAT2) e il gene denominato Berardinelli-Seip congenital lipodystrophy 2 (BSCL2), entrambi coinvolti nel processo di differenziamento adipocitario. AGPAT2 è localizzato sul cromosoma 9q34 e codifica per l’enzima 1-acil-sn-glicerol-3 fosfato aciltransferasi, responsabile della conversione dell’acido lisofosfatidico in fosfatidato. BSCL2, localizzato sul cromosoma 11q13, codifica per la seipina, una proteina che se mutata risulta responsabile delle forme più gravi della malattia. In questa tesi viene presentato il caso di una paziente italiana di 54 anni giunta al Dipartimento di Endocrinologia nel Luglio 2009 per diabete mellito di tipo 2 scarsamente controllato con terapia insulinica. Nata da genitori consanguinei (cugini di primo grado), la donna presentava sin dall’infanzia fenotipo acromegaloide, lipoatrofia diffusa e pseudoipertrofia muscolare. Venivano inoltre riscontrate ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, ipoleptinemia (0,76 ng/ml) e ipoadiponectinemia (1,10 ng/ml). Tali caratteristiche orientavano verso la sindrome di Berardinelli-Seip (BSCL). Al fine di confermare questa impressione diagnostica venivano analizzate le sequenze dei due geni candidati. Il DNA della paziente veniva estratto dai leucociti di sangue periferico ed amplificato mediante PCR. Dallo screening genetico non risultavano mutazioni nella sequenza del gene BSCL2, mentre veniva riscontrata una variante in forma omozigote nell’esone 3 del gene AGPAT2, che determina la sostituzione dell’aminoacido prolina in posizione 112 con l’aminoacido leucina (P112L). I risultati ottenuti dallo screening genetico hanno permesso di confermare la diagnosi di sindrome di Berardinelli-Seip e di identificare per la prima volta la mutazione P112L in un soggetto di razza caucasica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/154254
URN:NBN:IT:UNIPI-154254